GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì 21 novembre 2001
Cantico: Es 15,1-4a. 8-13. 17-18
Inno di vittoria per il passaggio del Mar Rosso
Lodi Sabato 1a Settimana (Lettura: Es 15,1-4a.13.17).
1. Questo inno di vittoria (cfr Es 15,1-18), proposto alle Lodi del sabato della prima settimana, ci riporta a un momento-chiave della storia della salvezza: all’evento dell’Esodo, quando Israele fu salvato da Dio in una situazione umanamente disperata. I fatti sono noti: dopo la lunga schiavitù in Egitto, ormai in cammino verso la terra promessa, gli Ebrei erano stati raggiunti dall’esercito del faraone, e nulla li avrebbe sottratti all’annientamento, se il Signore non fosse intervenuto con la sua mano potente. L’inno indugia a descrivere la tracotanza dei disegni del nemico armato: "inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino…" (Es 15,9).
Ma cosa può anche il più grande esercito, di fronte all’onnipotenza divina? Dio comanda al mare di aprire un varco per il popolo aggredito e di richiudersi al passaggio degli aggressori: "Soffiasti con il tuo alito: li coprì il mare, sprofondarono come piombo in acque profonde" (Es 15,10).
Sono immagini forti, che vogliono dare la misura della grandezza di Dio, mentre esprimono lo stupore di un popolo che quasi non crede ai suoi occhi, e si scioglie a una sola voce in un canto commosso: "Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato. È il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare!" (Es 15,2).
2. Il Cantico non parla soltanto della liberazione ottenuta; ne indica anche lo scopo positivo, il quale non è altro che l’ingresso nella dimora di Dio per vivere nella comunione con Lui: "Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con forza alla tua santa dimora" (Es 15,13). Così compreso, questo evento non solo fu alla base dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, ma divenne come il "simbolo" di tutta la storia della salvezza. Tante altre volte Israele sperimenterà situazioni analoghe, e l’Esodo si riattualizzerà puntualmente. In modo speciale quell’evento prefigura la grande liberazione che Cristo realizzerà con la sua morte e risurrezione.
Per questo il nostro inno risuona a titolo speciale nella liturgia della Veglia pasquale, per illustrare con l’intensità delle sue immagini ciò che si è compiuto in Cristo. In lui siamo stati salvati non da un oppressore umano, ma da quella schiavitù di Satana e del peccato, che fin dalle origini pesa sul destino dell’umanità. Con lui l’umanità si rimette in cammino, sul sentiero che riconduce alla casa del Padre.
3. Questa liberazione, già realizzata nel mistero e presente nel Battesimo come un seme di vita destinato a crescere, raggiungerà la sua pienezza alla fine dei tempi, quando Cristo tornerà glorioso e "consegnerà il Regno a Dio Padre" (1Cor 15,24). Proprio a questo orizzonte finale, escatologico, la Liturgia delle Ore ci invita a guardare, introducendo il nostro Cantico con una citazione dell’Apocalisse: "Coloro che avevano vinto la bestia… cantavano il cantico di Mosé, servo di Dio" (Ap 15, 2.3).
Alla fine dei tempi, si realizzerà pienamente per tutti i salvati ciò che l’evento dell’Esodo prefigurava e la Pasqua di Cristo ha compiuto in modo definitivo, ma aperto al futuro. La nostra salvezza infatti è reale e profonda, ma sta tra il "già" e il "non ancora" della condizione terrena, come ci ricorda l’apostolo Paolo: "Nella speranza noi siamo stati salvati" (Rm 8,24).
4. "Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato" (Es 15,1). Mettendoci sulle labbra queste parole dell’antico inno, la Liturgia delle Lodi ci invita a porre la nostra giornata nel grande orizzonte della storia della salvezza. È questo il modo cristiano di percepire lo scorrere del tempo. Nei giorni che si accumulano ai giorni non c’è una fatalità che ci opprime, ma un disegno che si va dipanando, e che i nostri occhi devono imparare a leggere come in filigrana.
A questa prospettiva storico-salvifica erano particolarmente sensibili i Padri della Chiesa, che amavano leggere i fatti salienti dell’Antico Testamento - dal diluvio del tempo di Noè alla chiamata di Abramo, dalla liberazione dell’Esodo al ritorno degli Ebrei dopo l’esilio babilonese - come "prefigurazioni" di eventi futuri, riconoscendo a quei fatti un valore "archetipico": in essi erano preannunciate le caratteristiche fondamentali che si sarebbero ripetute, in qualche modo, lungo tutto il corso della storia umana.
5. Del resto già i profeti avevano riletto gli eventi della storia della salvezza, mostrandone il senso sempre attuale e additandone la realizzazione piena nel futuro. È così che, meditando sul mistero dell’alleanza stipulato da Dio con Israele, essi giungono a parlare di una "nuova alleanza" (Ger 31,31; cfr Ez 36,26-27), nella quale la legge di Dio sarebbe stata scritta nel cuore stesso dell’uomo. Non è difficile vedere in questa profezia la nuova alleanza stipulata nel sangue di Cristo e realizzata attraverso il dono dello Spirito. Recitando questo inno di vittoria dell’antico Esodo alla luce dell’Esodo pasquale, i fedeli possono vivere la gioia di sentirsi Chiesa pellegrinante nel tempo, verso la Gerusalemme celeste.
6. Si tratta dunque di contemplare con stupore sempre nuovo quanto Dio ha disposto per il suo Popolo: "Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua promessa, luogo che per tua sede, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato" (Es 15,17). L’inno di vittoria non esprime il trionfo dell’uomo, ma il trionfo di Dio. Non è un canto di guerra, è un canto d’amore.
Lasciando che le nostre giornate siano pervase da questo fremito di lode degli antichi Ebrei, noi camminiamo per le strade del mondo, non prive di insidie, rischi e sofferenze, con la certezza di essere avvolti dallo sguardo misericordioso di Dio: nulla può resistere alla potenza del suo amore.
Saluti:
I offer a warm welcome to the participants in the Rome Study Visit organized by the Bossey Ecumenical Institute. May your experience of Christian Rome be a source of enrichment for your work in the service of reconciliation and unity between Christ’s followers. I also greet the clergy of the Church of Norway taking part in a study tour. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from Ireland, Taiwan and the United States, I cordially invoke God’s blessings of joy and peace.
J’accueille avec joie les pèlerins de langue française. Que le Christ Sauveur qui, par le Baptême, vous a fait passer de la mort à la vie, vous affermisse dans l’espérance pour lutter contre la violence sous toutes ses formes et pour construire une humanité selon le cœur de Dieu ! À tous, j’accorde bien volontiers la Bénédiction apostolique.
Mit diesen Gedanken grüße ich die Pilger und Besucher aus den Ländern deutscher Sprache, unter ihnen den Absolventenverein Landwirtschaftlicher Schulen aus Südtirol. Möge die lebendige Hoffnung auf Gottes rettende Macht und Liebe euer Leben froh und hell machen! Mit diesem Wunsch erteile ich euch, euren Lieben daheim und allen, die mit uns über Radio Vatikan und das Fernsehen verbunden sind, von Herzen den Apostolischen Segen.
Saúdo os peregrinos e ouvintes de língua portuguesa. Desejo a todos felicidades, paz e graça no Senhor. Na perspectiva da Solenidade de Nosso Senhor Jesus Cristo, Rei do Universo, façamos o propósito de colaborar humilde e fervorosamente para que Cristo habite no coração de todo cristão; que não haja mais ódios nem crueldades, que estendamos pela terra o bálsamo forte e pacífico do amor. Recebam todos a minha Bênção Apostólica.
Doy mi cordial bienvenida a todos los peregrinos venidos de España y de Latinoamérica. Que la lectura y meditación de este Cántico os aliente a vivir cada una de vuestras jornadas en la perspectiva de la historia de la salvación.
Saluto in lingua croata:
Draga braćo i sestre, Euharistija je spomenčin, koji nam je Krist naloio da ga slavimo, vazmena gozba i jedina rtva novoga i vječnoga Saveza. U njoj se »vrši djelo našega otkupljenja« (Lumen gentium, 3) i njegovi plodovi u obilju darivaju kako ivima tako i pokojnima.
Od srca pozdravljam nazočne hrvatske hodočasnike te im udjeljujem apostolski blagoslov.
Hvaljen Isus i Marija!
Traduzione del saluto in lingua croata:
Cari Fratelli e Sorelle, l'Eucaristia è memoriale che Cristo ci ha comandato di celebrare, convito pasquale, unico sacrificio della nuova ed eterna Alleanza. In essa «si compie l'opera della nostra redenzione» (Lumen gentium, 3) e si elargiscono in abbondanza i suoi frutti tanto ai vivi quanto ai defunti.
Saluto di cuore i pellegrini croati qui presenti, impartendo loro la Benedizione Apostolica.
Siano lodati Gesù e Maria!
Saluto in lingua ungherese:
Szeretettel köszöntöm a magyar híveket, különösen azokat, akik Szekszárdról érkeztek. Isten hozott Benneteket!
Kívánom nektek, hogy az apostolok városában elmélyüljön hitetek, s hogy hazátokban tanúi lehessetek a krisztusi lelkületnek
E gondolatokkal szívbôl adom Rátok apostoli áldásomat.
Dicsértessék a Jézus Krisztus!
Traduzione del saluto in lingua ungherese:
Saluto cordialmente i fedeli ungheresi, specialmente quanti provengono da Szekszárd.
Vi auguro, che nella città degli Apostoli la vostra fede si approfondisca e nella vostra Patria possiate divenire testimoni autentici di Cristo.
Con questi pensiero vi imparto volentieri la Benedizione Apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo!
* * * * *
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto il gruppo di presbiteri partecipanti al corso di Esercizi spirituali promosso dall’Istituto secolare "Sacerdoti Missionari della Regalità di Cristo" e auguro loro di attingere dalla preghiera nuovo slancio apostolico, per una sempre più incisiva testimonianza a Cristo e al suo Vangelo.
Saluto poi con affetto i rappresentanti dell’Associazione "Il mio Dio canta giovane", giunti da varie Regioni italiane. Carissimi, mi compiaccio con voi e con quanti condividono il vostro nobile ideale di testimoniare il Vangelo della vita, promovendo e diffondendo il canto di ispirazione religiosa. Possano le vostre canzoni essere l’eco del comandamento di Cristo: "Amatevi come io vi ho amato".
Il mio pensiero va ora ai membri della Legio Mariae, qui convenuti numerosi in occasione dell’ottantesimo anniversario di fondazione del sodalizio mariano. Mentre esprimo apprezzamento per il loro servizio ecclesiale, invito ciascuno a vedere in Maria Santissima un modello a cui fare costante riferimento. Sia la Vergine l’esempio che trascina, la guida sicura che conduce a Cristo.
Saluto infine i giovani, i malati e gli sposi novelli.
Domenica prossima, ultima del tempo ordinario, celebreremo la solennità di Cristo, re dell’Universo. Cari giovani, ponete Gesù al centro della vostra vita, e da Lui riceverete luce e coraggio in ogni scelta quotidiana. Cristo, che ha fatto della Croce un trono regale, insegni a voi, cari malati, a comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione a Lui. A voi, cari sposi novelli, auguro di riconoscere la presenza del Signore nel vostro cammino matrimoniale, sì da partecipare alla costruzione del suo Regno di amore e di pace.
Oggi, memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, si celebra la Giornata per le Claustrali. Alle Sorelle chiamate dal Signore alla vita contemplativa, desidero assicurare la speciale vicinanza mia e dell’intera Comunità ecclesiale. Rinnovo, al tempo stesso, l’invito a tutti i cristiani affinché non facciano mancare ai monasteri di clausura il necessario sostegno spirituale e materiale. Tanto dobbiamo, infatti, a queste persone che si consacrano interamente all’incessante preghiera per la Chiesa e per il mondo!
A tutte queste care Sorelle invio di cuore una speciale Benedizione Apostolica.
Sono profondamente addolorato per la recente notizia della brutale uccisione di quattro giornalisti, in Afghanistan. Esprimo vivo cordoglio ai familiari e a quanti sono colpiti da così drammatico evento.
Affidiamo alla misericordia del Signore le anime di questi defunti, e per essi, come pure per tutte le altre vittime della violenza, preghiamo ora cantando insieme il Padre Nostro.
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