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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DELLA
PONTIFICIA COMMISSIONE PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI

Giovedì, 27 febbraio 1986

 

Miei cari fratelli nell’episcopato, cari amici in Cristo.

1. È veramente per me un vero piacere essere con voi in occasione del vostro incontro per discutere le modalità con cui le comunicazioni di massa possono essere usate per diffondere il messaggio d’amore di Dio, per far conoscere meglio la “buona novella” di Cristo.

Quindici anni fa alla direzione del Concilio Vaticano II (Inter Mirifica, 23) la vostra commissione pubblicò l’istruzione pastorale Communio et Progressio sulle comunicazioni di massa, sull’opinione pubblica e sul progresso umano. Quest’anno, il tema per la giornata mondiale delle Comunicazioni che si tiene in adempienza alle direttive del Concilio Vaticano II è “Comunicazioni sociali e formazione cristiana dell’opinione pubblica”.

2. Questo tema sembra anche riassumere abbastanza bene gli scopi della Commissione pontificia: promuovere e sostenere attraverso i vari mezzi di comunicazione sociale l’attività della Chiesa nel mondo, in modo da educare e formare i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà agli autentici valori umani e cristiani.

In questo compito delicato e importante, la Commissione pontificia è chiamata a privilegiare in primo luogo le iniziative che mirano a diffondere il messaggio di Cristo e il vero insegnamento della Chiesa. In particolare, assisterà e sosterrà gli sforzi fatti nel campo delle comunicazioni sociali dalle speciali commissioni costituite dalle singole Conferenze episcopali. Dovrà inoltre assistere in questo campo il lavoro delle Organizzazioni cattoliche internazionali.

3. Nel documento redatto quindici anni fa, la vostra Commissione affermava: “Ora più che mai, il modo in cui la gente vive e pensa è profondamente intaccato dai mezzi di comunicazione” (Communio et Progressio, 1). Quali sono gli atteggiamenti e i valori che la gente trae dalle comunicazioni di massa? Quanto è così profondamente influenzato il modo in cui vive e pensa? Un metodo è costituito dai cosiddetti “modelli di ruolo”; le comunicazioni di massa rendono alcune persone particolarmente famose. Tale popolarità e notorietà porta con sé una certa credibilità o al limite un potere di influenza.

Le figure dominanti nelle comunicazioni di massa dovrebbero rendersi conto dell’influenza che essi hanno e della responsabilità che tale influenza rappresenta. La gente è spesso portata a imitare o ad accettare il comportamento delle persone famose, e la fama causata dalla comunicazione di massa può essere usata per ispirare bontà e generosità o a dare approvazione a ciò che è egoista e corrotto. La Chiesa ha una speciale responsabilità ad incoraggiare coloro che esercitano una tale influenza sugli altri a richiamare la loro dignità data da Dio e la loro particolare vocazione a dare buoni esempi, non solo nei ruoli che essi scelgono o nelle espressioni pubbliche, ma specialmente nella loro vita privata che molti considerano come modelli o come giustificazione della loro attività.

4. Un ministero oltre alle comunicazioni di massa dovrebbe includere un’apertura a procurare le informazioni necessarie e i consigli tecnici ma soprattutto sensibilità alle intense pressioni cui gli operatori delle comunicazioni sono sottoposti a speciali bisogni di sostegno morale e spirituale e di incoraggiamento che sono loro necessari.

Un altro modo in cui l’opinione pubblica viene profondamente influenzata è la selezione del materiale da trattare o la scelta dell’approccio da prendere. Perché per esempio nei lodevoli reportage sulla violazione dei diritti umani raccontati nei giornali o ripresi alla televisione o nei programmi radiofonici, il diritto degli individui a proclamare la propria fede religiosa è così spesso trascurato? Perché il diritto dei genitori non solo di avere bambini ma anche di educarli secondo la propria coscienza è così spesso ignorato? In molti casi la determinazione degli argomenti da affrontare nella società moderna è fortemente influenzata dai giornali e dai mezzi di intrattenimento, coloro che scelgono gli argomenti dovrebbero comprendere che a loro spetta il compito non solo di contribuire al progresso materiale, ma specialmente a quello morale e spirituale in vista del bene della famiglia umana.

5. Scegliendo i modelli da imitare, i temi da trattare, gli approcci da prendere i lavoratori delle comunicazioni di massa dovrebbero essere desiderosi di lavorare per un consenso pubblico morale, per la costruzione di ciò che alcuni pensatori hanno chiamato “filosofia pubblica”.

Una simile filosofia pubblica dovrebbe certamente includere un riconoscimento dei bisogni di personale integrità, per una vita familiare stabile e sana, per una gestione responsabile dei beni personali e per l’interesse dei membri più deboli della società, gli ammalati, gli handicappati, gli anziani, i poveri e in questi tempi soprattutto i non-nati, che sono i membri più deboli e più indifesi della società umana.

È stato detto che le colonne dei giornali, i microfoni radiofonici, le telecamere della televisione costituiscono un pulpito dal quale la società moderna trae i maggiori orientamenti morali e spirituali. Se ciò è vero è essenziale che la Chiesa non solo debba partecipare alla formulazione della pubblica filosofia, che rappresenterà i diffusi valori della società contemporanea, ma dovrebbe anche essere direttamente presente in questo nuovo pubblico con i suoi giornali e riviste, le sue stazioni radio e programmi televisivi, la sua voce di verità e di amore.

6. Ci sono quelli che pensano che ciò che non è riportato da giornali, radio, televisioni non è importante. Così è indispensabile che la Chiesa non debba lavorare soltanto per ottenere il riconoscimento di sani valori morali e spirituali dalla stampa, cinema, radio e televisione, ma che essa proclami il Vangelo direttamente attraverso i moderni mezzi di comunicazione. Se coloro che cercano di promuovere prodotti commerciali e servizi professionali considerano essenziale portare i loro messaggi all’attenzione del pubblico attraverso le comunicazioni di massa, come può la Chiesa non riuscire a proclamare e a diffondere attraverso le comunicazioni di massa l’inestimabile messaggio del Vangelo? La Chiesa così ha un ministero degli operatori della comunicazione e un ministero della comunicazione. All’interno della Chiesa questo doppio ministero può incoraggiare quella comunione in Cristo enfatizzata dal recente Sinodo dei vescovi.

Nel mondo questo ministero può favorire quella comunità che concerne così strettamente all’articolazione di una filosofia pubblica e al raggiungimento della vera pace. Essa può promuovere il riconoscimento dei diritti e delle responsabilità di ogni persona in quanto figlio di Dio, il quale ci ha comunicato la vita stessa e il suo salvifico messaggio attraverso il Verbo fatto carne, nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Sono profondamente grato a tutti voi per la vostra associazione nel Vangelo, e per tutto quello che fate attraverso i mezzi di comunicazione: “che la parola di Dio si diffonda e sia glorificata” (2 Ts 3, 1).

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 


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