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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PELLEGRINAGGIO DEL CARMELO TERESIANO D'ITALIA

Sabato, 2 ottobre 1982

 

Cari fratelli e sorelle!

1. Vi saluto con particolare affetto, e vi dico tutta la mia gioia nell’incontrarmi oggi con voi, che costituite il pellegrinaggio a Roma dell’intero Carmelo Teresiano d’Italia. So che voi qui rappresentate i religiosi e le religiose delle varie Congregazioni Carmelitane Teresiane, gli appartenenti al Terz’Ordine Carmelitano, alle Confraternite e alle Comunità che al Carmelo si ispirano. La vostra presenza in Italia è certamente significativa e si distingue tra le molte Famiglie religiose per una sua tipica testimonianza evangelica di vita comune, di preghiera e di diffusione di una solida spiritualità, incentrata sulla contemplazione. Per tutto ciò ringrazio il Signore, che suscita sempre nuove energie nella sua santa Chiesa, provvedendole forze vitali, feconde e stimolanti. Nello stesso tempo abbiate subito la mia assicurazione che vi raccomando tutti al Signore e alla potenza della sua grazia, perché mantenga sempre vivo e anzi accresca nel Carmelo italiano l’approfondimento e la fedeltà alla vostra originaria vocazione.

2. Il nostro odierno incontro acquista il suo pieno significato dal fatto che avviene non solo in prossimità della festa di santa Teresa d’Avila, ma anche, e soprattutto, nel quarto Centenario della sua morte. La circostanza, dunque, impone alla nostra attenta riflessione la figura di questa donna, che fu e resta un gigante nella storia della Chiesa. È importante, infatti, scoprire sempre di nuovo e adeguatamente apprezzare, e soprattutto tradurre nella propria vita, il suo particolare carisma. E non è difficile individuarlo nelle sue opere. Così scrivevo il 2 ottobre dello scorso anno al Preposito Generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi: “Teresa apprese che la sua vocazione e il suo compito erano di pregare nella Chiesa e con la Chiesa, la quale è una comunità orante e che lo Spirito Santo stimola con Gesù e in Gesù ad adorare il Padre in Spirito e verità . . . Perciò quando qualcuno prega e vive di preghiera e così sperimenta il Dio vivo abbandonandosi a lui, allora avviene anche che percepisca più profondamente la realtà della Chiesa, nella quale Cristo continua per opera della grazia la sua arcana presenza; egli inoltre avverte l’urgenza di una totale fedeltà verso la Sposa di Cristo”. Del resto, non si può avere l’esperienza di Dio senza la preghiera, e perciò santa Teresa nel suo “De via perfectionis” invita pressantemente ad applicarsi alla contemplazione (cf. S. Teresa d’Avila, De via perfectionis, 18, 3). E che cosa fu la fondazione dei vari Monasteri da lei realizzata, se non l’istituzione di molteplici e fervide comunità di preghiera? (cf. Ivi. 21, 10).

3. Ecco, dunque, un fondamentale impegno, che viene richiesto oggi ai cristiani, ed a voi in particolare, che vi ispirate alla dottrina teresiana: dare una testimonianza di preghiera. E non è il caso che vi ripeta qui oggi quanto ciò è necessario per l’uomo e il mondo contemporaneo, che rischia di perdere il senso della trascendenza a motivo del suo vertiginoso sviluppo materiale e tecnologico. Occorre far sapere che esiste sempre in ciascun uomo una finestra orientata sul cielo azzurro dei supremi valori spirituali, anche se molti la tengono chiusa. Occorre invitare gli uomini del nostro tempo ad aprire, anzi a spalancare questa finestra, perché entri abbondantemente in essi una ventata fresca e disinquinante, che dia un nuovo respiro e quindi maggior lena allo svolgimento delle loro attività. Proprio questo è, in sostanza, la contemplazione: esporsi e lasciarsi investire dal vento dello Spirito di Dio, come ne furono investiti e trasformati gli Apostoli il giorno della prima Pentecoste; accogliere in sé i suoi stimoli e lasciarsene condizionare. Si sperimenta così che la contemplazione non può, non deve isolare dal contesto sociale e culturale, nel quale si è inseriti; al contrario, essa offre la possibilità di immettervi nuovi germi di vita, ricchi di virtualità rinnovatrici. D’altronde, come ricordavo nella lettera del 31 maggio scorso alle Monache Scalze dell’Ordine Carmelitano, fu la stessa santa Teresa a esprimersi così: “Sarebbe proprio una disgrazia se noi potessimo fare orazione soltanto nei cantucci della solitudine” (S. Teresa d’Avila, Fondazioni, 5, 16).

4. Insieme a questa fondamentale dimensione, un’altra è altrettanto imprescindibile nella spiritualità teresiana. La Santa, infatti, fa dell’adesione alla volontà di Dio non solo la motivazione di base, ma anche un criterio per il progresso spirituale. Ed ella arriva a dire che la vera perfezione non sta nell’attività o nella contemplazione, ma nella conformità della nostra volontà a quella di Dio. Ecco le sue parole: “La somma perfezione non sta nelle dolcezze interiori, nei grandi rapimenti, nelle visioni e nello spirito di profezia, bensì nella perfetta conformità del nostro volere a quello di Dio” (Ivi. 5, 10). Ma dove la volontà di Dio si incarna e si manifesta è in Gesù Cristo; perciò chi vuole compierla veramente deve seguire Gesù e lasciarsi condurre da lui. Ed è così che la vita religiosa diventa una forma particolare di “sequela Christi”: non solo nel senso di una mera imitazione esterioristica, ma ancor più come immersione nel suo mistero e quasi come fusione personale con lui; sicché Teresa da discepola ne diventa sposa, in una piena unione mistica.

5. Cari fratelli e sorelle! Al concludersi di questo Centenario teresiano, mi auguro che tutti ne abbiate riportato molti e saporosi frutti spirituali. Ma quello di una riconfermata vita di preghiera dovrebbe essere comune a tutti. Di qui, infatti, ne scaturiscono altri, come quello di un accresciuto impegno nella vita della Chiesa, di un più intenso studio della Parola di Dio per aderire sempre meglio alla sua volontà, di una più generosa dedizione alla venuta e all’estensione del Regno di Dio, e anche di una più illuminata ed equilibrata prospettiva sulla dignità della donna e del suo legittimo posto nella Chiesa e nella società. Sappiate, dunque, trarre sempre maggior profitto dalla intensa spiritualità della grande Santa, alla cui ispirazione vi richiamate. E vivete con gioia il vostro stato religioso. Da parte mia sappiate, come già vi ho assicurato, che tutti vi ricordo al Signore. La Chiesa ha bisogno di voi e della vostra testimonianza. Che possiate tutti essere all’altezza delle speranze che in voi sono riposte.

E abbiate la mia particolare benedizione apostolica, che di cuore vi imparto, estendendola a tutti i membri delle vostre Famiglie carmelitane, in pegno di abbondanti e feconde grazie celesti. 

 

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