GIOVANNI PAOLO II
ANGELUS
Domenica, 26 novembre 1995
Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Celebriamo oggi la festa di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell'Universo. Questa solennità, cara alla fede popolare, chiude l'Anno liturgico e ci introduce nel clima dell'Avvento, ormai imminente. Il Signore Gesù ritornerà alla fine dei tempi nella gloria, e porterà a compimento il suo Regno. Di questo Regno la Chiesa costituisce quaggiù il germe e l'inizio.
Ben si colloca nella luce dell'odierna Liturgia la riflessione che, seguendo i documenti del Concilio Vaticano II, oggi intendiamo dedicare al ministero ed alla vita dei sacerdoti. Dei presbiteri si parla specialmente nel decreto Presbyterorum Ordinis. Araldi del Vangelo, essi sono "collaboratori dell'ordine episcopale" (Lumen gentium, 28), incaricati di edificare e reggere il Popolo di Dio con la predicazione e i sacramenti, e di guidarlo con saggezza verso la piena realizzazione del Regno di Dio. Compito, questo, tutt'altro che facile, soprattutto nel contesto della vita contemporanea. Il loro è, pertanto, come sottolinea il citato decreto conciliare, un "compito estremamente importante e sempre più arduo", ma indispensabile per il rinnovamento della Chiesa (cfr. n. 1). In effetti, come sarebbe pensabile la comunità cristiana senza la loro presenza ed il loro quotidiano servizio?
2. Il ministero presbiterale, prima di essere una funzione, è un mistero di grazia! E’ il mistero di una chiamata speciale, con cui un membro del Popolo di Dio è invitato a dedicare l'intera vita alla causa del Regno e, per mezzo del sacramento dell'Ordine, viene "insignito di uno speciale carattere che lo configura a Cristo sacerdote" (n. 2).
E’ qui, nel rapporto profondo con Cristo, la chiave di comprensione del sacerdozio ministeriale, che differisce essenzialmente, e non solo di grado, dal sacerdozio comune di tutti i fedeli (cfr. n. 10). I presbiteri, infatti, sono configurati a Cristo sacerdote a nuovo titolo, e cioè per essere "ministri del Capo, allo scopo di far crescere ed edificare tutto il suo corpo, che è la Chiesa" (n. 12). Essi agiscono "in persona di Cristo", soprattutto quando celebrano l'Eucaristia. A nome di Cristo sono costituiti padri ed educatori nella fede, dotati della corrispondente autorità. Il Concilio, però, li esorta anche a non dimenticare di dover restare "fratelli tra fratelli" (n. 9), aperti alla collaborazione e alla corresponsabilità di tutti i battezzati. A loro "sono affidati, in modo speciale, i poveri e i più deboli" (n. 6). Missione, quella dei presbiteri, davvero esigente e sublime! Non si sbaglia l'intuito dei fedeli quando si aspetta dai sacerdoti "che tendano a una sempre maggiore santità" (n. 12).
3. La Vergine Santa, Madre dell'Eterno e Sommo Sacerdote, sia vicina ai presbiteri del mondo intero, suoi figli prediletti, ed assista in particolare quelli tra essi che si trovano in situazioni di difficoltà. Li aiuti tutti ad essere all'altezza del loro compito. Spinga la comunità cristiana a sentirli davvero come pastori e padri, e a sostenerli con la preghiera, la collaborazione e l'affetto sincero.
Dopo l'Angelus
Il Papa rivolgendosi ai fedeli presenti in Piazza San Pietro, ha detto:
Si è concluso ieri in Vaticano il Sinodo dei Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, celebrato a quattrocento anni dall'unione della Metropolia di Kiev con la Sede di Roma, detta "Unione di Brest". E’ stata pubblicata alcuni giorni fa la Lettera apostolica da me scritta per ricordare il significato e il valore di tale storico evento, che sarà commemorato nel 1996 con un particolare anno giubilare. Stamane, poi, con una Concelebrazione Eucaristica nella Basilica di San Pietro, si è aperta l'Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per il Libano, che ha per tema: "Cristo nostra speranza: rinnovati dal suo Spirito, testimoniamo unanimi il suo amore". Preghiamo, carissimi Fratelli e Sorelle, per questi due importanti avvenimenti ecclesiali, che si inseriscono nel cammino del Popolo di Dio verso il Grande Giubileo del 2000. La Divina Provvidenza conceda ai fedeli Ucraini e Libanesi frutti abbondanti di speranza e di rinnovamento spirituale, perché possano diffondere il Vangelo nei loro Paesi e contribuire alla costruzione di società libere e solidali, nella giustizia e nella pace.
Successivamente il Santo Padre ha rivolto il seguente saluto ai pellegrini giunti da diverse parti d'Italia:
Saluto i pellegrini presenti in Piazza San Pietro e quanti si sono uniti a noi nella preghiera mediante la radio e la televisione. Rivolgo uno speciale incoraggiamento ai ragazzi della parrocchia delle sante Rufina e Seconda in Roma, che si preparano a ricevere il sacramento della Cresima, ed ai fedeli provenienti da Ascoli Piceno e da Porto San Giorgio.
Traduzione italiana del saluto ai fedeli di espressione spagnola:
Rivolgo un saluto ai pellegrini di lingua spagnola presenti in questa piazza, in particolare ai partecipanti al Congresso Internazionale della Famiglia che si è tenuto in questi giorni per riflettere sull'interessante tema "La Famiglia giovane". Oggi c'è urgente bisogno di favorire con rinnovato sforzo il consolidamento della vita cristiana nei focolari domestici. La famiglia è il pilastro fondamentale della società e della Chiesa ed è la prima trasmettitrice della fede e delle sue espressioni. Per tanto occorre dare alla famiglia un'attenzione pastorale privilegiata, che aiuti i giovani sposi ad essere pienamente coscienti della grandezza della missione che a loro è stata affidata. Assicurando una preghiera speciale per le famiglie di quanti hanno partecipato al Congresso, a tutti imparto una speciale Benedizione.
Giovanni Paolo II ha infine salutato i presenti di lingua polacca. Questa la traduzione italiana delle sue parole:
In modo particolare saluto l'arcidiocesi di Katowice che nell'odierna solennità di N. S. Gesù Cristo Re dell'Universo canta il "Te Deum" di ringraziamento per i 70 anni della sua esistenza. Agli abitanti della Slesia rivolgo un cordiale: "Dio vi benedica!".
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