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GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 settembre 1982

 

1. La lettera agli Efesini, attraverso il paragone del rapporto tra Cristo e la Chiesa con il rapporto sponsale dei coniugi, fa riferimento alla tradizione dei profeti dell’Antico Testamento. Per illustrarlo, citiamo il seguente testo di Isaia: “Non temere, perché non dovrai più arrossire; / non vergognarti, perché non sarai più disonorata; / anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza / e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza. / Poiché tuo sposo è il tuo creatore, / Signore degli eserciti è il suo nome; / tuo redentore è il Santo di Israele, / è chiamato Dio di tutta la terra. / Come una donna abbandonata e con l’animo afflitto, / il Signore ti ha richiamata. / Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? / Dice il tuo Dio. / Per un breve istante ti ho abbandonata / ma ti riprenderò con immenso amore. / In un impeto di collera / ti ho nascosto per un poco il mio volto; / ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, / dice il tuo redentore, il Signore. / Ora è per me come ai giorni di Noè, / quando giurai che non avrei più riversato / le acque di Noè sulla terra; / così ora giuro di non più adirarmi con te / e di non farti più minacce. / Anche se i monti si spostassero / e i colli vacillassero, / non si allontanerebbe da te il mio affetto, / né vacillerebbe la mia alleanza di pace; / dice il Signore che ti usa misericordia” (Is 54, 4-10).

2. Il testo di Isaia non contiene in questo caso i rimproveri fatti ad Israele come a sposa infedele, che echeggiano con tanta forza negli altri testi, in particolare di Osea o di Ezechiele. Grazie a ciò, diventa più trasparente il contenuto essenziale dell’analogia biblica: l’amore di Dio-Jahvè verso Israele-popolo eletto è espresso come l’amore dell’uomo-sposo verso la donna eletta per essergli moglie attraverso il patto coniugale. In tal modo Isaia spiega gli avvenimenti che compongono il corso della storia di Israele, risalendo al mistero nascosto quasi nel cuore stesso di Dio. In certo senso, egli ci conduce nella medesima direzione, in cui ci condurrà, dopo molti secoli, l’Autore della lettera agli Efesini, il quale - basandosi sulla redenzione già compiuta in Cristo - svelerà molto più pienamente la profondità dello stesso mistero.

3. Il testo del profeta ha tutto il colorito della tradizione e della mentalità degli uomini dell’Antico Testamento. Il profeta, parlando a nome di Dio e quasi con le sue parole, si rivolge ad Israele come sposo alla sposa da lui eletta. Queste parole traboccano di un autentico ardore d’amore e nello stesso tempo pongono in rilievo tutta la specificità sia della situazione sia della mentalità proprie di quell’epoca. Esse sottolineano che la scelta da parte dell’uomo toglie alla donna il “disonore”, che, secondo l’opinione della società, sembrava connesso allo stato nubile sia originario (la verginità), sia secondario (la vedovanza), sia infine quello derivato dal ripudio della moglie non amata (cf. Dt 24, 1) o eventualmente della moglie infedele. Tuttavia, il testo citato non fa menzione dell’infedeltà; rileva invece il motivo di “amore misericordioso” (Nel testo ebraico abbiamo le parole hesed-rahamim, che appaiono insieme più di una volta.), indicando con ciò non soltanto l’indole sociale del matrimonio nell’Antica Alleanza, ma anche il carattere stesso del dono, che è l’amore di Dio verso Israele-sposa: dono, che proviene interamente dall’iniziativa di Dio. In altre parole: indicando la dimensione della grazia, che dal principio è contenuta in quell’amore. Questa è forse la più forte “dichiarazione di amore” da parte di Dio, collegata con il solenne giuramento di fedeltà per sempre.

4. L’analogia dell’amore che unisce i coniugi è in questo brano fortemente rilevata. Isaia dice: “. . . tuo sposo è il tuo creatore, / Signore degli eserciti è il suo nome; / tuo redentore è il Santo di Israele, / è chiamato Dio di tutta la terra” (Is 54, 5). Così, dunque, in quel testo lo stesso Dio, in tutta la sua maestà di Creatore e Signore della creazione, viene esplicitamente chiamato “sposo” del popolo eletto. Questo “sposo” parla del suo grande “affetto”, che non si “allontanerà” da Israele-sposa, ma costituirà un fondamento stabile dell’“alleanza di pace” con lui. Così il motivo dell’amore sponsale e del matrimonio viene collegato con il motivo dell’alleanza. Inoltre il “Signore degli eserciti” chiama se stesso non soltanto “creatore”, ma anche “redentore”. Il testo ha un contenuto teologico di ricchezza straordinaria.

5. Confrontando il testo di Isaia con la lettera agli Efesini e costatando la continuità riguardo all’analogia dell’amore sponsale e del matrimonio, dobbiamo rilevare al tempo stesso una certa diversità di ottica teologica. L’Autore della lettera già nel primo capitolo parla del mistero dell’amore e dell’elezione, con cui “Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo” abbraccia gli uomini nel suo Figlio, soprattutto come di un mistero “nascosto nella mente di Dio”. Questo è il mistero dell’amore paterno, mistero dell’elezione alla santità (“per essere santi e immacolati al suo cospetto”) (Ef 1, 4) e dell’adozione a figli in Cristo (“predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”) (Ef 1, 5). In tale contesto, la deduzione dell’analogia circa il matrimonio, che abbiamo trovato in Isaia (“tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome”) (Is 54, 5), sembra essere uno scorcio facente parte della prospettiva teologica. La prima dimensione dell’amore e dell’elezione, come mistero da secoli nascosto in Dio, è una dimensione paterna e non “coniugale”. Secondo la lettera agli Efesini, la prima nota caratteristica di quel mistero resta connessa con la paternità stessa di Dio, messa particolarmente in rilievo dai profeti (cf. Os 11, 1-4; Is 63, 8-9; 64, 7; Ml 1, 6).

6. L’analogia dell’amore sponsale e del matrimonio appare soltanto quando il “Creatore” e il “Santo di Israele” del testo di Isaia si manifesta come “Redentore”. Isaia dice: “Tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; / tuo redentore è il Santo di Israele” (Is 54, 5). Già in questo testo è possibile, in certo senso, leggere il parallelismo tra lo “sposo” e il “Redentore”. Passando alla lettera agli Efesini, dobbiamo osservare che questo pensiero vi è appunto pienamente sviluppato. La figura del Redentore (Sebbene nei più antichi libri biblici il “redentore” [ebr. go’el] significasse la persona obbligata per legami di sangue a vendicare il parente ucciso [cfr., ex. gr., Nm. 35, 19], a portare aiuto al parente sfortunato [cfr., ex. gr., Ru. 4, 6] e specialmente a riscattarlo dalla schiavitù [cfr., ex. gr., Lv. 25, 48], con l’andar del tempo questa analogia venne applicata a Jahvè, “il quale ha riscattato Israele dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto” [Dt. 7, 8]. Particolarmente nel Deutero-Isaia l’accento si sposta dall’azione di riscatto alla persona del Redentore, che personalmente salva Israele, quasi soltanto mediante la sua stessa presenza, “senza denaro e senza regali” [Is. 45, 13]. Perciò il passaggio dal “Redentore” della profezia di Isaia 54 alla lettera agli Efesini ha la stessa motivazione dell’applicazione, nella suddetta lettera, dei testi del Canto sul Servo di Jahvè [cfr. Is. 53, 10-12; Ef. 5, 23. 25-26]) si delinea già nel I capitolo come propria di colui che è il primo “Figlio diletto” del Padre (Ef 1, 6), diletto dall’eternità: di colui, nel quale noi tutti siamo stati “da secoli” amati dal Padre. È il Figlio della stessa sostanza del Padre, “nel quale abbiamo la remissione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia” (Ef 1, 7). Lo stesso Figlio, come Cristo (ossia come Messia), “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5, 25).

Questa splendida formulazione della lettera agli Efesini riassume in sé e insieme mette in rilievo gli elementi del Canto sul Servo di Jahvè e del Canto di Sion (cf. ex. gr. Is 42, 1; 53, 8-12; 54, 8).

E così la donazione di se stesso per la Chiesa equivale al compimento dell’opera della redenzione. In tal modo, il “creatore, Signore degli eserciti” del testo di Isaia diviene il “Santo di Israele”, del “nuovo Israele”, quale Redentore. Nella lettera agli Efesini la prospettiva teologica del testo profetico è conservata ed insieme approfondita e trasformata. Vi entrano nuovi momenti rivelati: il momento trinitario, cristologico (Al posto della relazione “Dio-Israele”, Paolo introduce il rapporto “Cristo-Chiesa”, applicando a Cristo tutto ciò che nell’Antico Testamento si riferisce a jahvè [Adonai - Kyrios]. Cristo è Dio, ma Paolo gli applica anche tutto ciò che si riferisce al Servo di Jahvè nei quattro Canti [Is. 42; 49; 50; 52-53], interpretati nel periodo intertestamentario in senso messianico. Il motivo del “Capo” e del “Corpo” non è di derivazione biblica, ma probabilmente ellenistica [stoica?]. Nella lettera agli Efesini questo tema è stato utilizzato nel contesto del matrimonio [mentre nella prima lettera ai Corinzi il tema del “Corpo” serve a dimostrare l’ordine che regna nella società]. Dal punto di vista biblico l’introduzione di questo motivo è una novità assoluta.) e infine escatologico.

7. Così dunque san Paolo, scrivendo la lettera al Popolo di Dio della Nuova Alleanza e precisamente alla Chiesa di Efeso, non ripeterà più: “Tuo sposo è il tuo creatore”, ma mostrerà in che modo il “Redentore”, che è il Figlio primogenito e da secoli “diletto del Padre”, rivela contemporaneamente il suo amore salvifico, che consiste nella donazione di se stesso per la Chiesa, come amore sponsale con cui egli sposa la Chiesa e la fa proprio Corpo. Così l’analogia dei testi profetici dell’Antico Testamento (nel caso, soprattutto del libro di Isaia) rimane nella lettera agli Efesini conservata e nello stesso tempo evidentemente trasformata. All’analogia corrisponde il mistero, che attraverso essa viene espresso e in certo senso spiegato. Nel testo di Isaia questo mistero è appena delineato, quasi “socchiuso”; nella lettera agli Efesini, invece, è pienamente svelato (s’intende, senza cessare di esser mistero). Nella lettera agli Efesini è esplicitamente distinta la dimensione eterna del mistero in quanto nascosto in Dio (“Padre del Signore nostro Gesù Cristo”) e la dimensione della sua realizzazione storica, secondo la sua dimensione cristologica e insieme ecclesiologica. L’analogia del matrimonio si riferisce soprattutto alla seconda dimensione. Anche nei profeti (in Isaia) l’analogia del matrimonio si riferiva direttamente ad una dimensione storica: era collegata con la storia del popolo eletto dell’Antica Alleanza, con la storia di Israele; invece, la dimensione cristologica ed ecclesiologica, nell’attuazione veterotestamentaria del mistero, si trovava solo come in embrione: fu soltanto preannunziata.

Nondimeno è chiaro che il testo di Isaia ci aiuta a comprendere meglio la lettera agli Efesini e la grande analogia dell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa.


Ai pellegrini di espressione francese

Chers Frères et Sœurs,

J’ai largement cité et commenté en italien le texte d’Isaïe qui se résume ainsi: “Ton époux est ton Créateur . . .; avec une immense tendresse, je vais t’unir à moi”. Dans l’Ancien Testament, c’est sans doute la déclaration d’amour la plus forte de la part de Dieu envers Israël, son peuple élu, qu’il considère comme l’épouse qu’il a choisie. Si ce choix unilatéral de l’homme, qui choisit sa femme et lui enlève ainsi le déshonneur de ne pas connaître l’état de mariage, correspond bien à l’époque d’alors, il demeure que la perspective convient très bien à Dieu qui a l’entière initiative du don de l’alliance, car il est le Maître de toute la Création.

Quand on passe à la lettre aux Ephésiens du Nouveau Testament, la perspective est apparemment un peu diverse; en fait elle prolonge, approfondit et enrichit celle d’Isaïe, grâce au mystère de la sainte Trinité et de la Rédemption. L’épître parle d’abord de l’amour paternel du Créateur, qui a voulu adopter les hommes comme fils, dans son Fils unique. Mais c’est ce Fils unique, incarné, qui opère la Rédemption en se livrant pour sauver l’Eglise, et, comme Rédempteur, c’est lui qui devient l’époux de l’Eglise. Le mariage est le signe d’un tel amour.

En vous confiant la méditation de ce mystère, je vous exprime, chers pèlerins de langue française, mon affectueuse salutation et mes vœux cordiaux pour chacun de vous, pour vos familles, vos communautés et pour tous ceux qui vous sont chers, avec ma Bénédiction Apostolique.

A gruppi di lingua inglese

Dear brothers and sisters,

We have been reflecting on the great comparison found in the Letter to the Ephesians. Here Saint Paul compares the relationship between Christ and the Church to the relationship of conjugal love between husband and wife. And this comparison is connected with the tradition of the Prophets of the Old Testament, especially Isaiah.

Isaiah portrays the love of God for the chosen people of Israel as the love of a husband for the wife he has chosen by means of a marriage alliance. God declares his love for his people and connects it with his solemn oath of everlasting fidelity. The Creator and Lord of creation is explicitly called the bridegroom of the chosen people. The Lord of hosts calls himself the “Redeemer”.

This thought finds its continuity and development in the Letter to the Ephesians, where Saint Paul shows how the Redeemer, who is firstborn and beloved Son of the Father, reveals his saving love for the Church. Christ’s love consists in giving himself for the Church, which he makes his bride. Saint Paul retains the analogy of the Old Testament, but at the same time he develops it with regard to the Most Holy Trinity, to Christ and to its final culmination.

The Prophet Isaiah truly helps us to understand better the great analogy of Christ’s conjugal love for the Church.

My greetings and blessing go to all the visitors assembled here today from different countries and continents.

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I extend a particular welcome to the group of Scottish priests who are in Rome for a course of renewal, as well as to the new students of the Venerable English College. I pray that during your stay in Rome you will be confirmed in the faith of the Apostle Peter, who continues to proclaim that Jesus Christ is the Son of the living God.

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A warm and special greeting to the visitors from Scandinavia: to the social workers from Sweden and to the group from Norway, including the association for the restoration of Nidaros Cathedral in Trondheim. In you I greet with friendship and respect all the citizens of your countries.

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I wish to convey to the group of refugees from Afghanistan the solicitude and deep personal interest that the Catholic Church has for them and for all the refugees of the world. May Almighty God direct your steps in the way of brotherhood and peace.

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From Asia I welcome the Indian ballet group, which is returning from the Katholikentag, and the Volunteer Probation Officers European tour group from Japan. Your presence here is greatly appreciated.

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And finally, during this Teresian centenary, I greet the first International Congress of Englishspeaking Secular members of both the ancient and discalced observances of Carmel, coming from the United States. May all of you ascend together, with Mary, to that holy mountain, Christ himself. God bless you all.

A gruppi provenienti da aree di espressione tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Bei unseren wöchentlichen Überlegungen über das christliche Verständnis der Ehe verweilen wir zur Zeit bei der Lehre des hl. Paulus im Brief an die Epheser. Der Apostel ermahnt dort die Eheleute, einander so zu lieben, wie Christus die Kirche liebt. Er vergleicht somit den Ehebund mit dem Liebesbund zwischen Christus und der Kirche.

Einen ähnlichen Vergleich finden wir bereits im Alten Testament. So nennt der Prophet Jesaja Gott den ”Gemahl“ des auserwählten Volkes: ”Dein Schöpfer ist dein Gemahl, “Herr der Heere” ist sein Name. Der Heilige Israels ist dein Erlöser“ (Is. 54, 5). Gottes Liebe zu seinem Volk wird beschrieben wie die Liebe eines Mannes zu seiner Frau: ”Ja, der Herr hat dich gerufen als verlassene, bekümmerte Frau . . .; mit ewiger Huld habe ich Erbarmen mit dir, spricht dein Erlöser, der Herr“ (Ibid. 54, 6 ss.). Gott ergreift die Initiative und neigt sich in erbarmender Liebe zu seinem Volk wie der Bräutigam zu seiner Braut.

Auch der Autor des Epheserbriefes spricht von der Liebe Gottes, die im Sohn von Ewigkeit her die Menschen umfängt. Den Vergleich mit der bräutlichen Liebe benutzt er jedoch erst, wo diese Liebe Gottes sich in der Liebe des Erlösers konkret geschichtlich als Liebe zur Kirche verwirklicht. Der hl. Paulus bezeichnet nicht Gott den Schöpfer, sondern Christus den Erlöser als ”Gemahl“, als Bräutigam der Kirche. Die christologische Dimension der Erlösung ist beim Propheten Jesaja nur erst vorherverkündend angedeutet, indem auch er schon Gott den Schöpfer als ”Erlöser“ seines Volkes bezeichnet.

Mit diesen Überlegungen über das hohe Ideal der christlichen Ehe grüße ich heute alle deutschsprachigen Besucher sehr herzlich zu dieser kurzen Begegnung auf dem Petersplatz. Ich grüße besonders die Eheleute unter euch, die sich darum bemühen, ihrer Berufung gemäß zu leben. Ich grüße alle Priester und Ordensleute sowie alle genannten und auch ungenannten Gruppen und erbitte euch gnadenvolle Tage in der Ewigen Stadt.

Schließlich richte ich noch einen besonderen Willkommensgruß an die hier anwesenden Mitglieder des Pastoralkollegs der Evangelischen Kirche in Westfalen. Gern vereinige ich mich mit Ihrem Gebet an den Gräbern der Apostel und erbitte für alle Christen den Geist der Brüderlichkeit und Einheit. Mit diesem Gebetswunsch erteile ich allen deutschsprachigen Pilgern von Herzen den Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Saludo con afecto y doy la bienvenida a esta Audiencia a todas las personas y grupos de lengua española, venidos de España y de América Latina.

La Carta a los Efesios que estamos analizando, a través del parangón de Cristo y la Iglesia con la relación esponsal de los cónyuges, hace referencia a la tradición profética del Antiguo Testamento.

En Isaías encontramos un ejemplo. Nos habla del amor misericordioso, indicando con ello no sólo la índole social del matrimonio en la Antigua Alianza, sino también el carácter mismo del don, que es el amor de Dios hacia Israel-esposa: don que proviene enteramente de la iniciativa de Dios; en otras palabras: es la dimensión de la gracia contenida en aquel amor.

Al confrontar el texto de Isaías con la Carta a los Efesios encontramos una óptica teológica distinta. Vemos que la primera dimensión del amor y de la elección, como misterio escondido desde los siglos en Dios, es una dimensión paterna y no “conyugal”. Y así la donación de Cristo a la Iglesia equivale al cumplimiento de la obra de la redención.

Está claro que el texto de Isaías nos ayuda a comprender mejor la Carta a los Efesios: la gran analogía del amor esponsal de Cristo y de la Iglesia.

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Un cordial saludo a los niños de la Escolanía del Pilar. Seguid prestando vuestra apreciada colaboración en los actos litúrgicos de vuestra Basílica mariana. Me alegro de vuestra visita y espero veros muy pronto en Zaragoza.

A todos los aquí presentes de lengua española mi Bendición Apostólica.

Ai gruppi di lingua portoghese

Dirijo agora a minha saudação aos peregrinos e ouvintes de língua portuguesa (de Portugal, do Brasil, de Angola, de Moçambique e de São Tomé e Príncipe).

Com palavras de boas vindas quero deixar-vos uma mensagem tirada da carta de São Paulo aos Efésios. O Profeta Isaías mostrara como o próprio Deus-Javé, em toda a sua majestade de Criador e Senhor, é chamado “esposo” do povo eleito. Nesta expressão percebe-se um grande afecto, como fundamento estável para uma aliança de paz. Deus não aparece apenas como Criador, mas também como Redentor de seu povo.

São Paulo mostra como este Redentor, que é o Filho muito amado do Pai, revela o amor salvífico na sua doação à Igreja. É o mistério que estava escondido em Deus e que agora se manifesta em Cristo.

Desejando-vos bom proveito nesta vossa estada em Roma, dou-vos a minha Bênção.

Ad alcuni pellegrini sloveni

Saluto cordialmente i partecipanti al Simposio scientifico teologico sul Servo di Dio Antonio Martino Slomsek, Vescovo di Maribor, il quale ha nel secolo scorso - è deceduto esattamente 120 anni fa - aperto un profondo solco per il rinnovamento spirituale e culturale del popolo sloveno nello spirito dei santi fratelli Cirillo e Metodio. Benedico i vostri sforzi con l’augurio che seguendo le orme dei vostri grandi maestri possiate costruire un felice futuro per la vostra Chiesa e per la Nazione.

Ai fedeli di lingua croata

Sia lodato Gesù e Maria!

Cari miei croati!

Saluto cordialmente i pellegrini da Makarska, venuti in questa Città santa in occasione dei festeggiamenti in onore di san Francesco, e che vogliono inoltre salutare il Santo Padre. Cercate di imitare lo spirito di san Francesco, specialmente la sua umiltà e fedeltà al Santo Padre. Il Papa benedice e prega per voi e per i vostri in patria.

Preghiera alla Madonna di Jasna Góra

O Pani Jasnogórska!

Również i dzisiaj pielgrzymuię do Twego Oblicza, którym po macierzyńsku patrzysz na synów i córki mojego Narodu. Dzielę troski tego Narodu.

Dzielę starania Biskupów polskich, którym znowu dali wspólny wyraz. Oto słowa opublikowane po ostatniej konferencji Episkopatu:

“. . . Jak dotąd nie podjęto właściwych kroków, mimo że ogromna większość społeczeństwa oczekuje porozumienia i ugody, a ludzie pracy pragną posiadać własne, niezależne przedstawicielstwa: związki zawodowe, w tym także Niezależny Samorządny Związek Zawodowy “Solidarność” i Niezależny Samorządny Związek Zawodowy “Solidarność Rolników Indywidualnych”. Również młodzież studiująca oczekuje odpowiedniej dla siebie organizacji.

W imię wspólnego dobra, w imię pomyślnej przyszłości i rozwoju naszego Państwa, które musimy chronić, trzeba wybrać drogę dialogu i współdziałania wszystkich sił społecznych i władzy państwowej; trzeba odrzucić drogę czystej negacji i nienawiści”.

O Pani Jasnogórska!

Jakże wielkie są doświadczenia i troski mojego Narodu! Jak wytrwąłe starania Kościoła w Polsce! Jak wielka odpowiedzialność wszystkich! Chodzi o to, co jest sprawiedliwością i ładem społecznym. Chodzi o to, by pokolenia mogły żyć prawdziwym i własnym życiem!

O Matko! Wyjednaj siłę do wytrwania! Wyjednaj zwycięstwo sumień!

Diamo una traduzione in italiano della preghiera in polacco del Santo Padre.

O Signora di Jasna Góra!

Anche oggi mi reco in pellegrinaggio al tuo Volto, col quale guardi maternamente i figli e le figlie della mia Nazione.

Condivido le preoccupazioni di questa Nazione. Condivido le sollecitudini dei Vescovi polacchi che insieme essi hanno manifestato. Ecco le parole pubblicate dopo la recente Conferenza Episcopale: “. . . fino adesso non sono stati intrapresi gli adeguati passi, nonostante la stragrande maggioranza della società attenda un’intesa ed un accordo, e gli uomini del lavoro desiderino avere le proprie ed indipendenti rappresentanze: i Sindacati fra i quali anche il Sindacato Autonomo Indipendente «Solidarnosc», ed il Sindacato Autonomo Indipendente «Solidarnosc» degli Agricoltori diretti. Anche la Gioventù che studia aspetta un’adeguata organizzazione:

Nel nome del bene comune, nel nome di un prospero futuro e sviluppo del nostro Paese, che dobbiamo proteggere, è necessario scegliere la via del dialogo e della cooperazione di tutte le forze sociali e delle autorità statali; è necessario respingere la via di una netta negazione e dell’odio”.

O Signora di Jasna Góra!

Quanto grandi sono le prove e le preoccupazioni della mia Nazione! Quanto costanti sono gli sforzi della Chiesa in Polonia! Quanto grande è la responsabilità di tutti. Si tratta della giustizia e dell’ordine sociale. Si tratta del fatto che le generazioni possano vivere una loro vera e propria vita!

O Madre! Ottieni forza e perseveranza!

Ottieni la vittoria delle coscienze!

A gruppi di fedeli italiani

Rivolgo ora un saluto particolarmente affettuoso ai sacerdoti della Confederazione dell’Oratorio di san Filippo Neri, convenuti a Roma per un loro Congresso Generale, destinato alla revisione delle proprie Costituzioni e dei propri Statuti.

Auspico che il Signore renda efficaci e salutari i vostri lavori per il bene di ciascun membro della vostra benemerita Confederazione, che prende ispirazione dalla luminosa figura del vostro Fondatore san Filippo Neri. Vi benedico tutti invocando l’aiuto del Signore affinché possiate vivere sempre nell’educazione dei giovani e nell’edificazione della Chiesa.

* * *

Un fervido pensiero va ora agli Allievi Ufficiali di complemento, i quali, a conclusione di un loro corso presso le Scuole di Motorizzazione di Roma, hanno voluto prendere parte a questa Udienza unitamente al loro Cappellano e ai loro rispettivi Comandanti.

Carissimi giovani militari, vi ringrazio per la spontanea manifestazione di fede cristiana. Vi dico semplicemente: siate sempre fieri della vostra appartenenza al Cristo e siate generosi e leali nel vostro servizio, che è una scuola, dove si apprende la scienza del dovere e del bene comune.

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Desidero ora rivolgere un saluto particolare ai giovani presenti all’Udienza. Carissimi, l’età che state vivendo vi pone di fronte a molti interrogativi, per i quali non sempre, forse, sapete trovare una risposta soddisfacente. Ebbene, io vorrei intanto invitarvi a riflettere su di un fatto: voi possedete un grande tesoro, la gioventù appunto. Fate leva su questa meravigliosa risorsa, che Dio vi dona giorno per giorno e troverete in essa la spinta necessaria per affrontare i difficili problemi della vita, con merito e con frutto.

A voi tutti la mia benedizione.

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Saluto poi gli ammalati, che sento tanto vicini al mio cuore, perché so quale posto essi hanno nel Cuore di Cristo. Carissimi, nell’esortarvi a non cedere allo scoraggiamento, ma a lottare contro la malattia per riconquistare la salute e la piena disponibilità di voi stessi, vorrei anche ricordarvi che la vostra attuale sofferenza ha un grande valore nel piano di Dio. Non sprecate una così preziosa ricchezza, ma mettetela a servizio dei fratelli accettandola con spirituale comunione con le sofferenze di Cristo ed affrontandola come personale contributo all’avvento del suo regno d’amore nel mondo. Vi sono vicino con la mia preghiera e vi benedico.

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Vada anche uno speciale saluto agli Sposi novelli. Carissimi, nella vostra vita s’è aperta da poco una pagina bianca, ancor tutta da scrivere. Se quello che vi traccerete giorno per giorno, condividendo cristianamente gioie e dolori, rifletterà ciò che generosamente avete promesso davanti all’altare, la vostra unione matrimoniale non solo sarà benedetta da Dio, ma sarà anche fonte perenne di felicità e di grazia. È quanto vi auguro di cuore, mentre con affetto vi benedico.

 

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