MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR SALAHEDDINE MEZOUAR
MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE DEL REGNO DEL MAROCCO
E PRESIDENTE DELLA 22ª SESSIONE DELLA
CONFERENZA DEGLI STATI PARTE ALLA CONVENZIONE-QUADRO
DELLE NAZIONI UNITE SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI (COP22)
[MARRAKECH, 7-18 NOVEMBRE 2016]
Eccellenza,
L’attuale situazione di degrado ambientale, fortemente connesso con il degrado umano, etico e sociale (Enc. Laudato si’, 48.56.122), che purtroppo sperimentiamo quotidianamente, interroga tutti noi, ognuno con i propri ruoli e competenze, e ci porta ad essere qui riuniti con un rinnovato senso di consapevolezza e di responsabilità.
Il Regno del Marocco ospita, infatti, la COP22 pochi giorni dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi, adottato meno di un anno fa. La sua adozione rappresenta una forte presa di coscienza che, di fronte a tematiche così complesse come il cambiamento climatico, l’azione individuale e/o nazionale non è sufficiente, ma è necessario attuare una risposta collettiva responsabile intesa realmente a «collaborare per costruire la nostra casa comune» (ibid., 13). D’altro canto, la rapida entrata in vigore dell’Accordo rafforza la convinzione che possiamo e dobbiamo veicolare la nostra intelligenza per indirizzare la tecnologia, nonché coltivare e anche limitare il nostro potere (cfr ibid., 78), e metterli «al servizio di un altro tipo di progresso, più sano, più umano, più sociale e più integrale» (ibid., 112), capace di porre l’economia al servizio della persona umana, di costruire la pace e la giustizia, di salvaguardare l’ambiente.
L’Accordo di Parigi ha tracciato una chiara strada sulla quale l’intera comunità internazionale è chiamata a impegnarsi; la COP22 rappresenta una tappa centrale di questo percorso. Esso incide su tutta l’umanità, in particolare sui più poveri e sulle generazioni future, che rappresentano la componente più vulnerabile dal preoccupante impatto dei cambiamenti climatici e ci richiama alla grave responsabilità etica e morale di agire senza indugio, in maniera quanto più libera possibile da pressioni politiche ed economiche, superando gli interessi e i comportamenti particolaristici.
In tale prospettiva trasmetto il mio saluto a Lei, Signor Presidente, e a tutti i partecipanti a questa Conferenza, insieme al mio vivo incoraggiamento affinché i lavori di questi giorni siano animati dallo stesso spirito collaborativo e propositivo manifestato durante la COP21. Dopo di essa è iniziata la fase della messa in atto dell’Accordo di Parigi; momento delicato, in cui ci si confronta, entrando in maniera più concreta nell’elaborazione delle regole, dei meccanismi istituzionali e degli elementi necessari per una sua corretta ed efficace attuazione. Si tratta di aspetti complessi che non possono essere delegati alla sola interlocuzione tecnica, ma necessitano di un continuo supporto e incoraggiamento politico, basato sulla consapevolezza che «siamo una sola famiglia umana. Non ci sono frontiere e barriere politiche o sociali che ci permettano di isolarci, e per ciò stesso non c’è nemmeno spazio per la globalizzazione dell’indifferenza» (ibid., 52).
Uno dei principali contributi di questo Accordo è quello di stimolare a promuovere strategie di sviluppo nazionali e internazionali basate su una qualità ambientale che potremmo definire solidale; esso, infatti, incoraggia alla solidarietà nei confronti delle popolazioni più vulnerabili e fa leva sui forti legami esistenti tra la lotta al cambiamento climatico e quella alla povertà. Sebbene siano molteplici gli elementi di carattere tecnico chiamati in causa in questo ambito, siamo anche consapevoli che non si può limitare il tutto alla sola dimensione economica e tecnologica: le soluzioni tecniche sono necessarie ma non sufficienti; è essenziale e doveroso tenere attentamente in considerazione anche gli aspetti etici e sociali del nuovo paradigma di sviluppo e di progresso.
Qui si entra nei fondamentali campi dell’educazione e della promozione di stili di vita volti a favorire modelli di produzione e consumo sostenibili (cfr ibid., 180); e si richiama la necessità di far crescere una coscienza responsabile verso la nostra casa comune (cfr ibid., 202.231). A tale compito sono chiamati a dare il proprio contributo tutti gli Stati Parte così come i non-Party stakeholders: la società civile, il settore privato, il mondo scientifico, le istituzioni finanziarie, le autorità subnazionali, le comunità locali, le popolazioni indigene.
In conclusione, Signor Presidente e Signori partecipanti alla COP22, formulo i miei migliori auguri affinché i lavori della Conferenza di Marrakech siano guidati da quella coscienza della nostra responsabilità che deve spronare ognuno di noi a promuovere seriamente una «cultura della cura che impregni tutta la società» (ibid., 231), cura nei confronti del creato, ma anche del prossimo, vicino o lontano nello spazio e nel tempo. Lo stile di vita basato sulla cultura dello scarto è insostenibile e non deve avere spazio nei nostri modelli di sviluppo e di educazione. Questa è una sfida educativa e culturale alla quale, perché sia realmente efficace nel conseguire i suoi impegnativi obiettivi, non può mancare di rispondere anche il processo d’implementazione dell’Accordo di Parigi. Mentre prego per un proficuo e fruttuoso lavoro della Conferenza, invoco su di voi e su tutti i partecipanti la Benedizione dell’Onnipotente, che vi chiedo di portare a tutti i cittadini dei Paesi che voi rappresentate.
Riceva, Signor Presidente, il mio più sentito e cordiale saluto.
Vaticano, 10 novembre 2016.
FRANCESCO
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