DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI
AL CAPITOLO GENERALE DELL'ORDINE AGOSTINIANO
Giovedì, 25 agosto 1983
Carissimi fratelli.
1. Sono molto lieto di accogliervi in questa speciale udienza riservata a voi, partecipanti al Capitolo generale dell’Ordine Agostiniano che, dall’inizio avvenuto nel 1256, è ormai il 174° nella lunga serie. Porgo il mio saluto al Priore generale, Padre Theodore V. Tack, che ha diretto l’Ordine in questi anni recenti, ai suoi collaboratori, a voi Capitolari, e, per vostro tramite, desidero estendere il mio pensiero a tutti i vostri confratelli sparsi ormai in ben quaranta Nazioni, che voi qui degnamente rappresentate.
Il primo sentimento che sgorga dall’animo in questo importante momento è di ringraziamento al Signore, datore di ogni grazia, che ha voluto mantenere vivo e dinamico attraverso tanti secoli e tante traversie storiche il vostro Ordine, che conta una lunga schiera di santi e di mistici, che ha ispirato pensatori e pastori di grande levatura e di fama universale, e che ora conta 3400 confratelli, di cui 2570 sacerdoti. Voi ben conoscete l’importanza fondamentale della preghiera in genere e del ringraziamento nella vita e nella dottrina di sant’Agostino! Egli che si era elevato così in alto nella contemplazione della verità divina, ed era disceso anche profondamente negli abissi dei misteri di Dio e dell’uomo, aveva compreso la necessità assoluta della preghiera umile e totalmente fiduciosa: per quanto acuta possa essere l’intelligenza dell’uomo, il mistero sempre infinitamente la sorpassa e la preghiera diventa un bisogno dell’anima. “Fit in oratione conversio cordis - diceva il santo Vescovo - et in ipsa conversione purgatio interioris oculi . . .” (S. Agostino, De Sermone Domini in monte, II, 3,14).
Il secondo sentimento è di invocazione: avete bisogno di luce soprannaturale per le deliberazioni che dovete compiere per il bene del vostro Ordine negli anni futuri e anche della Chiesa intera. Infatti nel Capitolo si eleggono il Priore generale e i suoi immediati collaboratori per i prossimi sei anni, ma soprattutto si decidono quelle attività e iniziative che hanno lo scopo di promuovere la vitalità spirituale e apostolica di tutti i componenti dell’Ordine. Sono avvenimenti di fondamentale importanza, che esigono un grande senso di responsabilità e anche una particolare dote di lungimiranza.
Tre momenti speciali danno poi maggior valore alla vostra assemblea: l’Anno Santo della Redenzione che vede impegnata la Chiesa universale; i 450 anni dell’arrivo in America, e precisamente in Messico, del primo gruppo di missionari agostiniani; e infine la preparazione della celebrazione del XVI centenario della conversione di sant’Agostino (386-387). Per realizzare più efficacemente la promozione della “vitalità spirituale e apostolica” dell’Ordine, il Capitolo si prefigge un attento studio per l’attuazione della “formazione permanente”, che abbracci, con serietà e metodo, l’ambito individuale e comunitario, con corsi speciali di teologia, di pastorale, di spiritualità, e con incontri e convegni agostiniani di convivenza, come è espressamente detto nelle Costituzioni (Const., n. 110). È questo un argomento della massima importanza specialmente oggi, nel mondo moderno, così giustamente esigente di persone religiose dottrinalmente sicure e spiritualmente ben formate; ed è un bisogno non solo per voi Agostiniani, ma per il clero, per i religiosi di ogni Congregazione, per i laici impegnati nell’apostolato. Si tratta di una “formazione permanente” non solo intellettuale, anche se assolutamente necessaria, ma di una formazione integrale, che comprenda tutto l’uomo, intelligenza, volontà, sentimenti; una formazione si potrebbe dire veramente “agostiniana”, che porti a rinnovarsi sempre sia nello stile di vita comunitaria dell’Ordine, sia nell’aggiornamento delle scienze religiose.
Per tutti questi motivi avete grande bisogno di preghiera: “Prega nella speranza, prega con fede e amore - scriveva il nostro Santo - prega con costanza e pazienza” (S. Agostino, Ep. 130, 19). La preghiera è necessaria quanto la grazia che ci ottiene. Il vostro Ordine ha come impegno principale il mantenere vivo e attraente il fascino di sant’Agostino anche nella società moderna: ideale stupendo ed entusiasmante, perché la conoscenza esatta e affettuosa del suo pensiero e della sua vita suscita la sete di Dio, il fascino di Gesù Cristo, l’amore alla sapienza e alla verità, il bisogno della grazia, della preghiera, della virtù, della carità fraterna, l’anelito dell’eternità beata.
2. Anch’io vi accompagno con la mia preghiera, perché sono convinto che avete una grande missione da svolgere nel mondo moderno, quella di far sentire l’amore e la misericordia di Cristo con gli stessi accenti appassionati e ardenti del vostro Padre e Maestro. “Tardi ti ho amato, o bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!” esclamava con pacata amarezza sant’Agostino; ma una volta raggiunta la verità, si consacrò radicalmente ad essa e non visse più che per essa, testimoniandola, predicandola, difendendola, sacrificandosi totalmente per essa: “O aeterna veritas, et vera caritas et cara aeternitas! Tu es Deus meus, tibi suspiro die ac nocte!” (S. Agostino, Confessiones, VII, 10, 16), così si esprimeva nelle Confessioni; e nei Soliloqui: “Ormai te solo amo, te solamente seguo, te solamente cerco, te soltanto sono disposto a seguire, perché tu solo giustamente governi e perciò voglio essere tua proprietà . . . Dimmi che cosa devo fare per poterti vedere, con la speranza di eseguire tutti i comandi dati” (S. Agostino, Sol., 1, 5). Tali devono essere anche i vostri sentimenti, per poter realizzare il compito che avete scelto e che vi è stato affidato.
3. Alla soglia del Capitolo, dico a voi e a tutti i membri dell’Ordine, con lo stesso ardore di sant’Agostino: “Amate totalmente e cordialmente la Verità!”.
Amate la Verità, prima di tutto, sentendo viva comprensione per la società moderna in cui viviamo. L’umanità di oggi è piena di persone che come sant’Agostino ricercano la Verità, e cioè il senso della propria vita, il significato della storia sempre così turbolenta e imprevedibile, e ora anche il motivo dello stesso universo, che sfugge alla conoscenza definitiva della scienza. Ricordate ciò che scriveva il Santo nelle “Confessioni”: “Ero diventato a me stesso un grande enigma; interrogavo la mia anima, perché fosse triste e mi martoriasse tanto, ma nulla sapeva rispondermi” (S. Agostino, Confessiones, IV, 4). Come suonano attuali queste parole! Vent’anni fa, nel discorso di apertura della seconda Sessione del Concilio Vaticano II, Paolo VI diceva: “Lo sguardo sul mondo si riempie di immensa tristezza per tanti mali: l’ateismo invade parte dell’umanità e trae dietro a sé lo squilibrio dell’ordine intellettuale, morale e sociale di cui il mondo perde la vera nozione. Mentre la luce della scienza delle cose cresce, si diffonde l’oscurità della scienza di Dio e di conseguenza anche della vera scienza dell’uomo. Mentre il progresso perfeziona mirabilmente gli strumenti di ogni genere di cui l’uomo dispone, il suo cuore declina verso il vuoto, la tristezza, la disperazione” (Insegnamenti di Paolo VI, 1 [1963] 182). Affermazioni drammatiche, sempre dolorosamente vere! E tuttavia rimane anche vero e si fa ancor più assillante il grido di sant’Agostino: “Fecisti nos ad te, Domine, et inquietum cor nostrum donec requiescat in te!” (S. Agostino, Confessiones, I, 1). Dall’impressionante fenomeno della “secolarizzazione” deve sorgere il fenomeno della “maturazione” della fede, e cioè della personalizzazione, mediante l’indagine e l’individuale persuasione. L’uomo problematico che ricerca e il cristiano di oggi che esige chiarezza e certezza devono essere compresi, amati, aiutati.
Amate, poi, la Verità soprattutto con lo scrupolo dell’ortodossia, ascoltando avidamente il maestro che parla nell’intimo, e restando uniti strettamente alla Chiesa, Madre di salvezza. “Cristo sia nel tuo cuore, nessun altro - ammoniva il Vescovo di Ippona -; la sua unzione sia nel tuo cuore, affinché il cuore non si trovi solo assetato e non abbia sorgenti presso cui dissetarsi. È dunque dentro il maestro che insegna; è Cristo! Se manca la sua ispirazione e la sua unzione, invano dal di fuori risuonano le parole” (S. Agostino, In Ep. Joann., 3,13). Ma è la Chiesa che deve guidare sulla strada della Verità: a questo riguardo sant’Agostino è chiaro e categorico: “Quantum quisque amat Ecclesiam Christi, tantum habet Spiritum Sanctum” (S. Agostino, In Joann. tr., 32, 8), “Non habent Dei caritatem, qui Ecclesiae non diligunt unitatem” (S. Agostino, De Baptismo, III,16, 21). Fate in modo di essere e di seminare sempre “buon grano”, in modo che chiunque ascolta la vostra parola e i vostri consigli, possa sentirsi confermato nella Verità, confortato nell’amore a Cristo e alla Chiesa, lieto di camminare verso la Città celeste.
Amate, infine, la Verità dedicandovi accuratamente all’opera della vostra perfezione. La dimensione contemplativa è quella principale del vostro Ordine, in funzione poi della vita attiva, nell’insegnamento e nella carità. Sant’Agostino voleva un’accurata preparazione nelle scienze sacre, specialmente nella Sacra Scrittura, per poter disimpegnare in modo adeguato il proprio ministero sacerdotale; e dava un grande valore alla vita comunitaria, per un maggior perfezionamento mediante l’aiuto reciproco (cf. S. Agostino, Reg. cap.”, VIII, n. 48). Sant’Agostino insegna che l’apostolo deve essere anzitutto “orante”, poi predicatore (S. Agostino, De Doctrina cristiana, IV, 15, 32). A questo riguardo è necessario sottolineare la necessità dell’austerità di vita, della serietà, del senso della disciplina, del santo coraggio sia nell’esigere in nome di Cristo e della Chiesa sia nell’obbedire.
Particolarmente un agostiniano deve ricordare che si è strumenti e collaboratori della “grazia” di Dio. Sembra che sant’Agostino in tutte le sue opere, inesauribili miniere per la meditazione e per l’elevazione, voglia continuamente dirci che, se bisogna certamente cercare di capire sempre di più, è tuttavia molto più importante sempre maggiormente amare: “Più amerai e più ti innalzerai” (S. Agostino, Enarr. in Ps. 21, 5). Perciò, amare la Verità significa in concreto amare la santità. “Quando cominci a sentirti turbato - così egli ammonisce - sveglia Cristo che dorme: ridesta la tua fede e sappi che egli non ti abbandona” (S. Agostino, Enarr. in Ps. 90, 11).
4. Carissimi! Concludendo questo nostro affabile incontro, seguo ancora la dottrina del Santo Dottore inculcandovi un tenero e profondo amore a Maria santissima. Nell’opera riguardante la verginità, egli scrive: “Maria cooperata est caritate ut fideles in Ecclesia nascerentur, quae illius capitis membra sunt: corpore vero ipsius capitis mater” (S. Agostino, De sancta virginitate, 6). Maria con il suo amore ha cooperato a darci la vita soprannaturale! Ella vi illumini e vi ispiri in questi giorni di intenso lavoro; ella soprattutto protegga e conforti tutto l’Ordine Agostiniano nel cammino fervoroso verso Colui che è “il fine dei nostri desideri”, che nel “sabato senza sera” vedremo senza fine, ameremo senza fastidio, loderemo senza stanchezza. “Ecco ciò che sarà nella fine senza fine. E quale altro fine è il nostro se non quello di pervenire al Regno che non ha fine?” (cf. S. Agostino, De civitate Dei, XXII, 30).
Vi accompagni anche la benedizione apostolica, che ora con gran cuore vi imparto e che estendo a tutti i confratelli dell’Ordine.
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