PAPA FRANCESCO
MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE
Cuori di tenebra
Lunedì, 15 dicembre 2014
(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.286, Mar. 16/12/2014)
«Chiedo al Signore la grazia che il nostro cuore sia semplice, luminoso con la verità che lui ci dà, e così possiamo essere amabili, perdonatori, comprensivi con gli altri, di cuore ampio con la gente, misericordiosi». Con questa preghiera Papa Francesco ha concluso stamane, lunedì 15 dicembre, l’omelia della messa celebrata a Santa Marta. «Mai — ha aggiunto — condannare. Se tu hai voglia di condannare, condanna te stesso. Ma mai andare zoppicando con le due gambe, come dice Elia, cercando di approfittare delle situazioni». Al contrario, bisogna chiedere «al Signore la grazia che ci dia questa luce interiore, che ci convinca che la roccia è soltanto lui e non tante storie che noi facciamo come cose importanti; e che lui ci accompagni nella strada, lui ci allarghi il cuore, perché possano entrare i problemi di tanta gente, e lui ci dia la grazia di sentirci peccatori».
Lo spunto è venuto ancora una volta dalle letture del giorno, e in particolare dal brano del vangelo di Matteo (21, 23-27), nel quale Gesù ha a che fare con coloro che cercano di imbrigliare la fede spontanea delle persone con formalismi e norme spesso inutili. In proposito il Pontefice ha introdotto la sua riflessione ricordando che già nella domenica delle Palme, quando «Gesù era entrato in Gerusalemme» e «i bambini cantavano: “Osanna al Figlio di Davide”», alcuni «dottori della legge volevano farli tacere». Ma Gesù aveva detto: «Non possono tacere; se loro non gridano, grideranno le pietre!». Poi il Signore «guarì tanta gente malata» e quando ebbe fame, avvicinatosi all’albero di fico che non aveva frutto, maledisse la pianta: «Mai, avvenga mai, che tu abbia frutto in eterno». Così «l’albero si è seccato», tanto che i discepoli commentarono: «Hai fatto un miracolo!». Ed egli rispose: «Ma se voi avrete fede, farete lo stesso e di più!».
In pratica, ha fatto notare Francesco, Gesù «predica sulla fede. Poi torna nel tempio, guarisce tanta gente, tanti ammalati e caccia via quella gente che faceva affari, vendeva cose, cambiava monete». Ed è allora che, assistendo a questi fatti, «i capi dei sacerdoti, i dottori della legge hanno preso un po’ di coraggio e gli si sono avvicinati» per chiedergli: «Con che autorità tu fai questo? Noi siamo qui che comandiamo nel tempio». Ecco allora la risposta di Gesù, che si trova proprio nel brano del Vangelo di Matteo. Una risposta data «con vivacità interiore, con tanta acutezza», perché — ha sottolineato il Papa — «Gesù nella sua risposta va al cuore di questa gente, a quello che avevano nel cuore. Questa era gente che aveva un cuore insicuro, un cuore che si accomodava un po’ alle situazioni, un cuore che, secondo il momento, andava da una parte o dall’altra».
Qualcuno potrebbe giudicarlo «un cuore diplomatico», ma per il Pontefice si tratta di una definizione sbagliata, «perché la diplomazia è un mestiere molto nobile, un mestiere per avvicinare i popoli, un mestiere per fare la pace»; mentre «questi non facevano questa cosa», anzi il loro era «un cuore ipocrita». A loro, infatti, «non interessava la verità; a loro interessava il proprio interesse, secondo il vento che tirava: “Conviene andare di qua, conviene andare di là...”. Erano banderuole, tutti». Avevano «un cuore senza consistenza. E negoziavano tutto: la libertà interiore, la fede, la patria. Tutto, meno le apparenze. A loro importava uscire bene dalle situazioni; erano “congiunturalisti”, uomini che si adattavano di congiuntura: “il vento viene di qua, andiamo di qua”. Questo era il loro cuore: approfittavano delle situazioni».
Quella descritta dalla scena evangelica, ha spiegato Papa Francesco, è proprio una di queste situazioni di cui essi hanno tentato di approfittare. «Hanno visto in questo momento qualche cosa di debole», forse lo «hanno immaginato», e si sono detti: «questo è il momento». Da qui la domanda: «Dove è la tua autorità?». Evidentemente «si sono sentiti un po’ forti». Ma la reazione di Gesù ancora una volta li spiazza. Egli «non discute con loro» e li rassicura: «Sì, sì, ve lo dirò, ma prima ditemi questo» chiede facendo riferimento a Giovanni il Battista. Dunque Gesù risponde a una domanda con una domanda «e con questo li indebolisce», al punto che i suoi interlocutori «non sanno dove andare».
Da qui il collegamento individuato da Papa Francesco con la preghiera recitata all’inizio della messa, nella quale si chiede al Signore «di rischiarare le tenebre del nostro cuore». In effetti la gente di cui parla il Vangelo «aveva tanta tenebra nel cuore». Certo, «era osservante della legge: il sabato non camminavano più di cento metri e mai andavano a tavola senza lavarsi le mani e fare le abluzioni»; era «gente molto osservante, molto sicura nelle sue abitudini». Ma, ha incalzato il Papa, «è vero solo nelle apparenze. Erano forti, ma al di fuori. Erano ingessati. Il cuore era molto debole, non sapevano in cosa credevano. E per questo la loro vita era, la parte di fuori, tutta regolata; ma il cuore andava da una parte all’altra: un cuore debole e una pelle ingessata, forte, dura».
Al contrario Gesù «ci insegna che il cristiano deve avere il cuore forte, saldo, che cresce sulla roccia, che è Cristo, e poi nel modo di andare, con prudenza». Infatti, ha proseguito il Pontefice, «non si negozia il cuore, non si negozia la roccia. La roccia è Cristo, non si negozia! Questo è il dramma dell’ipocrisia di questa gente. E Gesù non negoziava mai il suo cuore di Figlio del Padre, ma era aperto alla gente, cercando strade per aiutare». Gli altri, invece, affermavano: «Questo non si può fare; la nostra disciplina, la nostra dottrina dice che non si può fare». E gli domandavano: «Perché i tuoi discepoli mangiano il grano in campagna, quando camminano, il giorno del sabato? Non si può fare». Insomma «erano rigidi nelle loro discipline» e sostenevano: «La disciplina non si tocca, è sacra».
A questo punto Francesco ha voluto aggiungere un ricordo personale, legato ai tempi in cui era ragazzino, «quando Papa Pio XII — ha spiegato — ci liberò da quella croce tanto pesante che era il digiuno eucaristico. Non si poteva neppure bere un goccio d’acqua. E per lavarsi i denti, si doveva fare in modo che l’acqua non venisse ingoiata». Il vescovo di Roma ha confidato: «Io stesso, da ragazzo, sono andato a confessarmi di aver fatto la comunione, perché credevo che un goccio d’acqua fosse andato dentro». Perciò quando Papa Pacelli «ha cambiato la disciplina — “Ah, eresia! Ha toccato la disciplina della Chiesa!” — tanti farisei si sono scandalizzati. Tanti. Perché Pio XII aveva fatto come Gesù: ha visto il bisogno della gente: “Ma povera gente, con tanto caldo!”. Questi preti che dicevano tre messe, l’ultima all’una, dopo mezzogiorno, in digiuno. E questi farisei erano così — “la nostra disciplina” — rigidi nella pelle, ma, come Gesù dice, “putrefatti nel cuore”, deboli fino alla putredine. Tenebrosi nel cuore».
Ecco «il dramma di questa gente» che Gesù denuncia: «Ipocriti, voi andate dove va il vento, secondo l’opportunità, per approfittare!». Infatti essi «sempre cercavano di approfittare di qualcosa». E «anche la nostra vita può diventare così», ha ammonito Papa Francesco, che ha rivelato: «Alcune volte, quando io ho visto un cristiano, una cristiana così, col cuore debole, non fermo, non saldo sulla roccia e con tanta rigidità fuori, ho chiesto al Signore: buttagli una buccia di banana davanti, perché faccia una bella scivolata, si vergogni di essere peccatore e così incontri te, che sei il Salvatore». Del resto, «tante volte un peccato ci fa vergognare» e ci fa «incontrare il Signore, che ci perdona».
In proposito il Pontefice ha citato il libro della Sapienza, che afferma: «Ma cosa misteriosa è il cuore dell’uomo, chi può conoscerlo». Per questo, ha concluso, «oggi abbiamo chiesto al Signore» di rischiarare «le tenebre del nostro cuore; che il nostro cuore sia saldo nella fede». Proprio come quello della «gente semplice» presente sulla scena del Vangelo: gente che «non sbagliava, perché i dottori della legge sapevano che non potevano dire: “No, il Battesimo di Giovanni non viene dal cielo!”, perché la gente sapeva, aveva quel fiuto della fede, che veniva dal cielo».
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana