CELEBRAZIONE EUCARISTICA NEL «LANCASTER PARK»
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
NEL LANCASTER PARK
Christchurch (Nuova Zelanda), 24 novembre 1986
“Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace” (Sal 71, 7).
Miei cari fratelli e sorelle in Cristo.
1. Siamo qui oggi per lodare il Re dei cieli, il Dio di grazia, il Re eterno. (cf. Cantus ad Introiturn: Praise, My Soul, The King of Heaven.)(Ivi) Rendo grazie a Dio Padre perché siamo qui riuniti il giorno successivo alla festa di Cristo Re per lodare Colui che è “buono e pietoso”, che è “grande nell’amore”.
Oggi ho la grande gioia di celebrare questa liturgia con voi, il clero, i religiosi e i laici della diocesi di Christchurch e della diocesi di Dunedin insieme ai rappresentanti provenienti dalla regione meridionale dell’arcidiocesi di Wellington. Porgo un cordiale saluto ai miei confratelli vescovi, in particolare al vescovo Hanrahan di Christchurch e al suo predecessore il vescovo Ashby, e al vescovo Boyle di Dunedin. E saluto con affetto tutti i miei fratelli e sorelle nella pace e nell’amore di Cristo.
So che l’anno prossimo la diocesi di Christchurch celebrerà il suo primo centenario e che la diocesi di Dunedin è già nel suo secondo secolo di vita. Ovunque vi sono chiari segni di come l’amorevole provvidenza di Dio vi abbia riccamente benedetto, e mi unisco a voi nel rendere lode al Dio Uno e Trino per la sua grande bontà verso di voi che vivete nella Nuova Zelanda del Sud. Oggi nel corso di questa Eucaristia avremo dinanzi ai nostri occhi e nei nostri cuori i missionari francesi, irlandesi e inglesi, in particolare quelli della Società di Maria, che evangelizzarono queste terre. Rendiamo grazie a Dio per loro e per i frutti del loro impegno nella Chiesa: le parrocchie, le scuole, gli ospedali; e ancor più i sacerdoti e religiosi che offrono la loro vita a Cristo; e le famiglie cristiane e i fedeli zelanti che costruiscono la Chiesa nella vita d’ogni giorno.
2. La lode che rendiamo a Dio passa sempre attraverso nostro Signore Gesù Cristo. Egli è la via verso il Padre. Egli è colui che ci insegna come dobbiamo vivere così da piacere al Padre. Egli ci insegna a comportarci come “figli del Padre vostro celeste” (Mt 5, 45). Lo facciamo seguendo il comandamento di Gesù: “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori . . . siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 44. 48).
Oggi a Christchurch Gesù dice queste parole, questa sfida a voi e a me. Il modello che abbiamo dinanzi non e semplicemente quello di dare a ciascuno il suo. Il modello per i seguaci di Cristo è “essere perfetti” come Dio stesso è perfetto.
Nei tempi antichi, in Medio Oriente, furono emanate le leggi di ritorsione per proteggere le persone dalle ingiustizie garantendo un risarcimento a chi aveva subìto un torto. La legge ebraica perfezionò queste norme per proteggere contro un eccessivo spirito di vendetta nella riparazione delle ingiustizie. Ma Cristo prende quelle stesse leggi e va al di là di esse. Egli sfida chi lo ascolta e tutti noi a cercare una giustizia più profonda e più ricca diventando perfetti come è perfetto il nostro Padre celeste, facendo della sua giustizia, della sua misericordia, della sua rettitudine il metro e il modello delle nostre (cf. Dives in Misericordia, 12). A noi e a tutto il mondo è data una nuova giustizia, la giustizia di Dio, la giustizia che deve nascere nei cuori di tutti i figli di Dio che seguono l’esempio e la chiamata di Cristo.
Nel Salmo che abbiamo appena recitato, troviamo un velato riferimento a Gesù che fonda per noi il regno di giustizia di Dio. Così come il salmista pregava per un Re che incarnasse tutta la giustizia che solo Dio può dare, allo stesso modo oggi noi preghiamo affinché la giustizia fondata da Cristo possa regnare su questa terra. Sì, è la giustizia di Dio che noi cerchiamo, la sua norma che noi cerchiamo perché “ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri” (Sal 71, 4). Oggi ci rivolgiamo a lui e chiediamo la sua giustizia, affinché ci “regga con giustizia” e affinché questo sia per noi un messaggio di pace (cf. Sal 71, 2-3).
3. Caro popolo della Nuova Zelanda: tu vivi in una parte del mondo che sembra una sorta di paradiso, una regione insuperabile per bellezza naturale. In tutta questa regione, due culture principali coesistono nella vostra società. Da una parte, vi è la cultura polinesiana: una cultura che è basata sulla tradizione orale, sulla terra e comunitaria. Dall’altra, vi è la cultura portata dai coloni europei, basata sulla scienza e la tecnologia, il commercio e l’impresa che caratterizzano l’Europa occidentale. La presenza di queste due radici della vostra civiltà vi dà una grande, se non unica opportunità. Poiché in questa terra potete dimostrare come queste due culture possono operare insieme con le altre culture. E tutto questo può essere fatto in spirito di armonia e giustizia, con amore e con quella rettitudine che ci ha insegnato nostro Signore e per la quale pregava il salmista.
Vostro è il nobile compito di comprendere e valutare tutti i molteplici elementi della vostra civiltà. Vostra è l’opportunità di promuovere il meglio delle vostre tradizioni e di affinare e purificare quegli aspetti che lo richiedono. Siete di fronte alla sfida di garantire che due culture distinte continuino a coesistere e si completino a vicenda. Il popolo Maori ha mantenuto la sua identità in questa terra.
I popoli provenienti dall’Europa, e più di recente dall’Asia, non sono venuti in un deserto. Sono venuti in una terra già caratterizzata da una ricca e antica eredità, e sono chiamati a rispettare e promuovere questa eredità quale elemento peculiare ed essenziale dell’identità di questo Paese. Il popolo Maori a sua volta è sfidato ad accogliere nuovi coloni e a imparare a vivere in armonia con chi è venuto da lontano per fare di questo luogo la propria casa.
Tutti voi siete invitati a vivere insieme in questa terra nella pace e nel rispetto reciproco. Lo fate riconoscendo il legame comune dell’essere membri di una sola famiglia umana, creata a immagine di Dio e chiamata a vedere nell’altro il proprio fratello e la propria sorella in Cristo. In questo modo, ciascuna cultura ha la possibilità di contribuire coi propri talenti e risorse al bene di tutti. Quando costruite una società giusta fondata sul rispetto reciproco e l’amore fraterno, allora la giustizia si dimostra la via verso la pace.
4. Tuttavia questo non è facilmente raggiungibile. Esige che siate aperti allo Spirito Santo “infuso in voi dall’alto” (cf. Is 32, 15). Significa “Dà a chi ti domanda” e “Non volgere le spalle” a chi è nel bisogno (Mt 5, 42).
Che meravigliosa prospettiva è questa! Quanto è benedetta la vostra nazione se fa della giustizia e della compassione la strada verso il proprio futuro! Se, invece, vi sono tra di voi atteggiamenti di superiorità razziale e culturale, sfruttamento o discriminazione, tali atteggiamenti ostacoleranno la giustizia. Distruggeranno l’armonia e la pace. Poiché la vera pace inizia nel cuore umano, e mette radici quando il cuore è stato purificato e rinnovato dalla misericordia di Dio. Il sacramento della Penitenza è il mezzo privilegiato perché abbia luogo questa purificazione e questo rinnovamento: è veramente il sacramento della pace. Nel nostro mondo contemporaneo possiamo facilmente essere tratti in inganno da un’illusione di assenza di peccato, dalla perdita del senso del peccato che va in direzione esattamente contraria al Vangelo. San Giovanni combatte molto apertamente questo errore quando dice: “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (1 Gv 1, 8).
Quali seguaci di Cristo, non possiamo mai dimenticare quella verità fondamentale sulla quale insisteva san Paolo quando scrisse: “Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” (1 Tm 1, 15). Gesù è il Principe della pace proprio perché ha vinto il peccato, quel peccato del mondo che mette il fratello contro il fratello, la sorella contro la sorella, e che è il grande distruttore dell’armonia e della pace.
Quando andiamo a confessarci, quando presentiamo i nostri peccati a Cristo nel sacramento della Penitenza, incontriamo il nostro Salvatore nel modo più personale possibile sulla terra. Egli ci accoglie con benevolenza e misericordia e ci concede il perdono che cerchiamo. Ci concede la grazia della conversione e rinnova le nostre menti e i nostri cuori con la sua luce e la sua pace. In questo modo, ci prepara a essere operatori di pace nel mondo.
Colui che “ci ha riconciliati tutti col Padre” è fratello e Signore di tutti. Egli ci chiama a sostituire l’ostilità con l’amicizia. Ci chiama ad avere un rispetto pieno di sensibilità per gli usi e i costumi degli altri. Al posto dell’incomprensione, della sfiducia e anche dell’odio - che nel passato possono aver diviso i popoli e corrotto le società - egli ci chiede di perdonare come il nostro Padre celeste ci ha perdonato. Con una salda fede nel Signore, e attraverso la pratica della giustizia di Dio nei confronti degli altri, possiamo camminare insieme lungo la via che conduce alla pace.
5. Con un senso della misericordia di Dio, e in uno spirito di fraterno amore e reciproco rispetto, la Nuova Zelanda crescerà in forza e armonia. In questo modo sarete in grado di affrontare i problemi che si presentano alle moderne società e comunità in transizione: i problemi della disoccupazione e i movimenti nel mercato del lavoro, il problema di nuovi mercati per i prodotti della Nuova Zelanda, i modelli di educazione e i bisogni sociali della popolazione, specialmente dei poveri. Questi e altri problemi possono essere risolti perché avete dentro di voi l’armonia che è nata dalla riconciliazione con Dio, e che porta frutti di giustizia e verità.
La giustizia tra le persone, e nei rapporti reciproci della società moderna, è un’esigenza indispensabile per il raggiungimento di una tale pacifica armonia. Di conseguenza, come ho affermato nel messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest’anno (IOANNIS PAULI PP. II Nuntius ob XIX diem ad pacem fovendam Calendis Ianuariis a. 1986 celebrandam, 4, die 8 dic. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 2 [1985] 1470): “se la giustizia sociale è il mezzo per promuovere una pace per tutti i popoli, allora ciò significa che noi riguardiamo la pace come un frutto indivisibile di relazioni giuste e oneste a ogni livello - sociale, economico, culturale ed etico - della vita umana su questa terra”.
Questa giustizia sociale, questo senso di solidarietà umana, deve essere vissuto in casa, nelle famiglie di questo Paese. Deve essere espressa nella vita delle vostre comunità, delle vostre cittadine e città, e così divenire lo stile di vita della vostra Nazione. In questo modo camminate insieme, desiderosi di promuovere la vera giustizia per ciascuno. In questo desiderio di giustizia troverete la via della pace.
6. Scoprirete anche il ruolo che la Nuova Zelanda può ricoprire nel Pacifico e nel mondo. Oggi stiamo diventando sempre più consapevoli dell’interdipendenza di tutti i popoli e nazioni. I problemi sociali ed economici di un Paese hanno una risonanza che va molto al di là dei confini di quel Paese. I frutti e i risultati ottenuti da nazioni più avanzate conferiscono loro una maggiore responsabilità verso i cittadini delle nazioni più povere e più bisognose.
Il mio predecessore Giovanni XXIII, con visione veramente profetica, sottolineò questo punto venticinque anni fa. Nella sua famosa enciclica Mater et Magistra (Mater et Magistra,157), scrisse: “La solidarietà che lega tutti gli essere umani e li fa membri di un’unica famiglia impone alle Comunità politiche, che dispongono di mezzi di sussistenza ad esuberanza, il dovere di non restare indifferenti di fronte alle Comunità politiche i cui membri si dibattono nelle difficoltà dell’indigenza, della miseria e della fame, e non godono dei diritti elementari di persona. Tanto più che, data l’interdipendenza sempre maggiore tra i popoli, non è possibile che tra essi regni una pace duratura e feconda, quando sia troppo accentuato lo squilibrio nelle loro condizioni economico-sociali”. (Mater et Magistra,157)
La pace nel mondo non può essere mai conquistata finché l’ingiustizia condizionerà i rapporti tra i popoli, e continueranno ad esistere squilibri sociali ed economici. La soluzione a questi problemi sta nel costruire una giustizia che faccia propri gli ideali di solidarietà sociale e che si conformi alla giustizia di Dio.
I Padri del Concilio Vaticano II così si espressero: “Tale pace non si può ottenere sulla terra se non è tutelato il bene delle persone e se gli uomini non possono scambiarsi con fiducia e liberamente le ricchezze del loro animo e del loro ingegno. La ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l’assidua pratica della fratellanza umana sono assolutamente necessari per la costruzione della pace. In tal modo la pace è frutto anche dell’amore, il quale va oltre quanto è in grado di assicurare la semplice giustizia” (Gaudium et Spes, 78).
7. Cari amici qui riuniti oggi per lodare il Signore insieme a me: rispondiamo alla chiamata di Cristo a essere perfetti come il nostro Padre celeste è perfetto in modo da poter essere veramente “figli del nostro Padre celeste”. Sosteniamoci vicendevolmente, poiché siamo tutti pellegrini sulla via della giustizia. Facciamo insieme quelle “due miglia” e diamo “a chi ci domanda”, di modo che egli o essa non si allontanino, ma possano trovare in ciascuno di noi un vero fratello o sorella. È in questo modo che la giustizia che pratichiamo reciprocamente diverrà la via verso la pace cui tutti aneliamo.
Oggi vediamo che la visione di Isaia comincia ad avverarsi. La rettitudine e la pace fioriranno in questa terra e in tutta questa regione del mondo. Poiché qui “prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà. Effetto della giustizia sarà la pace . . . e abiterete in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri” (Is 32, 16-18). La vostra giustizia, nata dal desiderio di essere “perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48), darà “una perenne sicurezza” (Is 32, 17) a voi e a tutti quelli la cui vita è toccata dal vostro amore.
Con le parole del salmista, preghiamo: “Dio, da’ al re il tuo giudizio, / al figlio del re la tua giustizia . . . / Le montagne portino pace al popolo / e le colline giustizia” (Sal 71, 1. 3). Pace al popolo di questa amata terra! Pace al popolo della Nuova Zelanda! Pace a tutti i popoli del mondo! Amen.
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