DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI
Centro internazionale «Mariapoli» - Rocca di Papa
Domenica, 19 agosto 1984
Vi ringrazio per questo incontro straordinario. Ho potuto visitare il vostro centro, la Mariapoli, che abbraccia tutti i Focolari del mondo; ho potuto parlare con Chiara e con le sue collaboratrici e con i suoi collaboratori, e vedere rapidamente come vive e si sviluppa il Movimento, come compie la sua missione, il suo apostolato in tutti i continenti. Dopo questo colloquio ho potuto partecipare alla seconda parte dell’incontro, durante la quale sono state presentate tre testimonianze molto commoventi, che ci hanno portato al centro, direi, al cuore di quello che è il Movimento dei Focolari. C’è stata poi una testimonianza artistica, nella quale si è visto come quell’amore che pulsa dentro il vostro Movimento sappia animare tutti i valori umani, i valori della bellezza, i valori dell’arte, che perennemente sono destinati a esprimere tutto quello che è più profondo nell’uomo, più spirituale, che è umano e anche divino, perché l’uomo è fatto a somiglianza di Dio.
Durante le diverse fasi del nostro incontro, ho fatto molte riflessioni. Cerco adesso di riassumere tutto in una constatazione e in un augurio. La constatazione tocca il nucleo centrale del vostro Movimento: l’amore. Certamente, l’amore è l’inizio di tante istituzioni e strutture di tutto l’apostolato, di tutte le famiglie religiose. L’amore è ricco, porta in sé diverse potenzialità e diffonde nei cuori umani i diversi carismi. Con quest’incontro ho potuto avvicinarmi un po’ di più a quello che forma il carisma proprio del vostro Movimento o, direi diversamente, comprendere meglio come l’amore - che è dono dello Spirito Santo, da lui diffuso nei nostri cuori, la sua più grande virtù - costituisca la via più eccellente, l’animazione principale del vostro Movimento. È bene che abbiate trovato tale strada, questa vocazione all’amore.
Ascoltando le testimonianze mi sono convinto ancora maggiormente di ciò di cui da tanti anni e ogni giorno mi rendo conto: nel mondo di oggi, nella vita delle nazioni, delle società, dei diversi ambienti, delle persone, l’odio, la lotta sono molto forti. Sono programmatici. Allora ci vuole l’amore. Si può dire che l’amore è senza programma, ma ne crea anche di bellissimi e ricchissimi come il vostro. Ci vuole la presenza dell’amore nel mondo per affrontare il grande pericolo che insidia l’umanità, che minaccia l’uomo: quello di trovarsi senza amore, con l’odio, con la lotta, con diverse guerre, con diverse oppressioni, con diverse torture, come abbiamo sentito. L’amore è più forte di tutto e questa è la vostra fede, la scintilla ispiratrice di tutto quello che si fa con il nome Focolari, di tutto quello che voi siete, di tutto quello che voi fate nel mondo. L’amore è più forte. È una rivoluzione. In questo mondo tanto travagliato dalle rivoluzioni, di cui l’odio e la lotta costituiscono il principio, ci vuole la rivoluzione dell’amore; è necessario che tale rivoluzione si dimostri più forte. Questo è anche il radicalismo dell’amore. Ci sono stati nella storia della Chiesa tanti radicalismi dell’amore, quasi tutti contenuti nel supremo radicalismo di Cristo Gesù. C’è stato il radicalismo di san Francesco, di sant’Ignazio di Loyola, di Charles de Foucauld e tanti altri fino ai nostri giorni. C’è anche il vostro radicalismo dell’amore, di Chiara, dei Focolarini: un radicalismo che scopre la profondità dell’amore e la sua semplicità, tutte le esigenze dell’amore nelle diverse situazioni e cerca di far vincere sempre questo amore in ogni circostanza, in ogni difficoltà; e dove l’uomo - umanamente parlando - potrebbe essere superato dall’odio, tanto non permette a quest’uomo, a questo cuore umano e fa vincere l’amore.
Ecco, questo è il radicalismo evangelico dell’amore, che voi cercate di portare nella vita degli uomini di oggi, negli ambienti di oggi, in tutto il mondo. E con questa certezza che l’amore deve essere sempre più forte, in ogni circostanza, di fronte a ogni difficoltà, voi date una testimonianza a Dio che è amore. Possiamo dire che la vostra opera di evangelizzazione comincia dall’amore per arrivare a Dio. Molte volte si comincia da Dio per arrivare, forse, all’amore. Voi avete accentuato questa formula di san Giovanni: Dio è amore. Questo vuol dire che quando si vive l’amore, quando si realizza l’amore, quando si fa vincere l’amore in ogni circostanza, allora si fa vedere Dio. Questo non è soltanto un programma astratto, è un programma vissuto. È bene che attribuiate molta importanza alle testimonianze, perché ciascuna di queste testimonianze porta con sé la conferma di questo programma. È bene che il programma sia scritto più nelle testimonianze, nelle esperienze vissute, che non sulla carta o nelle teorie.
A tutto ciò ho pensato durante la mia visita al vostro Centro internazionale, e vi ringrazio per l’opportunità che mi avete dato di vivere tutto questo, di riflettere, di vedere quello che costituisce la vita del vostro grande Movimento di oltre un milione di persone in tutto il mondo, e quello che costituisce l’esperienza di ciascuno di voi: la rivelazione che Dio è amore, e poi una soluzione personale per ciascuno di voi. Abbiamo sentito profondamente questo nelle testimonianze. Se mancano questa consapevolezza e questa esperienza, se manca questa grazia, c’è un vuoto. Allora, ecco, un’altra minaccia, oltre a quella della lotta e dell’odio, delle diverse guerre, dell’autodistruzione nucleare: il pericolo del vuoto nel cuore umano. Voi volete direttamente rimediare a questo pericolo con la vostra esperienza personale: un’esperienza vissuta, che poi si trasmette agli altri.
Vi auguro pertanto di continuare sulla stessa strada. Avete già un indirizzo molto chiaro, una caratteristica profondamente marcata, un carisma nella ricchezza dell’amore che ha la sua sorgente in Dio stesso, nello Spirito Santo. Avete già trovato il vostro campo, la vostra dimora. Vi auguro di sviluppare sempre di più questa realtà, propria della vostra vocazione, e di portare al mondo di oggi, che ne ha tanto bisogno, l’amore e, per il tramite dell’amore, di portare Dio. Questo è il mio augurio.
Vi affido, in modo speciale, alla Vergine santissima, alla Madre di Cristo e della Chiesa, Madre nostra, degli apostoli, di ogni Mariapoli nel mondo. Vi affido a lei, perché ella, più di tutti gli uomini, ha saputo vivere l’amore, il radicalismo dell’amore, nel modo più semplice, meraviglioso, assolutamente originale. Voi siete affascinati dalla Vergine, dalla sua santità, da quell’amore che pulsa nel suo cuore e volete imitarla. Vi auguro di ottenere questo sempre di più. Anzi vi auguro di avvicinarvi per Maria a Gesù, il quale ci ha mostrato che Dio è amore, allo Spirito Santo, che è operatore dell’amore nei nostri cuori, grazie alla croce e alla risurrezione di Gesù. Vi ringrazio ancora una volta per avermi ricevuto nella vostra casa, nella vostra famiglia. Voglio allargare questi auguri a tutti i Focolarini del mondo, perché siete molto legati fra voi e cercate di formare una grande famiglia cristiana, evangelica, in tutto il mondo. Mi raccomando a questa famiglia, e devo ringraziarvi per il vostro apostolato, perché sono qui come successore di Pietro, preoccupato dell’apostolato della Chiesa. Sono convinto, anzi, vedo, sperimento quale sia l’aspetto dell’apostolato della Chiesa contemporanea a voi proprio. Vi auguro di essere un lievito nella massa dell’umanità e del popolo di Dio. Vi auguro di essere un lievito evangelico nella Chiesa, che ha riconosciuto la sua dimensione con il Concilio Vaticano II nella costituzione Lumen Gentium, nella costituzione pastorale Gaudium et Spes. Vedo che voi intendete seguire autenticamente quella visione della Chiesa, quell’autodefinizione che la Chiesa ha dato di se stessa nel Concilio Vaticano II. Così vedo i vostri contatti, molto fruttuosi nella dimensione ecumenica, con i nostri fratelli non cristiani, che possiedono le loro ricchezze religiose - così come ho potuto constatare, per esempio, anche durante la breve visita in Corea e in Thailandia - e poi i contatti con il mondo secolarizzato, con i non credenti, con gli atei e gli agnostici. Dappertutto è la Chiesa e, come diceva san Giovanni della Croce, dove non c’è l’amore, porta l’amore e troverai l’amore. Penso che questo si possa applicare molto bene al vostro apostolato in tutti gli ambienti, non solamente in quelli della Chiesa, del suo corpo cattolico, ma anche nella sua dimensione ecumenica e nei contatti di dialogo con i non cristiani, con i non credenti. L’amore apre la strada. Auguro che questa strada, grazie a voi, sia, per la Chiesa, sempre più aperta.
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