GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 6 ottobre 1982
1. Proseguiamo l’analisi del classico testo del capitolo 5 della lettera agli Efesini, versetti 22-23. A questo proposito occorre citare alcune frasi contenute in una delle precedenti analisi dedicate a questo tema: “L’uomo appare nel mondo visibile come la più alta espressione del dono divino, perché porta in sé l’interiore dimensione del dono. E con essa porta nel mondo la sua particolare somiglianza con Dio, con la quale egli trascende e domina anche la sua «visibilità» nel mondo, la sua corporeità, la sua mascolinità o femminilità, la sua nudità. Un riflesso di questa somiglianza è anche la consapevolezza primordiale del significato sponsale del corpo, pervasa dal mistero dell’innocenza originaria” (L’amore umano nel piano divino, Città del Vaticano 1980, p. 90). Queste frasi riassumono in poche parole il risultato delle analisi centrate sui primi capitoli del libro della Genesi, in rapporto alle parole con cui Cristo, nel suo colloquio con i Farisei sul tema del matrimonio e della sua indissolubilità, fece riferimento al “principio”. Altre frasi della medesima analisi pongono il problema del sacramento primordiale: “Così, in questa dimensione, si costituisce un primordiale sacramento, inteso quale segno che trasmette efficacemente nel mondo visibile il mistero invisibile nascosto in Dio dall’eternità. E questo è il mistero della Verità e dell’Amore, il mistero della vita divina, alla quale l’uomo partecipa realmente . . . È l’innocenza originaria che inizia questa partecipazione . . .” (Ivi.).
2. Bisogna rivedere il contenuto di queste affermazioni alla luce della dottrina paolina espressa nella lettera agli Efesini, avendo presente soprattutto il passo del capitolo 5, 22-33, collocato nel contesto complessivo di tutta la lettera. Del resto, la lettera ci autorizza a far questo, perché l’Autore stesso nel capitolo 5, versetto 31, fa riferimento al “principio”, e precisamente alle parole dell’istituzione del matrimonio nel libro della Genesi (Gen 2, 24).In che senso possiamo intravedere in queste parole un enunciato circa il sacramento, circa il sacramento primordiale? Le precedenti analisi del “principio” biblico ci hanno condotto gradualmente a questo, in considerazione dello stato dell’originaria gratificazione dell’uomo nell’esistenza e nella grazia, che fu lo stato di innocenza e di giustizia originarie. La lettera agli Efesini ci induce ad accostarci a tale situazione - ossia allo stato dell’uomo prima del peccato originale - dal punto di vista del mistero nascosto dall’eternità in Dio. Infatti leggiamo nelle prime frasi della lettera che “Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo / . . . ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. / In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, / per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità . . .” (Ef 1, 3-4).
3. La lettera agli Efesini apre davanti a noi il mondo soprannaturale dell’eterno mistero, degli eterni disegni di Dio Padre nei riguardi dell’uomo. Questi disegni precedono la “creazione del mondo”, quindi anche la creazione dell’uomo. Al tempo stesso quei disegni divini cominciano a realizzarsi già in tutta la realtà della creazione. Se al mistero della creazione appartiene anche lo stato dell’innocenza originaria dell’uomo creato, come maschio e femmina, ad immagine di Dio, ciò significa che il dono primordiale, conferito all’uomo da parte di Dio, racchiudeva già in sé il frutto dell’elezione, di cui leggiamo nella lettera agli Efesini: “Ci ha scelti . . . per essere santi e immacolati al suo cospetto” (Ef 1, 4). Ciò appunto sembrano rilevare le parole del libro della Genesi, quando il Creatore-Elohim trova nell’uomo - maschio e femmina - comparso “al suo cospetto”, un bene degno di compiacimento: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona” (Gen 1, 31). Solo dopo il peccato, dopo la rottura dell’originaria alleanza con il Creatore, l’uomo sente il bisogno di nascondersi “dal Signore Dio”: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, poiché sono nudo, e mi sono nascosto” (Gen 3, 10).
4. Invece, prima del peccato, l’uomo portava nella sua anima il frutto dell’eterna elezione in Cristo, Figlio eterno del Padre. Mediante la grazia di questa elezione l’uomo, maschio e femmina, era “santo e immacolato” al cospetto di Dio. Quella primordiale (o originaria) santità e purezza si esprimeva anche nel fatto che, sebbene entrambi fossero “nudi . . ., non provavano vergogna” (Gen 2, 25), come già abbiamo cercato di mettere in evidenza nelle precedenti analisi. Confrontando la testimonianza del “principio”, riportata nei primi capitoli del libro della Genesi, con la testimonianza della lettera agli Efesini, occorre dedurre che la realtà della creazione dell’uomo era già permeata dalla perenne elezione dell’uomo in Cristo: chiamata alla santità attraverso la grazia di adozione a figli (“predestinandoci a essere suoi figli adottivi / per opera di Gesù Cristo, / secondo il beneplacito della sua volontà. / E questo a lode e gloria della sua grazia, / che ci ha dato nel suo Figlio diletto”) (Ef 1, 5-6).
5. L’uomo, maschio e femmina, divenne fin dal “principio” partecipe di questo dono soprannaturale. Tale gratificazione è stata data in considerazione di Colui, che dall’eternità era “diletto” quale Figlio, sebbene - secondo le dimensioni del tempo e della storia - essa abbia preceduto l’incarnazione di questo “Figlio diletto” e anche la “redenzione” che abbiamo in lui “mediante il suo sangue” (Ef 1, 7).
La redenzione doveva diventare la fonte della gratificazione soprannaturale dell’uomo dopo il peccato e, in certo senso, malgrado il peccato. Questa gratificazione soprannaturale, che ebbe luogo prima del peccato originale, cioè la grazia della giustizia e dell’innocenza originarie - gratificazione che fu frutto dell’elezione dell’uomo in Cristo prima dei secoli - si è compiuta appunto per riguardo a lui, a quell’unico Diletto, pur anticipando cronologicamente la sua venuta nel corpo. Nelle dimensioni del mistero della creazione, la elezione alla dignità della figliolanza adottiva fu propria soltanto del “primo Adamo”, cioè dell’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, quale maschio e femmina.
6. In quale modo si verifica in questo contesto la realtà del sacramento, del sacramento primordiale? Nell’analisi del “principio”, di cui è stato citato poco fa un brano, abbiamo detto che “il sacramento, come segno visibile, si costituisce con l’uomo, in quanto «corpo», mediante la sua «visibile» mascolinità e femminilità. Il corpo, infatti, e soltanto esso, è capace di rendere visibile ciò che è invisibile: lo spirituale e il divino. Esso è stato creato per trasferire nella realtà visibile del mondo il mistero nascosto dall’eternità in Dio, e così esserne segno” (L’amore umano nel piano divino, Città del Vaticano 1980, p. 90).
Questo segno ha inoltre una sua efficacia, come ancora dicevo: “L’innocenza originaria collegata all’esperienza del significato sponsale del corpo” fa sì che “l’uomo si sente, nel suo corpo di maschio e di femmina, soggetto di santità” (Ivi., p. 91). “Si sente” e lo è fin dal “principio”. Quella santità conferita originariamente all’uomo da parte del Creatore appartiene alla realtà del “sacramento della creazione”. Le parole della Genesi 2, 24, “l’uomo . . . si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”, pronunciate sullo sfondo di questa realtà originaria in senso teologico, costituiscono il matrimonio quale parte integrante e, in certo senso, centrale del “sacramento della creazione”. Esse costituiscono - o forse piuttosto confermano semplicemente - il carattere della sua origine. Secondo queste parole, il matrimonio è sacramento in quanto parte integrale e, direi, punto centrale del “sacramento della creazione”. In questo senso è sacramento primordiale.
7. L’istituzione del matrimonio, secondo le parole della Genesi 2, 24, esprime non soltanto l’inizio della fondamentale comunità umana che, mediante la forza “procreatrice” che le è propria (“siate fecondi e moltiplicatevi”) (Gen 1, 28), serve a continuare l’opera della creazione, ma essa nello stesso tempo esprime l’iniziativa salvifica del Creatore, corrispondente alla eterna elezione dell’uomo, di cui parla la lettera agli Efesini. Quella iniziativa salvifica proviene da Dio-Creatore e la sua efficacia soprannaturale s’identifica con l’atto stesso della creazione dell’uomo nello stato dell’innocenza originaria. In questo stato, già fin nell’atto della creazione dell’uomo, fruttificò la sua eterna elezione in Cristo. In tal modo occorre riconoscere che l’originario sacramento della creazione trae la sua efficacia dal “Figlio diletto” (cf. Ef 1, 6: dove si parla della “grazia che ci ha dato nel suo Figlio diletto”). Se poi si tratta del matrimonio, si può dedurre che - istituito nel contesto del sacramento della creazione nella sua globalità, ossia nello stato dell’innocenza originaria - esso doveva servire non soltanto a prolungare l’opera della creazione, ossia della procreazione, ma anche ad espandere sulle ulteriori generazioni degli uomini lo stesso sacramento della creazione, cioè i frutti soprannaturali dell’eterna elezione dell’uomo da parte del Padre nell’eterno Figlio: quei frutti, di cui l’uomo è stato gratificato da Dio nell’atto stesso della creazione.
La lettera agli Efesini sembra autorizzarci ad intendere in tal modo il libro della Genesi e la verità sul “principio” dell’uomo e del matrimonio ivi contenuta.
Ai pellegrini di espressione tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
Ich freue mich über eure zahlreiche Teilnahme an dieser Audienz und grüße euch alle herzlich. Gott segne euren Romaufenthalt und schenke euch frohe und auch geistlich erlebnisreiche Tage.
Wir erörtern in unseren wöchentlichen Überlegungen weiterhin die Lehre der Heiligen Schrift über die Ehe. Die menschliche Ehe ist grundgelegt in der Erschaffung von Mann und Frau, von denen der Schöpfungsbericht sagt, daß sie sich miteinander vereinen und zu einem Fleisch werden (Cfr. Gen. 2, 24). Im Stand der ursprünglichen Unschuld war das erste Menschenpaar zugleich begnadet mit der übernatürlichen Gotteskindschaft. Sie hatten schon Anteil an der Erwählung, die Gott nach dem Epheserbrief vor der Erschaffung der Welt auf Christus hin getroffen hatte. Dadurch wurden sie befähigt, ”heilig und untadelig zu leben vor Gott“ (Eph. 1, 4). Ihre Erschaffung ist von Anfang an geprägt von der göttlichen Bestimmung, ”seine Söhne zu werden durch Jesus Christus“ (Ibid. 1, 5).
Diese ursprüngliche übernatürliche Begnadung des Menschen durch den Schöpfer um Christi willen gehört zur Wirklichkeit, die wir dar ”Sakrament der Schöpfung “nennen können. In diese Schöpfungswirklichkeit eingebettet ist die eheliche Zuordnung von Mann und Frau, wodurch die Ehe selbst zum Sakrament wird.
Sehr herzlich begrüße ich bei der heutigen Audienz die Teilnehmer am internationalen Symposium über die ”christliche Konzeption der Weltwirtschaftsordnung“, das zur Zeit in der Päpstlichen Universität Urbaniana stattfindet. Mit großer Aufmerksamkeit verfolge ich Ihre Überlegungen zu jener drängenden Frage, die für Millionen von Menschen lebenswichtig geworden ist: Wie können in den verschiedenen Ländern die menschliche Arbeit, die Wirtschaft und der Handel so organisiert werden, daß die begrenzten Güter dieser Welt möglichst gut genutzt werden, daß sie zugleich möglichst gerecht auf alle verteilt werden und daß dabei in einer ausgewogenen Wirtschaftordnung die Würde des Menschen in hohem Maße sichergestellt ist? Dieses weltweite Problem verdient Ihren ganzen Einsatz als katholische Sozialwissenschaftler und Experten auf dem gesellschaftspolitischen Gebiet. Als Christen erfüllen Sie damit ein spezielles Apostolat, dem der besondere Beistand des Heiligen Geistes gewiß nicht fehlen wird. Ich begleite Ihr Symposium und Ihre weiteren Arbeiten mit meinem Gebet und Segen.
* * *
Eine besondere Freude ist mir ferner der Romaufenthalt von zwanzig Priesterstudenten aus den Ländern Skandinaviens. Nützt, liebe, junge Freunde, diese Tage im Zentrum der katholischen Christenheit, um jene Fülle und Vielfalt zu erfahren, in welcher sich die eine Kirche Jesu Christi entfaltet. Alle Völker und Kulturen können darin ihre eigensten Werte einbringen und einander zum Geschenk machen. Gott segne euren Weg zum Priestertum!
* * *
In froher Erinnerung an meinen Aufenthalt in Fulda begrüße ich noch den dortigen Kinderchor der ”Rhön-Lerchen“. So wie ihr mit eurem Singen der Andacht und Freude eurer Hörer dient, so mögt ihr auch selbst durch euer Singen froh und fromm werden. Danke für euren Besuch und für eure Lieder!
Euch und allen hier anwesenden Besuchern erteile ich von Herzen den Apostolischen Segen.
Ai fedeli di lingua francese
A la lumière des premiers chapitres de la Bible, nous savons que l’être humain, homme et femme, être corporel, visible, a été créé à l’image de Dieu, pour être le signe visible de la vie divine à laquelle il participait dès le début dans l’état d’innocence qui était le sien.
Dans le nouveau Testament, la lettre aux Ephésiens - en parlant des époux chrétiens en camparaison avec le Christ qui a aimé l’Eglise et s’est livré pour elle - se réfère doublement au dessein de Dieu sur l’homme et la femme dès l’origine. D’abord pour ce qui concerne leur union, leur amour mutuel, leur œuvre procréatrice: “L’homme s’attachera à sa femme, et ils seront deux en une seule chair”. Plus encore, au début de la lettre, l’auteur se réfère au projet originel de Dieu sur l’homme et la femme en ce qui concerne leur vocation à être saints et immaculés en sa présence parce que choisis et adoptés comme fils dès avant la création, en rapport avec l’œuvre salvifique du Christ, le Fils Bien-Aimé, qui permettrait cette élection. Ainsi, on pourrait parler du “sacrement de la création”, avant la chute, en ce sens que la création de l’homme et de la femme devait rendre visible en ce monde l’amour invisible de Dieu, le Don de Dieu, et permettre de multiplier cette grâce de l’adoption en l’étendant à tous leurs descendants. Le sacrement du mariage dans la nouvelle alliance se relie ainsi à ce “sacrement originaire”.
En vous livrant cette méditation, et en vous invitant à l’action de grâce pour un si grand mystère, je salue cordialement tous les pèlerins présents à cette audience: les prêtres, les religieux et religieuses, les familles, les époux, les jeunes et les anciens, qui ont été à l’honneur cette semaine, et je les bénis de tout cœur.
Ai fedeli di espressione inglese
Dear brothers and sisters,
In our reflections on the sacrament of marriage we have been analyzing a text of the Letter to the Ephesians, which compares the love of Christ for his Church to the conjugal love between husband and wife.
Besides making this comparison, the Epistle also sheds light on the eternal plan of God the Father for man. This plan precedes not only the creation of man but also the creation of the world. This plan includes the state of the original innocence of man, who in the beginning was created as male and female, to the image of God. Before sin entered the world, man was chosen in Christ, as male and female, to the holy and pure in the sight of God. The reality of creation was already permeated by the call to holiness. From the beginning, man was called, as male and female, to receive the supernatural gift of becoming children of God.
Man’s original innocence was so linked to the experience of the sponsal nature of the body that he perceived himself to be the subject of holiness. In his or her masculinity, as created by God, the human person was, and is, the subject of holiness.
And it is in this sense that we speak of marriage as the first sacrament, “the sacrament of creation”.
With gratitude for your presence, I wish to extend cordial greetings to all of you, the English-speaking visitors present here today.
* * *
I offer a particular word of welcome to the Saint Pancras Choir from Brooklyn and to the members of the television program “That the Spirit”. Each of you, in your own way, is in an excellent position to contribute to the Church’s life, either by fostering liturgical worship or by promoting religious education through the media. Strive always to have a keen sense of mission in the Church.
* * *
My special encouragement goes to the Religious who are here, including the Daughter of Saint Paul from Japan and the members of the General Chapter of the Missionary Benedictine Sisters of Tutzing. Remember, dear Sisters, that by keeping alive the ideals of religious life - especially in its central aspect of consecration to the person of our Lord Jesus Christ - you can offer an incomparable gift to the Church and to all society Christ counts on your contribution, on your fidelity, on your love.
Ai pellegrini di lingua spagnola
Amadísimos hermanos y hermanas,
Saludo con afecto y doy la bienvenida a esta Audiencia a las personas, familias y grupos de lengua española, venidos de España y de varios Países de América Latina.
Continuamos con el análisis del capítulo quinto de la Carta a los Efesios. A este propósito conviene recordar algo de lo que dijimos anteriormente sobre los primeros capítulos del Génesis: El hombre es, en efecto, la más alta expresión del don divino en el mundo. Tiene una particular semejanza con Dios, con la cual él trasciende y domina su aspecto visible. Un reflejo de esta semejanza es la conciencia del significado esponsal del cuerpo, en cuya dimensión se constituye un sacramento primordial.
La realidad de la creación del hombre estaba ya marcada por su perenne elección en Cristo; es la llamada a la santidad mediante la gracia de adopción como hijos. Tal realidad constituye el matrimonio-sacramento en cuanto parte integrante y central del “sacramento de la creación”.
La institución del matrimonio, según el Génesis, expresa no solamente el inicio de la comunidad humana fundamental, mediante la propia fuerza “procreadora”, sino que manifiesta también la iniciativa salvífica del Creador en la elección eterna del hombre.
Un cordial saludo también al grupo procedente da Villa Martín. Seguid pidiendo, queridos hermanos y hermanas, como sé que estáis haciendo, por el éxito pastoral de mi próximo viaje a España.
Os doy mi Bendición, que extiendo a todos los grupos y personas de lengua española presentes en este encuentro.
Ai fedeli di espressione portoghese
Saúdo agora afectuosamente os peregrinos e ouvintes de língua portuguesa!
Com as boas-vindas, desejo transmitir-vos um pensamento acerca do plano eterno de Deus para com o homem. São Paulo, na carta aos Efésios, diz que este plano precede a criação. Nele se inclui a inocência originária do homem, criado como varão e mulher, à semelhança de Deus, para ser santo e imaculado diante dele. A própria realidade da criação está pois permeada pela adopção do homem em Cristo. A redenção, realizada mediante o sangue, torna-se a fonte de gratificação sobrenatural do homem depois do pecado.
O corpo humano, através do matrimónio, destina-se a tornar visível o invisível. Traz para a realidade do mundo o mistério escondido desde a eternidade em Deus. Neste sentido o matrimónio faz parte integrante e, até se poderia dizer, central do sacramento da criação.
Para que possais viver intensamente este mistério do amor de Deus, por intercessão de Nossa Senhora do Rosário, dou-vos a minha Bênção.
A due pellegrinaggi provenienti dalla Lettonia e dalla missione di Darmstadt, in Germania
Amati lettoni, con il cuore pieno di gioia vi saluto in Roma presso la tomba di san Pietro. Io prego per la Lettonia ogni giorno. Che la Regina della Terra Mariana protegga e custodisca voi, le vostre famiglie, il vostro popolo e la vostra Terra.
La benedizione apostolica, data con tutta la benevolenza paterna, accompagna questi miei voti.
Ai giovani di origine croata
Sia lodato Gesù e Maria!
Cari miei giovani Croati!
Saluto i Croati della missione di Darmstadt, Germania, vincitori quest’anno della Olimpiade d’istruzione religiosa. Lontani dalla patria, voi, con la vostra vittoria avete dato un bel contributo alla celebrazione dell’anno di san Francesco tra gli operai croati nella Germania Federale. La figura di san Francesco sia per voi modello della vostra vita, e la Bibbia una continua ispirazione per la vostra vita spirituale. A voi e a tutti i Croati sparsi nel mondo la mia apostolica benedizione.
Ai fedeli polacchi
Drodzy moi Rodacy!
Na pocsątku pażdziernika klękam przed Matką Jasnogórską z różańcem w ręku. I spotykam się z wami przy różańcu.
Mówimy sąowa najprostsze, które nigdy się nie przedawniają, gdyż jest w nich zdumiewająca głębia “pozdrowienia anielskiego”. Rozmawia Stwórca ze stworzeniem, Ojciec Przedwieczny z Niepokalaną Dziewicą. Rozmowa ta ustanawia rzeczywistość Tajemnicy Wcielenia - a równocześnie przesądza o godności, jaką ma człowiek: wobec wiekuistego Boga - i wobec całej ziemskiej historii.
Przed niedawnym czasem tak mówił arcybiskup krakowski i kardynał:
“Pragniemy, aby powrócił czas rozmowy i niczego nie zaniedbujemy na to, aby on mógł powrócić, niczego nie zaniedbujemy na to, aby nie zginęło nic z tego, co wielkie, sprawiedliwe - co powstało w ostatnich dwóch latach, dzięki czemu dziś czujemy się bardziej gospodarzami tej ziemi niż dawniej”.
Musimy się, drodzy Bracia i Siostry, mocno związać Różańcem, ażeby nic z tego w nas nie zginęło.
Musimy się bardzo związać modlitwą, ażeby człowiek, każdy człowiek, a wraz z człowiekiem cały Naród, utrzymał tę godność, jaka wyrasta w całym jego życiu przede wszystkim poprzez rozmowę z Bogiem.
Wzywa nas do tego w sposób szczególny “Rycerz Niepokalanej” i Męczennik z Oświęcimia, który w najbliższą niedzielę dostępuje chwały ołtarzy w Kościele Bożym.
Delle parole del Papa diamo qui di seguito la nostra traduzione italiana.
Cari miei Connazionali!
All’inizio del mese di ottobre mi inginocchio dinanzi alla Madre di Jasna Góra col Rosario in mano, e mi incontro con voi nel Rosario.
Diciamo le parole più semplici che mai vanno in prescrizione perché in esse vi è la stupenda profondità del “saluto angelico”. Il Creatore parla con il creato; il Padre Eterno con la Vergine Immacolata. Questo colloquio stabilisce la realtà del mistero dell’Immacolata - e nello stesso tempo decide della dignità che l’uomo ha: dinanzi a Dio eterno - e dinanzi a tutta la storia terrena.
Non molto tempo fa, il Cardinale Arcivescovo di Cracovia disse: “Desideriamo che ritorni il tempo del colloquio e non trascuriamo niente perché esso possa tornare; non trascuriamo nulla perché non vada perduto alcunché di quello che è grande e giusto, di quello che è nato nel corso dei due ultimi anni, e grazie al quale oggi ci sentiamo più che mai padroni di questa terra”.
Dobbiamo quindi, cari fratelli e sorelle, legarci fortemente con il Rosario perché non vada perduto in noi nulla.
Dobbiamo legarci molto alla preghiera perché l’uomo, ogni uomo, e insieme a lui l’intera Nazione, ottenga quella dignità che fiorisce in tutta la sua vita soprattutto mediante il colloquio con Dio.
Ci invita a ciò, in modo particolare, il “Milite dell’Immacolata” e Martire dell’Oswiecim che domenica prossima sarà elevato alla gloria degli altari nella Chiesa di Dio.
Ad alcuni gruppi italiani
Un cordiale saluto desidero rivolgere al gruppo di pellegrini dell’Agordino, terra natale del mio indimenticabile predecessore, Papa Giovanni Paolo I, i quali sono venuti a Roma per ricordare il loro caro e illustre conterraneo e per pregare sulla sua tomba.
A voi, carissimi fratelli, il mio vivo compiacimento per questo vostro delicato gesto e l’auspicio che conserviate sempre quella fede cristiana, limpida e forte, che è la grande eredità spirituale della vostra Regione.
* * *
Sono presenti a questa Udienza dei Missionari - sacerdoti, religiosi, religiose, laici - che si stanno preparando, nella preghiera e nella riflessione, a partire per l’Africa.
È con sincera emozione che vi rivolgo il mio affettuoso saluto, unito alla mia preghiera, perché le vostre fatiche e i vostri sacrifici per la diffusione del Vangelo siano accolti dal Signore e contribuiscano a far produrre frutti di grazia.
* * *
Il mio saluto si rivolge anche ai rappresentanti della Sezione di Pescara e dell’“Associazione Italiana contro le Leucemie”.
A voi ed ai vostri familiari presenti va il mio augurio perché possiate trascorrere una vita serena, confortata ed animata dalla fede in Gesù Cristo.
A tutti i menzionati gruppi la mia benedizione apostolica, che vuol confermare i miei voti augurali.
* * *
Il mio saluto vuole andare ora ai giovani qui presenti, e mi è suggerito dalla festa della Madonna del santo Rosario, che ricorre domani.
Vorrei chiedere: amate voi il Rosario, cari giovani? Esso è una devozione tanto cara a Maria, è una preghiera molto raccomandabile per crescere nella virtù e nella pratica della vita cristiana. Per questo, desidero esortarvi ad amarla ed a farne uso frequente, a nutrimento della vostra spiritualità.
* * *
E che dire del santo Rosario e del peculiare valore che esso ha per voi, cari ammalati? Quale dolce consolazione è questo intimo e filiale colloquio con Maria, nelle ore della solitudine, dell’angoscia, della desolazione! Vicino a Maria - voi lo sapete bene - ogni croce diventa leggera, e le stesse sofferenze diventano fonte di merito. Anche per voi, cari Sposi novelli, è necessaria e spiritualmente assai utile la protezione materna della Vergine, invocata sotto il titolo di Regina del santo Rosario. Anche a voi, pertanto, desidero rivolgere, col mio saluto, una parola di speciale esortazione a conferma dell’uso di questa pia pratica all’interno del focolare domestico, che avete da poco fondato. Darete così una dolce tonalità mariana al vostro amore di sposi cristiani.
Vi accompagni tutti la mia benedizione.
Copyright © Libreria Editrice Vaticana
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana