VISITA ALLA PARROCCHIA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 16 dicembre 1984
1. Dalla parola di Dio dell’odierna liturgia domenicale d’Avvento ascoltiamo un meraviglioso canto a due voci.
Da vicino, in un certo senso dal cuore stesso dell’Avvento, parla la Vergine di Nazaret, prescelta ad essere la madre del Messia.
Da lontano invece risuona Isaia profeta, in un certo senso l’“evangelista” dell’antica alleanza. Tutte e due le voci si incontrano e si armonizzano in un modo meraviglioso.
2. Ecco le parole di Maria: “L’anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, / perché ha guardato l’umiltà della sua serva... / Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente... / di generazione in generazione la sua misericordia / si stende su quelli che lo temono” (Lc 1, 46-50).
Ed ecco le parole del profeta: “Io gioisco pienamente nel Signore, / la mia anima esulta nel mio Dio, / perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, / mi ha avvolto con il manto della giustizia... / come una sposa che si adorna di gioielli” (Is 61, 10).
Ciò che si è manifestato nelle parole di Isaia trova in quelle di Maria non soltanto una lontana eco, ma una forma meravigliosa e, in un certo senso, una “rifinitura”.
Isaia magnifica Dio per il dono della grazia. E Maria magnifica Dio per il dono della grazia: per il dono di una grazia eccelsa, la più grande che ha potuto ricevere un essere umano: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata... e santo è il suo nome” (Lc 1, 48-49).
3. Tutti e due - il profeta e la Vergine di Nazaret - estendono pure il loro Magnificat a Dio per il dono di grazia e di misericordia, che si manifesta nella storia di Israele: e nella storia delle nazioni e dei popoli.
Le parole di Isaia: “Poiché come la terra produce la vegetazione / e come un giardino fa germogliare i semi, / così il Signore Dio farà germogliare la giustizia / e la lode davanti a tutti i popoli” (Is 61, 11).
Le parole di Maria: “Ha ricolmato di beni gli affamati, / ha rimandato i ricchi a mani vuote. / Ha soccorso Israele, suo servo, / ricordandosi della sua misericordia” (Lc 1, 53-54).
4. In questo canto a due voci della Vergine di Nazaret e di Isaia profeta la liturgia dell’odierna domenica presenta l’Avvento:
- primo, come opera salvifica di Dio, che si sviluppa attraverso la storia del popolo eletto - e raggiunge il suo culmine nel cuore della Vergine prescelta come Madre del Messia - per estendersi poi a tutta l’umanità; Dio viene all’umanità mediante questa opera salvifica;
- secondo, la liturgia dell’odierna domenica esprime l’Avvento come atteggiamento interiore dell’uomo.
L’Avvento significa aprire largamente gli occhi dell’anima sulla presenza di Dio nel creato; e aprire gli occhi dell’anima, sull’opera di Dio nel mondo, soprattutto nel cuore umano.
L’Avvento significa adorazione di Dio piena di gratitudine. Il Magnificat della Vergine Maria è l’inno più splendido della gratitudine: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”.
L’Avvento significa infine la gioia spirituale che deriva dalla gratitudine; dall’ammirazione per le grandi opere di Dio. L’odierna domenica d’Avvento porta in sé una chiamata speciale proprio a una tale gioia spirituale.
“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi” come dice san Paolo (Fil 4, 4).
5. Questo invito alla gioia è strettamente unito con la chiamata alla preghiera: “State sempre lieti, pregate incessantemente” (1 Ts 5, 16-17).
Soltanto la preghiera può far sì che gli occhi della nostra anima si aprano alle “grandi cose” che Dio fa a noi.
Soltanto la preghiera può consolidare nelle nostre anime quell’adorazione di Dio piena di gratitudine, che la Vergine Immacolata e il profeta Isaia esprimono nell’odierna liturgia.
Soltanto la preghiera può aprirci fino in fondo all’azione misteriosa e, nello stesso tempo, reale dello Spirito Santo Paraclito, dello Spirito di verità. Perciò san Paolo grida: “Non spegnete lo Spirito” (1 Ts 5, 19).
Queste parole sono indirettamente una chiamata alla preghiera.
La preghiera delinea in un certo senso la forma permanente dell’Avvento nella vita di ciascuno di noi. Essa fa sì che Dio sia presente nella nostra vita, e “venga” incessantemente.
6. Cari fratelli e sorelle! Questo è il messaggio e l’annunzio con i quali vengo nella vostra parrocchia, nella terza domenica di Avvento dell’anno del Signore 1984, in questa parrocchia dedicata a santa Maria delle grazie.
Questo titolo era stato assegnato dalla pietà popolare alla chiesetta, fatta costruire dal pio eremita calabrese Albenzio de Rossi nel ‘500. La vostra chiesa ha ereditato tale titolo, che è uno dei più belli della Madonna. Per manifestare la propria gratitudine alla Madre di Dio per l’intercessione sperimentata, il popolo romano sollecitò due volte, nel corso dei secoli, i pastori della diocesi, a incoronare la venerata icona della Vergine che veniva custodita nel tempietto e che oggi si trova nella vostra chiesa.
Nel solco di questa secolare gratitudine a Maria santissima, anch’io oggi incoronerò la sua sacra immagine, per richiamare la vostra attenzione sulle radici spirituali della vostra comunità parrocchiale. Ogni parrocchia, in forza di tali radici, ha un suo volto ben preciso, che risulta dalla sua storia, e che è un vero e proprio dono di Dio, da custodire e far fruttare. Voi ereditate la devozione mariana di frate Albenzio e dei suoi fratelli, i quali, con la loro vita umile e penitente e la loro esemplare carità verso i poveri e i pellegrini, tanto si resero benemeriti presso la popolazione romana, soprattutto quella di Borgo, dove avevano la loro sede.
È la consapevolezza di queste origini, che può consentire alla vostra comunità parrocchiale di trovare l’elemento della sua forza spirituale, della sua coesione interna e del suo irraggiamento apostolico. Così essa diventerà sempre più comunità di preghiera, di gioia spirituale e di gratitudine per le “grandi cose” di Dio.
La vostra è una parrocchia assai popolosa; e assai diversificate sono le sue aree umane. So che molteplici sono le iniziative che formano l’organizzazione parrocchiale, alcune di recentissima istituzione: si tratta di iniziative tutte buone, anche se, per ciascuna, il numero degli aderenti potrà crescere ancora. L’importante è essere convinti nella fede, in piena comunione con i responsabili della pastorale e con la comunità ecclesiale diocesana. Il resto, lo fa la potenza dello Spirito Santo. E la potenza del Signore, come sappiamo, è grande.
7. Desidero ora, insieme col cardinale vicario e il vescovo del settore, salutare cordialmente il parroco e i suoi collaboratori nel sacerdozio, le religiose, che in questa parrocchia hanno una cospicua presenza, oltre che con le loro proprie opere, anche con un servizio diretto e specifico; saluto le varie componenti della comunità parrocchiale: il consiglio pastorale, il consiglio per gli affari economici, i gruppi catechistici, il gruppo di Azione cattolica, della Caritas parrocchiale, di animazione liturgica, dell’Apostolato della preghiera, i ministri straordinari dell’Eucaristia, il gruppo dei ministranti, la corale parrocchiale; saluto i giovani, i bambini, le famiglie, gli anziani, in modo particolare saluto i sofferenti e coloro che in qualche modo stanno portando una croce particolarmente pesante. Il mio saluto vuole andare a tutti, anche agli assenti. A questi ultimi portate voi il saluto del Papa.
Esprimo il mio vivo compiacimento per lo sforzo fatto in ordine alla ristrutturazione della chiesa e delle opere parrocchiali. Sono al corrente del gravoso impegno economico al quale si è dovuti far fronte. Desidero elogiare la laboriosità di coloro che hanno messo in opera i progetti e la generosità di coloro che hanno dato gli aiuti materiali. Il Signore ricompensi tutti.
Come siete stati capaci di ristrutturare la chiesa di mattoni, così lo Spirito del Signore vi aiuti a riformare continuamente voi stessi, come pietre vive dell’“edificio spirituale” fondato sulla “pietra angolare” che è Cristo. Corrispondendo in tal modo all’impegno dei vostri sacerdoti, costruirete una chiesa viva la quale, sull’esempio della Madonna delle Grazie, adora il Padre “in spirito e verità”.
8. “Venne un uomo mandato da Dio / e il suo nome era Giovanni. / Egli venne come testimone / per rendere testimonianza alla luce, / perché tutti credessero per mezzo di lui”.
Accogliamo questa testimonianza d’Avvento di Giovanni. Accogliamo la testimonianza di Isaia. Accogliamo la testimonianza della Vergine di Nazaret.
“Il Dio della pace vi santifichi . . . per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele . . .!”.
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