DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA SOLENNE VEGLIA DI
PREGHIERA CON I PADRI SINODALI
Basilica di San Pietro - Sabato, 3 ottobre 1987
Carissimi fratelli nell’Episcopato e nel sacerdozio,
Religiosi e religiose,
Laici, giovani e adulti,
1. Al tramonto di questa serena giornata, noi siamo qui raccolti per una veglia di preghiera.
Pastori e laici siamo qui convenuti come un immenso popolo in marcia al seguito di Gesù Cristo Risuscitato, in unione con Maria.
Siamo qui a pregare per la buona riuscita del Sinodo sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa, alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, la grande Assise ecumenica che 25 anni or sono, proprio in questi giorni, aveva il suo inizio.
Questo nostro pregare vuol esser prima di tutto un’espressione della nostra fede nella onnipotenza del Signore, della nostra fiducia nella sua provvidenza, oggi che l’uomo così spesso cede alla tentazione di credersi l’artefice esclusivo o principale del bene e del progresso tanto civile quanto ecclesiale.
La preghiera che insieme eleviamo è dunque impetrazione di aiuto e di consiglio dal Signore, datore di ogni bene, perché accompagni i lavori del Sinodo dei Vescovi appena iniziato; è domanda di assistenza allo Spirito Santo, affinché ricolmi dei suoi doni le menti ed i cuori dei Padri sinodali e di quanti partecipano a diverso titolo, in atteggiamento di reciproca collaborazione, a questa assise così straordinaria per le sue componenti e così impegnativa per i temi che deve affrontare.
2. La preghiera del Santo Rosario, dal canto suo, nel suo carattere semplice e profondo ad un tempo, contribuisce a collocare il Sinodo nella sua giusta prospettiva. Quella prospettiva cristologica, mariologica ed ecclesiale, che sola rivela l’intima ragione d’essere dei suoi lavori, la loro finalità ed il criterio stesso del loro procedere e del loro svolgersi. Tutto nella luce di Cristo, di Maria e della Chiesa!
Nel Rosario contempliamo i misteri di Cristo attraverso gli occhi di Maria: Ella ce li svela, ce li fa gustare, ce li rende accessibili, “proporzionati” - si direbbe quasi - alla nostra piccolezza e fragilità.
Maria è nello stesso tempo “portavoce” dell’umanità presso Cristo. Dell’umanità sofferente, oppressa, alla ricerca della verità e della salvezza. Maria è al vertice del Popolo di Dio per intercedere a favore di tutti i fedeli che lo compongono.
3. Il mistero di Maria è ricco di suggerimenti per la comprensione del carisma laicale. Il Santo Rosario è una delle preghiere più significative del fedele e di ogni età e condizione. Nel Santo Rosario, anche il più umile e il più piccolo figlio o figlia del Popolo di Dio riscopre in pienezza la sua vocazione battesimale, il suo sacerdozio profetico e regale, acquista, in Maria e mediante Maria, una straordinaria capacità d’impetrazione presso il cuore di Cristo e del Padre.
Maria stessa, nel Santo Rosario, raccoglie le preghiere dei poveri e degli umili e conferisce ad esse una potentissima facoltà d’intercessione presso il trono dell’Altissimo.
Il Rosario, tramite Maria, fa scendere, per così dire, la luce salvifica di tutti i misteri di Cristo nelle circostanze e nelle difficoltà della comune vita quotidiana, del lavoro, della fatica, del dubbio, della sofferenza, della vita sociale e familiare, e tutto trasfigura, tutto innalza, tutto purifica.
4. Ecco la ragione di questo Santo Rosario per il Sinodo. Esso vuol essere la voce, la preghiera del Popolo di Dio che accompagna, per il tramite di Maria, i lavori dei Padri sinodali.
È preghiera che nasce dalla coscienza della funzione materna di ispirazione e di protezione che Maria svolge nei confronti della Chiesa. Anche per questo Sinodo, noi attendiamo da Maria un intervento illuminante e corroborante, come abbiamo diritto e dovere di sperare per ogni riunione ecclesiale che ci impegna particolarmente nella ricerca della volontà di Dio.
Il Rosario ci presenta, sullo sfondo dei misteri di Cristo e di Maria, le vicende che accomunano la vita di tutti i cristiani: sono misteri di gioia, di sofferenza, di gloria, misteri che parlano di grazia, di virtù, di santità.
E questi, allora, sono i misteri che dovranno essere messi particolarmente a fuoco nel Sinodo. Essi dovranno sempre brillare davanti agli occhi dei nostri Pastori. Da essi, fondamentalmente, scaturisce la dignità del laico.
5. Così - meditando con Maria - noi contempliamo, nella vita sua e del Figlio, la vita di ogni cristiano, del comune fedele. Questi, chiamato a vivere entro le transitorie e pur affascinanti responsabilità culturali, familiari, sociali, politiche e lavorative, ha un criterio, ha una ragione fondamentale di tutta la sua azione: la vita stessa di Cristo e la sua Parola, che ci si ripresentano in assoluta verità attraverso l’ininterrotta tradizione della Chiesa e del suo magistero.
Questa Parola viva di Dio ispira sempre nuove iniziative passando attraverso la passione di milioni di uomini che, nel loro sforzo di tradurre nell’ordine storico e temporale le esigenze del Vangelo, portano quei frutti a cui Gesù mirava quando affidava agli Apostoli il compito decisivo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28, 19-20).
6. Dall’alto della Croce, proprio nel momento dell’apparente sconfitta, il Figlio di Dio parla di una vocazione, prospetta una missione:
“Donna, ecco tuo figlio!” . . . “Ecco tua madre!” (Gv 19, 26-27).
Maria non solo ci precede nel “sì” totale a Dio, ma ci insegna anche a farlo nostro nelle circostanze in cui ciascuno di noi è chiamato a vivere. Il coraggio della sua obbedienza, lo sguardo sempre rivolto a Cristo, la vita radicalmente orientata a Dio, l’intraprendenza delle sue iniziative di carità: con Elisabetta, alle nozze di Cana, durante il ministero pubblico del Figlio, sotto la Croce, nel Cenacolo, sono altrettanti momenti che ci presentano Maria come madre della vocazione e della missione cristiana. Non è forse coincidenza singolare e significativa che i lavori del Sinodo si svolgano proprio durante la celebrazione dell’Anno Mariano?
È anche questo per noi un motivo di grande speranza. Incontrando, nei miei viaggi apostolici, la realtà commovente di nuove aggregazioni laicali, di nuovi movimenti, di associazioni, di un numero sempre più grande di giovani e di adulti che scoprono o riscoprono in Cristo vivente la ragione della loro speranza e della loro gioia, non posso non pensare all’effetto dell’intercessione di Maria che ottiene da suo Figlio sempre nuove grazie per tutti.
Sì, Madre, ecco i tuoi figli. Ottienici da questo Sinodo, che si apre nel venticinquesimo anniversario dall’inizio del Concilio, di meglio comprendere, alla sua luce, la vocazione e la missione che tuo Figlio ha voluto per ciascun uomo. Così sia.
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