INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO DEI PONTIFICI ATENEI ROMANI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Lunedì, 24 ottobre 1983
1. Al centro stesso della liturgia odierna si trovano le parole del profeta Isaia, che Gesù di Nazaret ha detto nella Sinagoga della città natale: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4, 18).
Gesù di Nazaret ha letto queste parole, perché esse si riferivano a lui. Fu lui quel Mandato e Unto. Lui quel Messia. Noi rileggiamo oggi nella liturgia quelle stesse parole insieme con il canto “alleluia”, perché in Gesù Cristo siamo Popolo messianico. Abbiamo parte nel suo Vangelo ed Eucaristia. Siamo chiamati per partecipare alla sua missione: sacerdotale, profetica e regale.
2. “Lo Spirito del Signore è sopra di me . . .”. Così dice Cristo. E noi ci siamo riuniti qui per invocare lo Spirito Santo, all’inizio dell’anno accademico, in fervida preghiera. Lo invochiamo perché sia sopra di noi; perché operi in noi.
Cari professori e studenti degli Atenei ecclesiastici di Roma! Quanto grande è la vostra partecipazione alla vocazione del Popolo messianico! Quanto particolare è la partecipazione alla vocazione di Cristo: sacerdote, profeta e re! È la parte e la partecipazione di ogni Ateneo quale particolare comunità accademica che unisce in sé strettamente i docenti e gli studenti. È la parte e la partecipazione di ciascuno di voi, professori, studiosi, insegnanti; partecipazione, in certo qual modo, unica e irrepetibile! È la parte e la partecipazione di ciascuno di voi, studenti: quanto importante per la chiamata che Gesù Cristo vi trasmette nella sua Chiesa!
Per le vie che questa Chiesa - Popolo di Dio - percorrerà in diversi luoghi della terra (gli Atenei romani concentrano studenti e professori di tutto il mondo) è indispensabile la vostra obbedienza allo Spirito Santo, la vostra sottomissione e sensibilità dinanzi alla sua azione. Perciò lo invochiamo oggi con umiltà e zelo. Quell’umiltà e quello zelo, con cui la Chiesa manifesta la sua responsabilità magisteriale dinanzi all’intero Popolo messianico.
3. Ci riuniamo oggi per l’inaugurazione dell’anno accademico 1983-84 nell’ambito del Giubileo straordinario della Redenzione. E perciò, sulla soglia di questo anno, innanzitutto vi auguro che tutto ciò che costituirà l’attività di professori e studenti dei Pontifici atenei di Roma (e anche della Chiesa intera) apra sempre meglio gli occhi della vostra anima al mistero della Redenzione; alla realtà della Redenzione.
“Fratelli, noi siamo debitori” (Rm 8, 12). Queste parole di san Paolo dalla Lettera ai Romani hanno la forza di una mirabile sintesi: sì, siamo debitori!
La Redenzione vuol dire un debito da parte nostra. Il debito contratto già nella dimensione della creazione. Tuttavia questo debito ha nella Redenzione una dimensione nuova, nata dalla Croce e dalla risurrezione di Cristo. Infinite grazie a Dio per questo debito.
Ringraziamo Dio per essere debitori. Poiché in tale modo anche la nostra vita umana ha una sua dimensione divina; e questa dimensione dà, al tempo stesso, a questa vita un senso e un significato definitivi.
4. San Paolo, nella stessa Lettera ai Romani, fa un’analisi di tale debito, che si identifica con tutta la nostra vita, con tutta l’esistenza umana.
“. . . Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio . . .” (Rm 8, 14).Nello Spirito di figliolanza adottiva possono gridare a Dio: “Abbà, Padre!” (cf. Rm 8, 15). “Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (cf. Rm 8, 16-18).
In questo modo l’eredità di Dio è inscritta nella nostra vita. Nello stesso essere umano. In questo modo siamo debitori. In questo modo siamo chiamati a far morire con l’aiuto dello Spirito le opere del corpo (cf. Rm 8, 13). Siamo chiamati a trovare nel mistero della Redenzione, cioè nella Croce e nella risurrezione, l’ispirazione e la forza.
Proprio nel nome di questa chiamata invochiamo oggi con umiltà e ardore lo Spirito Santo, affinché egli stesso conforti il nostro spirito con la sua testimonianza. Affinché lo illumini e lo sostenga durante tutti i giorni del nuovo anno accademico, che è radicato nel Giubileo straordinario dell’Anno della Redenzione.
“Benedetto il Signore sempre; ha cura di noi il Dio della salvezza” (Sal 68, 20). Amen.
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