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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELL'ARGENTINA
IN VISITA AD LIMINA APOSTOLORUM 

28 ottobre 1979

 

Cari Fratelli nell’Episcopato.

1. Rendo grazie al Signore che mi concede questo incontro tanto desiderato, con voi, Vescovi della Chiesa in Argentina. È un incontro questo, che vede la sua gioia offuscata dalla recente morte del Cardinale Antonio Caggiano, che durante la sua lunga vita ha lasciato tanti esempi di virtù e opere tanto feconde. Vede oggi il suo culmine, la vostra visita “ad limina”, che diventa anche un completamento di quelle che realizzarono gli altri Prelati argentini che vi hanno preceduto.

Ho potuto così incontrarmi personalmente con ciascuno di voi e, attraverso voi, con i vostri collaboratori: sacerdoti, religiosi, religiose e laici di ognuna delle diocesi di un Paese geograficamente lontano, ma molto vicino al mio cuore di pastore della Chiesa universale. Desidero fin d’ora esprimervi il mio apprezzamento e la gratitudine per il vostro impegno apostolico, e desidero dirvi quanto mi rende felice lo spirito cristiano che si riflette nelle comunità ecclesiali affidate alla vostra responsabilità.

2. Seguo con particolare interesse la lodevole sollecitudine con cui avete organizzato una organica pastorale della famiglia, e guardo con speranza al pieno sviluppo del “Programma di azione pastorale matrimonio e famiglia”, che la vostra Conferenza Episcopale – come ha appena ricordato il Signor Arcivescovo di Corrientes – ha mandato avanti con carattere prioritario, da alcuni anni, per tutte le Chiesa particolari dell’Argentina.

Mi compiaccio che, in vista di questo obiettivo, siate riusciti a realizzare una pastorale d’insieme, capace di unire e valorizzare le forze apostoliche, a tutti i livelli, facendole confluire armonicamente verso mete di portata nazionale. Così si contribuisce efficacemente per questo felice risultato che solo la convergenza di propositi, azione e di metodi può raggiungere in un’opera tanto trascendentale come è quella di formare e dirigere le famiglie nell’ambito di una vita veramente cristiana.

3. È per me motivo di gioia anche la vostra decisione di presentare alla Santissima Vergine Maria il frutto dei vostri lavori realizzati durante il Congresso Mariano Nazionale, che celebrerete a Mendoza l’anno prossimo. Sono sicuro che sarà un futuro assai gradito al Signore, perché maturerà con l’assistenza della Madre, la cui devozione vi sforzate di fomentare nelle vostre comunità ecclesiali e nelle famiglie, come una garanzia per la riuscita dei vostri intenti.

Vi incoraggio il proseguire nel cammino iniziato, con la maggior ampiezza e profondità possibili, giacché i suoi effetti benefici si faranno sentire tanto nella Chiesa quanto nella società civile.

In questo modo camminerete per i sentieri tracciati dal Concilio Vaticano II, che nei suoi documenti ha insistito sull’importanza del matrimonio e della famiglia (cf. Lumen Gentium, 11.41; Gaudium et Spes, 47-52; Apostolicam Actuositatem, 11; Gravissimum Educationis, 3). È questo un tema a cui mi sono riferito in tante occasioni, durante questo primo anno di pontificato.

4. Parlando ai Vescovi latino-americani, non voglio tralasciare l’indicazione che diedi nel discorso inaugurale della Conferenza di Puebla sul tema della famiglia, in cui indicai uno degli incarichi da assolvere prioritariamente (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio ad Episcopos, in urbe Puebla aperiens coetum Generalem Episcoporum Americae Latinae, 28 gennaio 1979, IV, a: AAS 71 [1979] 204). A ciò dedicai la mia Omelia nel seminario Palafoxiano. Raccomando alla vostra riflessione quanto dissi in quell’occasione.

È un preciso dovere dei Pastori insegnare e difendere la dottrina della Chiesa a proposito del matrimonio e della istituzione familiare, per salvaguardare i suoi elementi costitutivi, le sue esigenze e valori perenni.

Grazie a Dio nel vostro popolo si conserva assai radicato il senso della famiglia; ma non possiamo disconoscere il fatto che le tendenze permissive della società moderna rappresentano un crescente impatto con questo settore vitale, che la Chiesa deve tutelare con tutte le sue energie.

Il matrimonio, su cui si basa la famiglia, è una comunità di vita e di amore, istituita dal Creatore per la continuazione del genere umano, e che possiede un destino non solo terreno ma anche eterno (cf. Gaudium et Spes, 48). Sforzatevi perciò, di difendere la sua unità e indissolubilità, applicando alla vita familiare il pensiero centrale della Conferenza di Puebla: comunione e partecipazione.

Comunione, cioè disposizione interna di comprensione e amore dei genitori fra loro e di questi verso i propri figli. Partecipazione, ossia mutuo rispetto e donazione, tanto nei momenti felici come in quelli di difficili prove.

All’interno di questa unità, vivificata dall’amore, risplende il matrimonio come fonte di vita umana, in accordo con le leggi stabilite da Dio stesso. Questo ci indica la necessità di insistere nel significato cristiano della paternità responsabile, in linea con la Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. Non vacillate nel proclamare un diritto fondamentale del genere umano: quello di nascere (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio ad Episcopos, in urbe Puebla aperiens coetum Generalem Episcoporum Americae Latinae, 28 gennaio 1979, III, 5: AAS 71 [1979] 201).

Una adeguata pastorale familiare dovrà tener bene in conto la triplice funzione che deve configurare le famiglie latino-americane come “educatrici nella fede, formatrici di persone, promotrici dello sviluppo” (Giovanni Paolo II, Homilia ad christianum populum, in area Seminarii Palafoxiani, 28 gennaio 1979, 2: AAS 71 [1979] 184).

In effetti, il focolare cristiano deve essere la prima scuola della fede, dove la grazia battesimale si apre alla conoscenza e all’amore per Dio, per Gesù Cristo, la Vergine, e dove progressivamente si approfondiscono le verità cristiane perché vissute, rese norme di condotta per padri e figli. La catechesi familiare, a tutte le età e con diverse pedagogie, è importantissima. Deve farsi operante con la iniziazione cristiana già da prima della Prima Comunione, dovrà essere sviluppata in particolar modo mediante un’accettazione cosciente e responsabile degli altri sacramenti. Così la famiglia sarà davvero una Chiesa domestica (cf. Lumen Gentium, 11; Apostolicam Actuositatem, 11).

Come formatrice di persone, la famiglia svolge un ruolo singolare che le conferisce un certo carattere sacro, con diritti propri fondati in ultima istanza sulla dignità della persona umana, e che perciò devono essere sempre rispettati. L’ho appena detto durante il mio discorso all’Organizzazione degli Stati Americani: “Quando parliamo di diritto alla vita, all’integrità fisica e morale, al cibo, alla casa, all’educazione, alla salute, al lavoro, alla responsabilità condivisa nella vita della nazione, parliamo della persona umana. È questa persona umana quella che la fede ci fa riconoscere come creata ad immagine di Dio e destinata ad una meta eterna” (“L’Osservatore Romano”, 8-9 ottobre 1979). Una pastorale familiare deve inoltre vegliare sulla difesa di questi diritti. Così si contribuisce anche a rendere la famiglia un vero ed efficace agente di sviluppo.

D’altra parte è evidente che per poter operare efficacemente in questo campo, è necessario sforzarsi seriamente per eliminare le cause profonde da cui hanno origine tanti fattori di disequilibrio per la società e, di conseguenza, per la famiglia. È chiara per tutti la ripercussione enorme, non solo di ordine morale, che hanno certe situazioni di evidente ingiustizia sociale o che riguardano il settore delle relazioni di lavoro.

Perciò, come parte del vostro ministero, non tralasciate la proposta e la diffusione di una sana morale pubblica, in piena consonanza con la linea segnata dall’insegnamento sociale della Chiesa che, se praticata con fedeltà e senza tergiversare secondo alcuna tendenza, farà sì che diventino realtà feconda le esigenze di ordine umano ed evangelico che questa cerca di tutelare.

5. Se con la giusta preoccupazione per la salvaguardia di tali diritti umani, mettete ben in rilievo i principi prima enunciati, troverete nella mancanza del loro dovuto rispetto, la radice della diffusione della violenza.

Al fine di contribuire, per quanto sta in vostro potere, affinché si dissolva definitivamente il ciclo funesto della violenza, procedete, Venerabili Fratelli, con tutta la cura possibile nel compimento dei vostri doveri pastorali, facendo sì che la società e la cellula prima di tale società, cioè la famiglia, si integrino in quella civiltà dell’amore, tanto desiderata dal mio Predecessore Paolo VI.

6. Se di fronte alle esigenze del vostro vasto e non facile programma, potrebbe apparire inadeguato il numero dei collaboratori di cui disponete – nonostante il recente aumento delle vocazioni – vi serva da incoraggiamento questa promettente asserzione conciliare: “Le famiglie che sono animate da uno spirito di fede, di carità e pietà, prestano un contributo importantissimo per fomentare le vocazioni alla vita sacerdotale, religiosa, e in generale, a quelle di consacrazione speciale” (cf. Optatam Totius, 2).

Dio ha voluto lasciarci un modello molto vicino a noi, con la Sacra Famiglia di Nazaret. Che Gesù, Maria e Giuseppe ispirino, accompagnino ed incoraggino la vostra pastorale familiare e l’opera di tutti i vostri collaboratori.

7. Prima di concludere questo incontro, voglio fare riferimento alla gratitudine che mi avete espresso per l’opera di mediazione che ho accettato, per contribuire alla pace e all’amicizia fra due popoli fratelli: l’Argentina e il Cile. Sapete che apprezzo sinceramente coloro che stanno facilitando il mio compito con la propria azione pastorale, la quale, fondata sulla preghiera e sugli insegnamenti del Vangelo, contribuisce efficacemente a creare l’atmosfera adatta per la soluzione desiderata, per il bene di tutti.

Per concludere io vi affido un incarico particolare: che portiate ai vostri sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, seminaristi, operatori per l’apostolato e a tutti i vostri diocesani il saluto e la Benedizione del Papa, che a tutti pensa e per tutti prega con grande affetto e con viva speranza. Con loro benedico voi tutti.

       



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