VIAGGIO APOSTOLICO IN MADAGASCAR, LA RÉUNION, ZAMBIA E MALAWI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Aeroporto “Army Air Wing” di Lilongwe (Malawi) - Sabato, 6 maggio 1989
“Dio è asceso . . . / Dio è re di tutta la terra / Dio regna sui popoli” (Sal 47, 5-8).
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, carissimo popolo di Lilongwe e della regione circostante.
1. Questa Messa celebrata a Lilongwe, nuova capitale del Malawi, è l’atto finale della mia visita attuale in Africa. Ho trascorso otto giornate memorabili in quattro differenti paesi. In questa Eucaristia porto tutti i popoli d’Africa davanti al Signore del cielo e della terra, e rinnovo il mio appello a voi tutti di amarlo. Rimanete vicini a Cristo: è questo il mio messaggio a voi, oggi. Nelle mie visite pastorali in tutto il mondo ho rivolto questo appello a popoli di ogni razza e di ogni lingua: restate vicini a Cristo! Vi chiedo di ricordare questo luogo, dopo che sarò partito.
Saluto il Vescovo Chimole, i sacerdoti della diocesi, i padri Bianchi che iniziarono questa missione; i padri Monfortani che hanno portato un così valido contributo all’evangelizzazione del Sud; i carmelitani, i francescani ed i padri di Kiltegan; i fratelli e le sorelle di congregazioni troppo numerose per menzionarle tutte, ma tutti amati e stimati per la loro testimonianza evangelica e per il loro amoroso servizio alla Chiesa. Invio un saluto speciale alle clarisse contemplative, la cui vita di preghiera e di penitenza ha una recondita fecondità spirituale. Offro il mio incoraggiamento a tutti i catechisti, ai membri di movimenti e di organizzazioni ecclesiali, ed a tutto il Popolo di Dio presente a questa Messa.
Ringrazio le pubbliche autorità per la loro partecipazione a questo momento di gioia per l’intera comunità cattolica. Ed a tutti i bambini e giovani qui presenti dico: il Papa vi ama e ripone in voi la sua speranza!
2. Abbiamo udito nella lettura degli Atti degli Apostoli che Cristo, quaranta giorni dopo la sua Risurrezione e in presenza degli apostoli, “fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo” (At 1, 9).
La nube manifesta la presenza di Dio mentre nello stesso tempo lo vela allo sguardo (cf. Es 24, 15-18). Nell’antico testamento leggiamo che il Signore scese verso Mosé in una nube: “Il Signore scese nella nube e gli parlò” (Nm 11, 25). Quando Gesù fu trasfigurato, la nube rivelò di nuovo la presenza di Dio (cf. Mt 17, 1-8). Cristo verrà di nuovo “sulle nubi” (Ap 1, 7), mentre gli eletti andranno incontro a lui, sempre sulle nubi (1 Ts 4, 17).
Cristo fu avvolto dalla nube e nascosto alla vista degli apostoli. Cristo che risorse dai morti il terzo giorno, trionfa sulla morte. Ora che è asceso al Padre, è andato a preparare un posto per gli eletti, che parteciperanno pienamente a questa nuova vita in cielo, in eterno. Cristo ha lasciato il mondo, ma si manifesterà di nuovo alla fine dei tempi (At 1, 11).
3. La lettera agli Efesini parla anche del ritorno di Gesù al Padre. San Paolo scrive: “Ma che significa la parola “ascese”, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra?” (Ef 4, 9).
Sì. “Discese”: il Figlio di Dio, uno con il Padre, Dio da Dio e luce da luce, si fece uomo. “Discese” - inviato dal Padre nello Spirito Santo. “Discese” per la nostra salvezza e per redimerci dal peccato.
Questa vittoria è stata conseguita attraverso la Croce - per mezzo della Passione e morte di Gesù. Cristo crocifisso e sepolto nella tomba “risuscitò il terzo giorno”, e confermò così il suo potere sulla morte. In questo sta la verità riguardo a Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. E san Paolo aggiunge: “Colui che discese è lo stesso che anche ascese al disopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose” (Ef 4, 10).
Cristo “ascese” e “siede alla destra del Padre” come eterno Figlio. L’unico mediatore tra Dio e noi, fu inviato perché intercedesse per noi. Si fece Figlio dell’uomo, e come vero uomo “ritornò al Padre”. Egli regna su tutto, ma il suo regno non è di questo mondo (cf. Gv 18, 36). Questo disse Cristo davanti a Pilato.
Nello stesso tempo egli - il Messia - proclamò l’avvento del Regno e lo affidò agli apostoli e alla Chiesa come compito da espletare. E se un uomo, con tutte le altre creature viventi, e temporaneamente soggetto alla morte, lui che ha vinto la morte ha rivelato e costituito il Regno che, in modo assoluto, supera tutte le potenze e tutti i regni terreni, e tutte le potenze delle tenebre e della morte.
4. Purtroppo i segni delle tenebre sono familiari a tutti e ad ognuno. Vi sono sofferenze personali e fallimenti personali. Vi sono mali collettivi e sociali che richiedono coraggio e sforzi senza fine per risolverli.
So che molti giovani non riescono a trovare lavoro, e si scoraggiano facilmente. La disoccupazione non promuove la dignità della persona, mentre “mediante il lavoro l’uomo non solo trasforma la natura, adattandola alle proprie necessità, ma anche realizza se stesso come uomo ed anzi, in un certo senso, «diventa più uomo»” (Laborem Exercens, 9). In molte occasioni ho lanciato appelli per un nuovo ordine economico che permetta ai popoli dei paesi in via di sviluppo di guidare i propri destini in questo campo e di garantire risorse di occupazione per la popolazione attiva (cf. Sollicitudo Rei Socialis, 26). Vi incoraggio, giovani, a non perdere fiducia in voi stessi. Voi comprendete che la soddisfazione e la felicità risiedono non tanto nell’avere quanto nell’essere: essere uomini e donne maturi e responsabili, impegnati a costruire una società che sia giusta, pacifica e preoccupata dei deboli e dei bisognosi.
In anni recenti vi è stato un allarmante incremento del numero delle persone che hanno dovuto fuggire dalla loro patria per guerre e per fame. Il Malawi ha spalancato le porte a migliaia di rifugiati, molti dei quali cattolici. Ogni sforzo da parte delle pubbliche autorità, delle Chiese e delle organizzazioni internazionali per aiutare questi fratelli e queste sorelle va incoraggiato e sostenuto. A voi che avete dovuto attraversare i confini, io dico: Non perdete la speranza! Cristo stesso era una volta un rifugiato in Egitto - qui in Africa! È dalla parte vostra, per darvi coraggio e speranza. Dobbiamo pregare tutti per la pace, per una maggior stabilità e armonia in questo continente. È in gioco l’avvenire dell’Africa!
5. Fratelli e sorelle: prima di lasciare l’Africa voglio esortare voi e tutti gli uomini di buona volontà a rendervi conto dell’importanza e della sacralità della vita familiare. Un popolo non può essere forte senza una solida vita familiare. Una nazione non può sopravvivere a lungo nella giustizia e nell’armonia sociale senza una sana vita familiare. La famiglia è l’ambiente originale per lo sviluppo personale. È la più grande scuola di relazioni umane e di maturità sociale. È il posto delle prime nozioni e pratiche religiose.
La disaffezione in tante coppie sposate e la tragedia dello scioglimento dei matrimoni sono motivo di grave preoccupazione. L’unità deve rispecchiarsi in un profondo legame di amore tra i genitori e tra questi e i loro figli. Le culture africane hanno sempre insistito sull’amore per i figli. Rinuncerà l’Africa a quell’amore? In favore di che cosa? Il mio appello va a tutti i genitori: amate i vostri figli come il più grande dono elargito da Dio. Introduceteli a Cristo, guidateli nelle sue vie.
Come i genitori sono i primi maestri dei giovani nelle vie della fede, così le scuole cattoliche hanno anch’esse un importante ruolo come centri di formazione nella fede e nella crescita umana. Ringrazio le sorelle, i fratelli ed i laici che si sono dedicati al servizio dei giovani in questo modo. È mia fervida speranza che la collaborazione tra lo Stato e la Chiesa continuerà a dare alle scuole cattoliche la libertà e l’appoggio di cui hanno bisogno per promuovere l’educazione. I bambini ed i giovani sono il futuro del Malawi.
6. Il tema della mia visita era “Convertitevi e vivete”. I vostri Vescovi hanno scritto una lettera pastorale sull’argomento, per ricordarvi che i seguaci di Cristo sono costantemente chiamati alla conversione ed alla santità di vita. Cosa vuol dire condurre una vita di conversione? Significa vivere in fedeltà, come Cristo fu fedele - fedele al Padre e fedele alle sue promesse. Per il popolo del Malawi oggi, significa vivere nella fedeltà a Cristo, in uno spirito di amore, di generoso servizio agli altri, di rispetto, di unità e di armonia. Significa essere onesti, sinceri e affidabili nelle relazioni umane. Significa accettare gli altri con le loro tradizioni ed i loro doni speciali. Come popolo convertito e pieno di grazia, dovete proclamare la presenza amorosa e potente di Cristo nelle vostre città, nei vostri paesi, nei vostri villaggi e nelle vostre zone rurali. Cristo chiama ognuno di voi perché abbandoniate il peccato e ritorniate alla luce - la luce della fede, della speranza e della carità.
Oggi qui a Lilongwe, al termine della mia visita al Malawi e all’Africa, ringraziamo Dio per la grazia che è vostra in Gesù Cristo e per la Chiesa che è presente in mezzo a voi, cercando di rivelare l’amore di Dio per voi tutti. Il cristiano è “chiamato con la grazia” (Gal 1, 6), “è acceduto alla grazia” (Rm 5, 2) e vive sotto il suo Regno (cf. Rm 5, 21; 6, 14). Questa esigenza è vita nel senso più pieno della parola, la vita di coloro che sono “ritornati dai morti” e che vivono una nuova vita con Cristo risorto (Rm 6, 4. 8). Attraverso la grazia riusciamo a diventare noi stessi. Attraverso la grazia cresciamo nella santità al cospetto di Dio.
Vi propongo oggi una sfida - una sfida a respingere un modo di vivere che non corrisponde alle vostre migliori tradizioni locali e alla vostra fede cristiana. Molti in Africa guardano al di là dell’Africa, alla cosiddetta “libertà del modo di vivere moderno”. Oggi io vi esorto a guardare dentro voi stessi. Guardate alla ricchezza delle vostre tradizioni, guardate alla fede che stiamo celebrando in questa assemblea. Qui troverete una autentica libertà - qui troverete Cristo che vi guiderà alla verità.
7. Leggiamo nel Vangelo di san Marco:
“. . . il Signore Gesù, dopo aver parlato loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano” (Mc 16, 19-20).
Sì. Il Signore è asceso. Ma rimane con noi. È con voi oggi, nel Malawi.
Oggi, cari amici, do un addio a questo meraviglioso Paese ed a voi, il popolo che mi ha dato il benvenuto con tanta cordialità e con tanto amore. Vi ringrazio tutti dal profondo del cuore. Chiedo a Dio di benedire le popolazioni della parte settentrionale del Paese, alcune delle quali sono qui oggi. Purtroppo non ho potuto visitarvi in questa occasione. Vi assicuro che vi terrò presenti nei miei pensieri, con il mio affetto e nelle mie preghiere.
Porto con me il ricordo delle vostre facce sorridenti, e della speranza che questo Paese offre per il futuro dell’Africa e per il futuro della Chiesa. Prego che l’opera di evangelizzazione iniziata qui quasi un secolo fa, e che ha già dato tanti frutti, continui a dare una ricca messe. Il messaggio di Cristo deve essere portato alla conoscenza di tutti. Prego che la Chiesa cattolica nel Malawi cresca nella sua statura spirituale e sia una luce sicura per tutti quelli che seguiranno.
Convertitevi e vivete! Dio benedica il Malawi! Così sia.
Al termine della Santa Messa.
Dopo quest’ultima celebrazione in Malawi, a Lilongwe, il Papa esprime la sua gratitudine per la vostra partecipazione, profondamente religiosa, all’Eucaristia, espressa dalle vostre preghiere, dalle vostre canzoni e dalla vostra partecipazione alla santa Comunione. Allo stesso tempo desidero salutare il Malawi intero. Esprimo la mia gratitudine per la vostra ospitalità. Dio vi benedica, fratelli e sorelle del Malawi.
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