DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELL’UNIONE GIURISTI CATTOLICI ITALIANI
Sabato, 10 dicembre 1988
1. È per me una gioia grande incontrare oggi voi, membri dell’Unione dei Giuristi Cattolici Italiani, gioia che si fa ancor maggiore a motivo della celebrazione del 40° anniversario della fondazione del vostro sodalizio (1948-1988), e a motivo dell’importante argomento, che state approfondendo in questi giorni: “Diritto naturale. Verso nuove prospettive”. Si aprono davanti a voi orizzonti vastissimi, che si connettono, ne sono certo, con le preoccupazioni del successore di Pietro, e che non possono ignorare i fondamenti dottrinali posti dal Concilio Vaticano II, soprattutto nella costituzione pastorale Gaudium et Spes e nei decreti Dignitatis Humanae, Nostra Aetate e Gravissimun Educationis.
2. Dinanzi all’ampiezza della materia da trattare, voi avete dovuto fare una scelta importante e rivelatrice. Tale scelta manifesta l’importanza del diritto internazionale “non scritto” che forse potremmo già indicare con l’aggettivo “consuetudinario”. Voi sottolineate pure il valore, la qualità dei processi che sono necessari per affermare il diritto e osservare la giustizia; il diritto procedurale che ne trarrà vantaggio dall’assumere norme più rispettose dei diritti fondamentali dell’uomo e della dignità della persona umana.
È questo un problema che si ripercuote nella legislazione penale, ove la protezione della persona deve essere meglio assicurata. Con compiacimento vedo che vi riferite alla dottrina della Chiesa, al diritto ecclesiale ed al suo rinnovamento, che si è avuto grazie al recente Codice, definito come “l’ultimo documento conciliare”.
3. Per fissare l’essenziale della vostra ricerca, voi intendete compiere una riflessione fondamentale, concernente il diritto naturale - che noi consideriamo diritto divino -, la sua conoscenza sempre più chiara, l’espressione progressiva, l’applicazione ponderata nelle società nazionali e nelle attuali “organizzazioni internazionali”, le quali devono trovare l’espressione di un diritto naturale, che esprima e protegga i diritti ed i doveri di questa nascente società universale, per riconoscervi meglio i diritti della persona umana che vive in un mondo sempre più aperto ed organizzato. Un mondo che deve innanzitutto rispettare la dignità della persona umana, assicurandone il benessere personale, il vero sviluppo umano, la vita individuale e la relazione con Dio nell’ambito della famiglia, della nazione, della cultura, dello Stato e dell’unione degli Stati. La Chiesa può in tal caso servire da punto di riferimento, perché essa è una società universale, con la sua gerarchia, le sue leggi e strutture; con il suo legislatore: il Cristo. È lo stesso Redentore che ha consolidato il diritto naturale, elevandolo ad un livello superiore, che è quello della comunione sacramentale.
4. È bene oggi riaffermare che ogni ordine giuridico sta al servizio della persona e a tutela del bene comune, del rispetto dei diritti inalienabili delle persone e delle comunità.
Un tale sistema giuridico ha una logica sua propria e deve proteggere la dignità della persona umana, che si fonda sulla fondamentale uguaglianza degli uomini. In tal modo potrà suscitare e meritare sempre la fiducia necessaria per fondare ogni relazione umana. Questo è ciò che nella Chiesa esige e suscita la “communio”, la quale sta alla base della comunità ecclesiale e forma l’anima delle sue strutture. Quella “communio”, che è assicurata nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito e che fa della Chiesa un popolo adunato (Lumen Gentium, 4), nella comunione trinitaria di Dio che è amore (1 Gv 4, 8.16).
5. Ogni ordine giuridico, vero e sano, deve essere al servizio della persona. Un servizio difficile, che si svolge in una società pluralista, ma quanto mai necessario, se si vuole aiutare veramente l’uomo, assicurandogli una vita sociale equilibrata, giusta, ispirata da una sana morale. Un servizio di cui necessita la società internazionale, mondiale, se si intende farne una società giusta e degna di questo nome.
Per realizzare questo ideale bisogna conoscere l’uomo, la sua dignità, i suoi diritti e doveri, le sue aspirazioni quotidiane, i suoi desideri e bisogni, le sue possibilità di azione e di sviluppo, tenendo conto dell’ambiente in cui vive, le risorse di cui dispone, dell’aiuto materiale e morale al quale ha diritto. La norma oggettiva, il diritto positivo devono rispondere a questa immagine dell’uomo come espressione del diritto naturale; devono tener presenti quelle prospettive sempre nuove che tanto la riflessione filosofica e scientifica quanto il giudizio della coscienza individuale aprono; entrambe traggono vantaggio dall’essere illuminate e chiarite dalla rivelazione divina e, come ha voluto Cristo, dal Magistero ecclesiale.
6. Su tutti questi punti l’uomo contemporaneo deve progredire. Uno studio più approfondito del diritto naturale, una pratica più attenta a questo diritto divino e una sua traduzione più fedele nel diritto positivo segnano i progressi che voi cercate di formulare al meglio. Il vostro incontro ha, pertanto, la forza di un messaggio, deve fare appello agli uomini di buona volontà e trarre profitto dall’insegnamento della Chiesa.
Anche il nuovo Codice ha aperto nuovi orizzonti, ha semplificato le procedure, ha alleviato il suo diritto penale, ha assunto un atteggiamento che non è solamente più umano, ma è pure più evangelico, raccomandando di evitare in quanto possibile i processi, e di cercare invece i mezzi d’intesa più delicati, di ricorrere con maggior facilità all’arbitrato (cf. Codex Iuris Canonici, cann. 1341, 1446. 1713-1714. 1733-1734).
Da parte mia, auspico di vedere che un tale progresso avvenga anche sul diritto statale.
Una verità si impone al cristiano: l’autentica giustizia è animata dalla carità; il diritto è una struttura di comunione, il diritto positivo è al servizio dell’uomo nella sua ascesa a Dio!
7. Con queste considerazioni ho inteso sottolineare l’importanza del vostro Convegno, confermare il compito della vostra Unione di Giuristi Cattolici, e sostenere la speranza che un analogo sforzo sia compiuto in tutte le nazioni e a livello di strutture mondiali.
Sono veramente lieto di accompagnare i vostri lavori con la benedizione apostolica, propiziatrice di grazie ed energie spirituali.
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