PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Piccolina e santa
Lunedì, 8 settembre 2014
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.204, Lun.-Mart. 08-09/09/2014)
Dio è «il Signore della storia» e anche della «pazienza». Egli «cammina con noi»: per questo il cristiano è chiamato a non spaventarsi delle cose grandi e a prestare attenzione anche alle cose piccole. È questa l’esortazione che, citando san Tommaso d’Aquino, Papa Francesco ha rivolto stamani, lunedì 8 settembre, ai fedeli che hanno partecipato alla messa celebrata nella cappella della Casa Santa Marta.
Anzitutto il Pontefice ha osservato che «quando leggiamo nella Genesi il racconto della creazione» rischiamo «di pensare che Dio sia stato un mago», con tanto di «bacchetta magica» in grado di fare tutte le cose. Ma «non è stato così». Infatti, ha spiegato, «Dio ha fatto le cose — ognuna — e le ha lasciate andare con le leggi interne, interiori, che lui ha dato a ognuna, perché si sviluppassero, perché arrivassero alla pienezza». Dunque «il Signore alle cose dell’universo ha dato autonomia», ma «non indipendenza». E così «la creazione è andata avanti durante secoli e secoli e secoli, finché è arrivata al modo com’è oggi». Proprio «perché Dio non è mago, è creatore».
Per quanto riguarda l’uomo, invece, il discorso cambia. «Quando al sesto giorno di quel racconto arriva la creazione dell’uomo», ha spiegato il vescovo di Roma, Dio «dà un’altra autonomia, un po’ diversa, ma non indipendente: un’autonomia che è la libertà». E «dice all’uomo di andare avanti nella storia: lo fa il responsabile della creazione, anche perché domini il creato, perché lo porti avanti e così arrivi alla pienezza dei tempi». La «pienezza dei tempi», ha affermato, è «quello che lui aveva nel cuore: l’arrivo di suo Figlio».
A questo proposito il Pontefice ha fatto riferimento al passo della Lettera di san Paolo ai romani (8,28-30) proposto dalla liturgia. «Dio — ha spiegato citando le parole dell’apostolo — ci ha predestinati, tutti, a essere conformi all’immagine del Figlio. E questo è il cammino dell’umanità, è il cammino dell’uomo: Dio voleva che noi fossimo come suo Figlio e che suo Figlio fosse come noi».
«Così è andata avanti la storia», come si evince anche dal brano del Vangelo di Matteo (1,1-16.18-23) che presenta la genealogia di Gesù: «Questo generò questo; questo generò questo; questo generò questo... Ma è la storia» ha affermato il Papa. E «in questo elenco — ha fatto notare — ci sono dei santi e anche dei peccatori; ma la storia va avanti perché Dio ha voluto che gli uomini fossero liberi». Tuttavia «il giorno che l’uomo ha usato male la sua libertà, Dio lo ha cacciato via dal paradiso». La Bibbia ci dice che «gli ha fatto una promessa e l’uomo è uscito dal paradiso con speranza: peccatore, ma con speranze».
«Questo elenco di storia — ha proseguito il Pontefice — porta avanti i problemi, le guerre, le inimicizie, i peccati, ma anche la speranza. Il loro cammino non lo fanno da soli: Dio cammina con loro. Perché Dio ha fatto una opzione: ha fatto la opzione per il tempo, non per il momento». È «il Dio del tempo, è il Dio della storia, è il Dio che cammina con i suoi figli» fino alla «pienezza dei tempi», cioè quando suo Figlio si fa uomo.
Ecco allora che questo racconto un po’ ripetitivo «ha dentro questa ricchezza: Dio cammina con giusti e peccatori». E se il cristiano si riconosce peccatore, sa che Dio cammina anche con lui, «con tutti, per arrivare all’incontro definitivo dell’uomo con lui». Del resto, «il Vangelo, che fa questa storia da secoli, finisce in una cosa piccolina, in un piccolo paese, con questa storia di Giuseppe e Maria: lei si trovò incinta per opera dello Spirito Santo». Quindi «il Dio della grande storia è anche nella piccola storia, lì, perché vuole camminare con ognuno».
Nella Summa theologiae san Tommaso, ha ricordato il Papa, «ha una frase tanto bella che viene a proposito. Dice così: “Non spaventarsi delle cose grandi, ma anche avere conto delle piccole, questo è divino”». Perché Dio «sta nelle cose grandi, ma anche nelle cose piccine, nelle nostre cose piccine». Inoltre, ha aggiunto, «il Signore che cammina con Dio è anche il Signore della pazienza»: la pazienza «che ha avuto con tutte queste generazioni, con tutte queste persone che hanno vissuto la loro storia di grazia e peccato». Dio, ha affermato, «è paziente, Dio cammina con noi, perché lui vuole che tutti noi arriviamo a essere conformi all’immagine di suo Figlio». E «da quel momento che ci ha dato la libertà nella creazione — non l’indipendenza — fino a oggi continua a camminare».
Quindi Francesco ha rivolto il pensiero a Maria, nel giorno della festa della sua natività. «Oggi — ha detto — siamo nell’anticamera di questa storia: la nascita della Madonna». E per questo al Signore «chiediamo nella preghiera che ci dia unità per camminare insieme e pace nel cuore. È la grazia di oggi: così arriviamo qui, perché il nostro Dio è paziente, ci ama, ci accompagna».
Oggi dunque, ha proseguito il Pontefice, «possiamo guardare la Madonna, piccolina, santa, senza peccato, pura, prescelta per diventare la madre di Dio, e anche guardare questa storia che è dietro, tanto lunga, di secoli». Da qui alcune domande fondamentali: «Come cammino io nella mia storia? Lascio che Dio cammini con me? Lascio che lui cammini con me o voglio camminare da solo? Lascio che lui mi carezzi, mi aiuti, mi perdoni, mi porti avanti per arrivare all’incontro con Gesù Cristo?». Perché proprio questo, ha sottolineato, «sarà il fine del nostro cammino: incontrarci col Signore».
Così, ha proseguito il Papa, c’è una domanda a cui «ci farà bene oggi» rispondere: «Lascio che Dio abbia pazienza con me?». Solo «guardando questa storia grande e anche questo piccolo paese», ha assicurato in conclusione, «possiamo lodare il Signore e chiedere umilmente che ci doni la pace, quella pace del cuore che soltanto lui ci può dare, che soltanto ci dà quando noi lasciamo lui camminare con noi».
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