VISITA ALLA PARROCCHIA DELLA GRAN MADRE DI DIO A PONTE MILVIO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 11 novembre 1984
1. “Il regno è simile a dieci vergini, che . . . uscirono incontro allo sposo” (Mt 25, 1).
Chi è questo sposo? La figura dello Sposo, che parla d’amore disinteressato, è profondamente inscritta nei Libri dell’Antico e del Nuovo Testamento. È l’amore col quale Dio “dona se stesso”. Non solo rivela se stesso nei numerosi e differenti doni del creato ma Egli stesso diventa il Dono per l’uomo che vive nella comunità del Popolo di Dio: il Dono per la vita eterna in Dio.
Il popolo d’Israele ha conosciuto questa verità su Dio nell’Antica Alleanza, soprattutto mediante l’insegnamento dei Profeti.
Questa verità su Dio alla fine è stata rivelata in Gesù Cristo: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito . . .” (Gv 3, 15)
E il Figlio ha realizzato questo amore del Padre mediante il suo Vangelo. E infine lo ha realizzato mediante la Croce e la Risurrezione. Nella Croce e nella Risurrezione l’amore misericordioso di Dio per tutta l’umanità ha assunto una potenza redentrice.
Lo Sposo, di cui si parla nella parabola odierna, è il Redentore del mondo. Nella potenza del suo amore redentore Gesù Cristo è diventato lo Sposo della Chiesa, lo Sposo di ogni anima umana nella grande, interpersonale comunità del Popolo di Dio.
2. La parabola parla di dieci vergini che uscirono incontro allo Sposo. In questo modo essa fa riferimento alla prassi di allora collegata con la cerimonia nuziale.
Mediante questo riferimento, mediante questa cifra simbolica delle dieci vergini, si rivela una verità universale.
Tutti gli uomini sono chiamati ad andare incontro a Cristo Redentore, perché Egli stesso viene incontro a tutti ed a ciascuno, come “Colui che ama”; come lo Sposo, il quale dona se stesso per amore.
Non ci parlano forse di questo la Croce e la Risurrezione? Non ce ne parlano tutti i sacramenti della Chiesa e, in particolare, la santissima Eucaristia?
3. Oggi, questa chiamata è rivolta, in modo particolare, a questa vostra parrocchia, dedicata alla Gran Madre di Dio.
La visita pastorale del Vescovo di Roma nella vostra parrocchia ha proprio questo scopo: vuole esprimere e riconfermare il fatto che nella comunità del Popolo cristiano di tutta la Chiesa, e in particolare di questa Chiesa che fin dai tempi di San Pietro è a Roma, la vostra parrocchia - ed insieme ciascuno e ciascuna di quanti appartengono ad essa - sono chiamati ad incontrare Cristo-Redentore - Cristo stesso, infatti, viene incontro come Sposo a ciascuno e a tutti in questa comunità.
Nel nome del suo amore redentore ed insieme col Cardinale Vicario, tutti e ciascuno di voi qui convenuti per prendere parte alla celebrazione eucaristica.
Saluto, in particolare, Monsignor Antonetti, il Vescovo Ausiliare del Settore Nord, Monsignor Alessandro Plotti; il Parroco Monsignor Gastone Moretti, e gli altri Sacerdoti del Presbiterio quali sono in mezzo a voi, cari Fratelli e Sorelle del quartiere di Ponte Milvio, per costruire una comunità viva e per testimoniare il Cristo con l’esempio della loro coerenza evangelica e del loro zelo apostolico.
Saluto poi le Suore Serve di Maria Ss.ma Addolorata; le Suore Scolastiche Francescane di Cristo Re; le Suore dell’Apostolato Cattolico, fondate da San Vincenzo Pallotti; le Suore di San Francesco di Sales e le Ancelle di Maria Immacolata, di rito Bizantino-ucraino. A tutte queste zelanti Religiose va il mio ringraziamento per la loro collaborazione nell’ambito parrocchiale e per la loro sempre più profonda e matura apprezzata opera nel campo scolastico ed ospedaliero.
Il mio saluto si rivolge altresì a tutti i membri delle Associazioni, dei Movimenti e dei Gruppi catechistici, che si adoperano per animare e favorire una formazione interiore sia nell’ambiente dei giovani che in quello degli adulti.
Un pensiero affettuoso vorrei far giungere anche a coloro che si tengono lontani dalla Comunità parrocchiale, forse perché nutrono nei confronti di essa sentimenti di indifferenza o di ostilità. Sappiano costoro che essi non sono dimenticati o ignorati dalla Chiesa, dal Papa, come pure dai Sacerdoti che qui svolgono il loro ministero, e che non cessano di alimentare nel loro cuore la speranza di poter un giorno aprire con loro un dialogo, che consenta una migliore conoscenza reciproca ed un discorso approfondito sul Cristo e sulla sua Chiesa.
A tutti voi, che vivete all’ombra di questa Chiesa che sorge sul luogo dove, secondo una tradizione, apparve a Costantino il segno della Croce in un momento decisivo per la storia del Cristianesimo, dico: guardate alla Croce, come al simbolo della lotta e della vittoria sul peccato e sul male; sia essa lo strumento della vostra santificazione e del vostro successo finale: in hoc signo vinces.
4. La parabola evangelica parla di dieci vergini, delle quali cinque erano sagge e cinque no.
Le sagge furono quelle che, uscendo incontro allo Sposo, presero non solo le loro lampade, ma anche l’olio per sostenere la fiamma che ardeva in quelle lampade.
Le vergini stolte dimenticarono l’olio.
Perciò, quando giunse lo sposo, le prime furono pronte per entrare insieme con lui alle nozze. Alle altre invece si spensero le lampade per mancanza di olio. Non erano pronte per entrare alle nozze insieme con lo sposo. E non entrarono.
Questa parabola è molto eloquente ed in pari tempo profondamente significativa.
La lampada accesa è l’uomo, che risponde alla chiamata dello Sposo. La lampada accesa è la vita umana, nella quale fruttifica la potenza redentrice della Croce e della Risurrezione di Cristo. La lampada accesa è il cuore dell’uomo, illuminato dalla fede e dalla speranza, ed insieme ardente di quell’amore che lo Spirito Santo “diffonde nei nostri cuori” come l’olio di cui parla il Vangelo. La lampada accesa è la grazia santificante, come stato dell’anima umana, come pegno della vita eterna.
5. Il Vescovo di Roma viene oggi alla vostra parrocchia per ricordarvi il mistero dello Sposo Divino, che è il nostro Redentore.
Viene pure per ricordare le “lampade e l’olio” della parabola evangelica.
Viene a ricordare la necessità di tenere sempre desta la lampada del fervore cristiano e sempre pronto l’olio della generosità, che non viene meno nell’attesa del Signore. Fervore e generosità: sono queste, virtù indispensabili affinché voi possiate perseverare nella sequela del Cristo con entusiasmo, per scuotervi, qualora ce ne fosse bisogno, dal torpore e dall’indifferenza in materia religiosa, e per sentirvi ed essere membri realmente vivi ed operanti nel contesto della vita parrocchiale. Fervore e generosità per superare ogni indugio, ogni pregiudizio ed ogni esitazione nella libera e fattiva risposta all’invito evangelico di vigilare e di scrutare i segni dei tempi salvifici per non sentirsi ripetere un giorno le dure parole della parabola: “In verità vi dico: non vi conosco” (Mt 25, 12).
6. Il nostro incontro, in occasione della visita, con Cristo Sposo, è prima di tutto un incontro nella preghiera. Celebrando l’Eucaristia desidero pregare insieme con voi, con quelli che sono qui presenti, e con tutti coloro che appartengono a questa parrocchia:
- prima di tutto: affinché, con sempre maggiore consapevolezza, riconosciate in Gesù Cristo quell’Amore eterno che dà senso e valore definitivi a tutta la nostra esistenza e vita;
- poi: affinché rispondiate a questo amore; affinché non si spengano le lampade della vocazione cristiana nelle vostre mani, ma perché siano sempre ardenti con la luce della fede, della speranza e della fiamma dell’amore. Affinché viviate nella grazia santificante e non in stato di peccato.
E infine: in questo mese che è dedicato in modo speciale alla memoria dei Defunti, io prego insieme con voi per tutti i Defunti di questa parrocchia della Gran Madre di Dio.
Che essi tutti insieme, entrino con Cristo-Redentore e Sposo alle “nozze” della Vita Eterna nella Casa del Padre!
Amen.
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