VISITA ALL’OSPEDALE «VILLA ALBANI» DI ANZIO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Sabato, 3 settembre 1983
Carissimi fratelli e sorelle ammalati!
1. Con profonda commozione mi trovo in mezzo a voi per questa mia visita, breve ma intensa: sono voluto venire per porgervi personalmente il mio saluto affettuoso e per sottolineare che voi siete sempre presenti nel mio pensiero e nella mia preghiera.
Insieme con voi desidero pure salutare il Pastore della diocesi, Monsignor Dante Bernini, Monsignor Emanuele Clarizio, Arcivescovo titolare di Anzio, il Sindaco della città, il Presidente dell’Unità sanitaria locale, il Presidente del Comitato genitori dei degenti, i vostri parenti, amici e tutti quanti sono oggi presenti in questo luogo di dolore e di speranza; un particolare pensiero di deferente ossequio rivolgo ai responsabili dell’Ospedale, ai primari, ai medici, al personale paramedico, a tutti i collaboratori nelle varie specializzazioni, come pure ai religiosi e alle religiose, che prestano servizio, e a tutti coloro che assistono e aiutano gli infermi, con amore e dedizione.
Ben ricordando l’esclamazione del Divin Maestro: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi!” (cf. Mt 11, 28). anch’io sento il bisogno e il dovere di incontrarmi con i malati, con gli anziani, e con tutte le persone che soffrono. Io sono qui con voi, in questo ospedale di Anzio, prima di tutto per augurarvi la guarigione: per questo motivo siete qui accolti e per questo si industriano i medici e i loro collaboratori; e questo attendete voi, malati, insieme ai vostri familiari, con ansia e trepidazione. Preghiamo con piena fiducia e chiediamo al Signore che questo desiderio si adempia al più presto.
Nello stesso tempo, sono qui anche per portarvi la parola dell’incoraggiamento e della fede cristiana. E che cosa dice il messaggio di Cristo in modo peculiare nei riguardi della sofferenza e della malattia? Gesù con la sua parola divina, e perciò assoluta e decisiva, e altresì con l’esempio della sua passione e morte in Croce, proclama che la sofferenza non è mai inutile: essa, misteriosamente, ma realmente entra nel disegno provvidenziale della creazione e della Redenzione dell’umanità, come purificazione dal peccato che investe la natura umana; come insegnamento circa i valori trascendenti ed eterni; come anelito alla vera e autentica vita felice in Dio e con Dio. Per questo motivo san Paolo, scrivendo ai Romani, diceva: “Io ritengo . . . che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi!” (Rm 8, 18).
2. Certamente si rimane sconvolti sia davanti alla presenza del male, quando intacca la nostra vita, sia davanti all’immenso oceano di dolore, che avvolge la storia umana, passata e presente. Eppure, la luce della fede ci fa vedere al centro di questo calvario della storia la Croce di Cristo: nessuno mai è dimenticato, abbandonato, emarginato dall’Altissimo! E nessuno - dice ancora san Paolo - ci può separare dall’amore di Cristo! (cf. Rm 8, 35. 39). Perciò, cari malati e voi che mi ascoltate, rimanete nell’amore e nella luce di Cristo! Tenete accesa la lampada della fiducia e della confidenza! “Voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno - assicura l’apostolo -; noi non siamo della notte, né delle tenebre! . . . Dio ci ha destinati . . . all’acquisto della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi, perché sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui” (1 Ts 5, 5. 9-10).
Ho ancora viva nella memoria la visione dei tanti malati incontrati alcuni giorni or sono presso la Grotta di Massabielle, a Lourdes. Maria santissima apparve per diciotto volte alla piccola Bernardetta e operò tanti miracoli e tante conversioni, unicamente per confortare e confermare la nostra fede in Dio, in Cristo, nella Chiesa; unicamente perché manteniamo sempre accesa la lampada della fede, anche nei momenti della sofferenza, anche nella desolazione del mondo moderno, che si sente così deluso e minacciato. Abbandoniamoci con totale fiducia a Dio, che ama e guida le sorti della storia umana.
3. Sono venuto qui anche per conferire il sacramento della Confermazione ad alcuni fratelli, circondati dal nostro comune affetto e dalla nostra solidarietà e comunione cristiana. Essi riceveranno tale Sacramento, che rappresenta una tappa di particolare importanza nella “Iniziazione cristiana”, durante l’Anno Giubilare della Redenzione, che ci ricorda il Sacrificio compiuto da Cristo per noi e per la nostra salvezza. Mediante questo Sacramento essi verranno vincolati più perfettamente alla Chiesa, alla quale erano già stati incorporati con il Battesimo; saranno arricchiti di una speciale forza dello Spirito Santo, e in tal modo saranno più strettamente impegnati a diffondere e a difendere la fede come veri testimoni di Cristo (cf. Lumen Gentium, 11).
Dobbiamo sentire, in questa significativa circostanza, la gioia e la fierezza della crescita continua della Chiesa, la quale vede oggi in questi nuovi cresimandi coloro che, rinvigoriti dalla virtù dello Spirito Santo, saranno di esempio agli altri con la loro bontà, con la loro semplicità, ma soprattutto con la loro sofferenza, che li accomuna in modo speciale a Cristo crocifisso.
Auspico di vero cuore che questo storico ospedale “Villa Albani” di Anzio, con sempre maggiore prestigio e rinnovato vigore, continui la sua magnifica opera di assistenza e di cura dei sofferenti, mediante l’apporto e il contributo generoso e disinteressato di tutte le categorie e a tutti i livelli. E vi accompagni sempre la mia benedizione apostolica, che con grande affetto vi imparto, ed estendo a tutte le persone a voi care.
Come è consuetudine del primo sabato di ogni mese, il Santo Padre guida nella serata la recita del Santo Rosario diffuso in rete dalla Radio Vaticana. Dopo la recita del Rosario, il Papa rivolge il suo saluto a diversi gruppi.
Voglio ora rivolgere il mio cordiale saluto ai cari fratelli e sorelle dell’Opera assistenza malati impediti, che hanno voluto salire quassù per recitare con me il Santo Rosario: siano i benvenuti! Intendo altresì ringraziare per la visita i Vescovi e i sacerdoti che li hanno accompagnati, come pure le religiose e i volontari che li assistono.
Quale conforto è per me il sapere che voi, e tante altre persone come voi, pregano e offrono disagi e sofferenze a sostegno del mio ministero apostolico. La Redenzione ha avuto il suo momento culminante nella passione, morte e risurrezione di Gesù, che in questo Anno Giubilare ricordiamo particolarmente. Ogni impegno per attualizzarne l’efficacia tocca il suo vertice nell’offerta della sofferenza di ciascuno in comunione amorosa col Cristo morto e risorto.
Possa ognuno di voi vivere ogni istante della propria esistenza in questa luminosa prospettiva, traendone incentivo sempre rinnovato ad amare e servire Cristo nei fratelli. Vi sono vicino con grande affetto e benedico voi, gli altri assistiti dell’Opera e quanti per voi si prodigano con santa generosità e spirito evangelico.
Rivolgo un cordiale saluto al pellegrinaggio di Würzburg guidato dal Vescovo Paul Werner Scheele. Vi auguro di fare una profonda esperienza della vostra comunione e della vostra appartenenza alla Chiesa intera.
Con gioia particolare saluto, in vista della mia imminente visita pastorale, un gruppo proveniente dall’Austria, la “Corale San Filippo”. Il vostro bel servizio, mediante il quale, si può dire, voi date ali alla preghiera della comunità, possa rafforzarvi nella fede, nella speranza e nella carità e approfondirsi sempre più.
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