DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL COMITATO OLIMPICO INTERNAZIONALE
Giovedì, 27 maggio 1982
Signor Presidente,
Signore, Signori,
1. Il più cordiale benvenuto a voi tutti, membri del Comitato Olimpico Internazionale, riuniti a Roma per la vostra LXXXV sessione. Sono molto colpito dall’onorificenza che avete voluto donarmi, ed ho molto apprezzato il proposito che ha appena tenuto davanti a me il vostro Presidente, illustrando la più nobile idea che ci si possa fare dello sport e delle competizioni sportive. Si, la vostra presenza è per me un motivo di profonda gioia perché mi offre la gradita occasione di continuare con il vostro Comitato - che è l’autorità più alta e qualificata in questo campo - il dialogo sullo sport e con gli sportivi che la Chiesa ha voluto serenamente intraprendere, soprattutto nel corso di questo secolo, nel momento in cui questo fenomeno prendeva delle proporzioni vastissime con molteplici ripercussioni sociali.
Mi piace in questa circostanza, ricordare innanzi tutto San Pio X: incoraggiò la nobile iniziativa del barone Pierre de Coubertin che ripristinò in epoca contemporanea, con crescente successo, i “Giochi Olimpici”. Penso ugualmente a Pio XII, che ci ha lasciato un ricco e luminoso insegnamento sull’attività fisica e sportiva nella vita dell’uomo. Giovanni XXIII, a sua volta, nel 1960, durante i Giochi Olimpici di Roma, ricevette in udienza gli atleti di 83 nazioni e il vostro Comitato. Paolo VI, infine, nell’aprile 1965, accolse anche lui il Comitato Olimpico Internazionale, riunito a Roma per la LXIV sessione.
2. La Chiesa guarda allo sport con simpatia. Lo considera prima di tutto come educazione fisica, perché vede il corpo umano come il capolavoro della creazione nell’ordine materiale; su questo corpo, dice la Bibbia con uno stile molto immaginoso, Dio il Creatore soffiò “un’alito di vita”, rendendolo strumento di un’anima immortale, con le sue capacità di intelligenza, di volontà, di dono di sé, che trascendono infinitamente la composizione materiale del corpo: “e l’uomo divenne un essere vivente” (cf. Gen 2, 7). Inoltre, la Redenzione operata dal Cristo ha reso il corpo dell’uomo “membro di Cristo”, e “tempio dello Spirito Santo” (cf. 1 Cor 6, 15), certamente destinato a divenire polvere nel corso del tempo, ma anche a resuscitare in modo definitivo per l’eternità.
Uno sport praticato in modo sano corrisponde dunque a questa visione serena della dignità del corpo, senza cadere in alcuni concetti che arrivano praticamente all’idolatria della bellezza e del vigore fisico.
3. Ma la Chiesa vede anche nello sport un potente fattore di educazione morale e sociale, a livello personale, ma anche a quello nazionale ed internazionale. Come manifestazione dell’agire dell’uomo, deve essere una scuola autentica e un’esperienza continua di lealtà, sincerità, fair-play, sacrificio, coraggio, tenacia, solidarietà, disinteressamento, rispetto! Quando, nelle competizioni sportive, vincono la violenza, l’ingiustizia, la frode, la sete di guadagno, le pressioni economiche e politiche, le discriminazioni, allora lo sport è relegato al rango di uno strumento di forza e denaro.
Mi auguro che il vostro Comitato Olimpico Internazionale difenda sempre, con la chiarezza e le energie necessarie, i grandi ideali dello sport, con le sue caratteristiche di “nobiltà e cavalleria” di cui parlava colui che ripristinò i Giochi Olimpici. Voi li avete molto ben espressi nel vostro discorso d’omaggio. E come diceva il mio predecessore Paolo VI, “la pratica dello sport a livello internazionale . . . si è rivelata un fattore determinante per il progresso della fraternità fra gli uomini, e per la diffusione dell’ideale della pace fra i popoli.. Imparano ad affrontarsi nelle lotte pacifiche dello stadio e della palestra, e non più nelle lotte fratricide dei campi di battaglia. La guerra, questa grande nemica del genere umano, è anche la nemica per eccellenza delle vostre nobili e pacifiche prestazioni” (cf. Insegnamenti di Paolo VI, IV [1966] 207).
Per questo, la Chiesa intende continuare ed approfondire il suo dialogo aperto e sincero con tutto il mondo sportivo, ed in particolare con il vostro Comitato, che ha il dovere di difendere nel mondo gli ideali della competizione sportiva.
Formulando questi desideri, invoco su di voi, sulle vostre famiglie, sulle vostre nazioni e sul vostro lavoro, la Benedizione di Dio ed in particolare il dono della saggezza, della forza e dell’amore.
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