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Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the Move - Supp. N° 93, December 2003, pp. 262-266 CroaziaRev. Sr. Karolina Miljak, ASC Direttrice Nazionale Introduzione I primi accenni sui Rom in Croazia li troviamo a Dubrovnik e a Zagabria, e risalgono rispettivamente all'anno 1362 e al 1373. Sembra che siano giunti in terra croata nel periodo che va dal X al XIV secolo. (Cfr. N. Hrvatić, Piccola storia dei Rom in Primo Rom santo, p..7 ). Nel corso dei secoli la loro situazione demografica è cambiata nettamente, come dimostrano i dati seguenti:
In genere, per circostanze storiche e per il loro modo di vivere, il numero dei Rom presenti in Croazia è abbastanza variabile. Secondo le associazioni dei Rom, in Croazia sono presenti tra 60 e 150 mila persone appartenenti a questa etnia (dal 1994 ad oggi). Secondo il Consiglio dEuropa del 1994, in Croazia ci sono 30 40 mila Rom (Ibidem, Rom in Croazia: Nuovi sviluppi e sfide, p.15. ). Secondo le indagini fatte nel 1995 dal Comitato per la Pastorale dei Rom presso la Conferenza Episcopale Croata, in Croazia vivono circa 13.500 appartenenti a questa etnia. L'indagine è stata condotta nelle 12 Arcidiocesi su 1.238 parrocchie, quante erano in quel tempo in territorio croato. Ne è emerso che i Rom sono presenti in 77 parrocchie di queste 12 Arcidiocesi. Pastorale per i Rom Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nel documento Novo Millennio Ineunte, dando gli orientamenti pastorali per il dinamismo dellevangelizzazione, ci ricorda che il fondamento principale per ogni pastorale è il Volto di Cristo, Suo mistero (n. 15). Dalla contemplazione del Volto di Cristo nel nostro intimo deriva il nostro ESSERE cristiani e, di conseguenza, il nostro modo di agire. Siccome nel Volto di Cristo troviamo il concetto di tutte le dimensioni della vita, è in esso che scopriamo la fonte del nostro ESSERE ed operare. Di conseguenza, dalla nostra configurazione in Gesù proviene il nostro modo di pianificare, operare e fare la pastorale. Proprio in questo quadro della pianificazione pastorale si inserisce anche quella per i Rom nella Chiesa Croata. La pastorale dei Rom è presente in maggioranza presso le parrocchie dove essi vivono, ma molte volte è limitata per motivi diversi, in quanto i Rom sono circoscritti in piccole comunità isolate che vivono in villaggi separati, oppure nei quartieri poveri delle città (Ibidem). 1. Il dialogo come mezzo di comunicazione nella pastorale La pastorale si svolge preferibilmente tramite il dialogo multi-dimensionale come mezzo di comunicazione reciproca. Tramite il dialogo si arriva alla ricerca comune della verità, impegnandosi affinché ciascuno comunichi con sincerità e cordialità, accettando la diversità dell'altro nel suo modo di cercare la verità, e rispettando la diversità delle strade per giungervi (cfr. Dialogo, nel Dizionario di spiritualità, p. 211) . Nella pastorale si tenta di realizzare la natura del dialogo, accettando le idee, i sentimenti e le esperienze dell'altro. Questa è una grande sfida nella pastorale dei Rom perché, riscontrando nell'altro questi elementi, siamo stimolati a cambiare e a correggere le nostre idee, i sentimenti e le esperienze, orientandoci verso la meta comune, che è la verità. In tal modo si tenta di evitare il monologo che molte volte costituisce una barriera per la pastorale vera e feconda. Quando ci mettiamo sulla via dellAnnuncio, ci decidiamo a seguire la strada della ricerca della verità della persona umana nella sua vita quotidiana, la ricerca di quei valori attraverso i quali la persona si completa e che la guidano verso limmortalità e la felicità. La pastorale dei Rom è essenziale e conduce al dialogo, quello che rivela e a cui ci riveliamo, perché la pastorale dà la possibilità a tutte e due le parti di uscire radicalmente da se stessi, nella ricerca congiunta della verità. In tale ricerca, le due parti approdano al porto della verità di amore in cui Cristo ci ha condotti, grazie al sostegno dello Spirito Santo. La meta principale del dialogo nella pastorale dei Rom è l'annunzio dell'amore oblativo di Cristo che è capace di far amare tutte le persone di ogni razza, tribù e nazione (cfr. S. Paolo). Tali atteggiamenti dell'amore danno la possibilità di sormontare ogni barriera che ci divide, e ci permettono di lavorare incessantemente con amore paziente verso l'unità e la comunione (cfr. Novo Millennio Ineunte, n.43.) 2. Il dialogo con la cultura dei Rom Il presupposto per la pastorale dei Rom è l'inculturazione di entrambe le parti, ma nella nostra Chiesa locale siamo ancora all'inizio. Gli operatori pastorali avvertono sempre di più quanto sia necessaria la pastorale nei confronti di questo popolo. Alcuni servizi pastorali che gli operatori offrono loro servono come punto di partenza per una pastorale più completa, mettendo in evidenza il valore degli incontri personali e comunitari nel loro ambiente per scoprire i valori della loro cultura e prenderla come punto di partenza per l'annunzio. E' lintuizione pastorale che esorta gli operatori pastorali ad ANDARE VERSO DI LORO e non il contrario. Questa diventa sempre di più la pratica pastorale che apre le vie al dialogo e alla comunione. Dal contatto con la cultura dei Rom deriva la comprensione dei valori della vita e del modo di considerare la realtà, quella della Chiesa ma anche quella della società in generale. Si tenta soprattutto di capire il linguaggio della persona Rom, sia quello abituale sia quello religioso: tutto per poter vicendevolmente scoprire e mostrare il volto di Cristo ( Novo Millenio Ineunte, n. 16. ). 3. Il dialogo con la Parola di Dio e i sacramenti Nel processo di scoperta del volto di Cristo è bene vedere il dialogo tramite l'annunzio della Parola di Dio e i sacramenti. a) Il dialogo con la Parola di Dio giunge anzitutto attraverso la catechesi, soprattutto quella dei bambini nelle scuole affinché la frequentino, ed anche tramite la catechesi parrocchiale. La cosa difficile è arrivare agli adulti. E' vero che non esiste un piano concreto per la pastorale degli adulti, soprattutto per le famiglie. Dobbiamo fare ancora molti passi per la pre-evangelizzazione e linculturazione, ma ci sono già alcune iniziative, come ad esempio la catechesi dei genitori prima della celebrazione del battesimo per il loro bambino, e gli incontri dei genitori dei fanciulli della Prima Comunione e Cresima, cui partecipano molti bambini. b) Il dialogo con la liturgia dei sacramenti e sulla celebrazione dellEucarestia: si riferisce anzitutto al sacramento del battesimo che esorta entrambe le parti ad impegnarsi nel cammino di inculturazione: da una parte l'operatore pastorale cerca di capire il modo di pensare ai valori del battesimo da parte della mentalità Rom e, su questi valori, sforzarsi di individuare la strada migliore per la pastorale tramite la liturgia. Dall'altra parte, il Rom deve impegnarsi a purificare i suoi atteggiamenti davanti alle realtà sacramentali che tante volte, nella loro immagine del battesimo, sono mischiate con gli elementi delle loro religioni naturali. Il dialogo con l'Eucaristia è presente nella preparazione dei bambini alla Prima Comunione. In tale occasione si cerca di arrivare ai genitori offrendo loro l'annunzio e chiedendo una loro risposta, e crescere gradualmente riprendendo il mistero della realtà di fede cui la persona di Rom non e' estranea. c) Dialogo con le funzioni religiose: i funerali religiosi, le cerimonie religiose familiari, le riunioni delle comunità Rom alle feste di qualche santo che loro veneranno, sono occasioni per annunziare la Parola di Dio e fare la catechesi. 4. Il dialogo con le strutture La realtà delle strutture costituisce, forse, un dialogo che richiederà un cammino più lungo che dovranno fare i due partner: Chiesa-Società e Rom. Questo cammino richiede uno sforzo notevole nel cambiamento di mentalità delle due parti, che mette in risalto l'importanza delle strutture e dellorganizzazione, in modo che l'oggetto diventa il soggetto; dall'altra parte la negazione delle strutture, aspettando una libertà assoluta che passa dalla libertà al disordine. Però anche qui ci sono movimenti positivi. I Rom tentano di assumere come diritti anche gli obblighi verso la Chiesa, mentre la società, gli operatori pastorali e i membri degli enti sociali tentano di allargare i confini della tolleranza e dell'adattamento. Conclusione Da quanto abbiamo detto emergono alcune sfide:
La liturgia occupa un posto speciale nella sfida al dialogo. Già nella sua natura essa e' il dialogo nella persona di Dio e poi tra Dio e l'uomo e per finire tra l'uomo e l'uomo che, con la forza dell'amore di Dio che si offre nella liturgia, esprime nel dialogo l'amore Trinitario. È qui che si crea la comunione e si aprono nuove possibilità al dialogo che porta ad uscire da se stessi e ad andare verso gli altri. E' una realtà che ha molto bisogno della pastorale tra i Rom. E alla fine in essa si trova il vertice della mistica, ed il Rom, con gesti e simboli, può esprimere questa realtà che Dio ci dona. Questa è una sfida per gli operatori pastorali, affinché si impegnino al massimo nel dialogo inter-liturgico tra i Rom e gli altri. Al di sopra di tutto, cè la carità, la carità e ancora la carità, che è il legame più bello che Dio ha creato (cfr. S. Paolo). BIBLIOGRAFIA 1. A. MERCATALLI, Dialogo, in E. Ancilli, Dizionario di Spiritualità' dei Laici, pagg. 211 216. 2. I.GOMEZ, Comunione, in E. Ancilli, Dizionario di Spiritualità' dei Laici, pagg. 306 311. 3. PAPA IVAN PAVAO II, Novo Millennio Ineunte, KS, Zagreb 2001. 4. KONGREGACIJA ZA SAKRAMENTE I BOGOTOVLJE, Rimska liturgija i Inkulturacija, KS, Zagreb 1995. 5. PAPINSKO VIJEĆE ZA KULTURU, Promicati pastoral Kulture, KS, Zagreb 1999. 6. N. HRVATIĆ, Romi u Hrvatskoj, Anketa, Odbor za pastoral Roma HBK, Zagreb 1995. 7. N. HRVATIĆ, Romi u Hrvatskoj: Novi razvoji i izazovi, Zagreb 2002. 8. K. MILJAK, Prvi Rom blaenik, Ceferino Jimenez Malla «El Pele», Odbor za pastoral Roma HBK, Zagreb 2001. |
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