DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II DURANTE
LA VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN LORENZO IN LUCINA
Domenica, 17 gennaio 1988
Sia lodato Gesù Cristo.
Voglio salutare tutta la comunità della parrocchia di san Lorenzo in Lucina, tutti i presenti. Ci troviamo, come ha detto monsignor parroco, nel centro di Roma, nel centro storico.
Questo centro è segnato con la presenza spirituale di un santo che è tutto romano, san Lorenzo, diacono martire. Come santo Stefano, martire di Gerusalemme, segna la storia della Chiesa di Gerusalemme, la Chiesa apostolica, così san Lorenzo segna la storia della Chiesa di Roma.
Voglio abbracciare con questa visita pastorale, con questo incontro, tutta la vostra comunità, tutti coloro che a questa comunità appartengono fisicamente, come abitanti di questo territorio, e anche moralmente, come ospiti, a causa delle diverse istituzioni dello Stato italiano, istituzioni di tipo sociale, economico, commerciale che qui sorgono, come pellegrini che qui, in questa chiesa, in questo punto trovano anche un pezzo della Roma antica, imperiale, medievale, di Roma da duemila anni cristiana. A tutti voglio dire che sono felice di questa domenica. Ma soprattutto, voglio dire buon anno all’inizio di questo 1988.
Quando dico buon anno voglio implorare con queste parole tutto ciò che si può definire come vero bene dell’uomo. Sappiamo che qualche volta l’uomo considera bene ciò che non lo è e altre volte perde di vista ciò che è il vero bene. Allora auguro questo vero bene con tutta la proporzionalità dovuta ai diversi bisogni, alle diverse aspirazioni dell’uomo, al suo essere nello stesso tempo corporale e spirituale, temporale, transitorio ed eterno, destinato alla vita eterna, alla partecipazione alla stessa vita di Dio. Con questa gerarchia di valori ripeto a tutti e a ciascuno buon anno. Che il Signore vi dia questo buon anno con la pluralità dei beni ai quali aspira l’uomo intero, ai quali aspira il cuore umano, e nelle diverse situazioni, situazioni talvolta difficili che non mancano nella vita dell’uomo dappertutto.
Anche negli ambienti più ricchi e più opulenti non mancano le sofferenze. Il Signore vi dia anche la forza di superare, di vincere il male con il bene. Questo imploriamo. Tutto questo voglio trasmettere con queste semplici parole: buon anno.
Ai giovani
Antica come parrocchia, antichissima come edificio sacro S. Lorenzo in Lucina può tuttavia contare su una rappresentanza giovanile abbastanza folta. E questa presenza giovanile tra le vetuste pietre di Campo Marzio, nel cuore dunque della Roma più antica, offre al Papa - che non manca di sottolinearlo - l’immagine viva della continuità della Chiesa, e della Chiesa che è in Roma in particolare.
Giovanni Paolo II incontra i giovani in una vasta sala dei locali parrocchiali e come spesso gli capita nei suoi frequenti incontri con le nuove generazioni, è accolto da canti e dal suono delle chitarre. Poi due giovani illustrano le finalità della loro associazione: servizio alla parrocchia (liturgia, catechismo) e anche offerta di testimonianza cristiana. Ai giovani presenti il Papa così si rivolge.
La vostra parrocchia ha un grande passato, grande e lontano: ho visitato anche gli scavi sotto la chiesa. Si scende verso il II, il I secolo dopo Cristo. Tempi molto lontani, ma tempi in cui vissero anche persone che allora erano giovani. Ed è grazie a queste persone che questa chiesa antica - che come chiesa risale al V secolo anche se a un’epoca più tarda come parrocchia - ha sempre non solo un suo passato, ma anche un suo futuro: per andare avanti. E oggi questa parrocchia dal passato tanto lungo e tanto nobile ci si presenta nelle vostre persone, nella vostra comunità giovanile.
Appartenete alle famiglie che da secoli, da generazioni, appartengono a questa comunità parrocchiale di san Lorenzo: famiglie nobili, romane, di prestigio, importanti per la vita della città di Roma, per la sua ricchezza, per il commercio, per l’artigianato, per tutto ciò che costituisce la grandezza di ogni comunità umana e cristiana. E tutto ciò che è umano diventa cristiano, viene incorporato nel mistero di Cristo. E la sua realtà, non solo storica, ma anche mistica. E così il mistero di Cristo, nella sua realtà, è sempre presente, e la Chiesa rappresenta questo mistero di Cristo.
Ho voluto ricordare questi elementi storici del passato, insieme agli elementi per così dire sociologici,comunitari. La vostra chiesa ha una grande specificità, è una chiesa atipica, o piuttosto è una chiesa tipica del vecchio centro di Roma. E atipica perché non mi ricordo di una parrocchia in cui ho potuto visitare degli scavi. Nemmeno di una in cui ho visitato anche un centro radiofonico, Radio Obiettivo Romano.
Ma in questo punto, qui dove siamo, è una chiesa tipica perché in ogni parrocchia incontro i giovani. Parlo con loro e rispondo alle loro domande, quando me ne fanno. In particolare rispondo adesso a queste parole di carattere esistenziale sullo stare insieme, sull’essere insieme e sull’andare avanti insieme. E una domanda giusta, che fanno tutti i cristiani ai loro Pastori. E il Pastore, il Vescovo, in questo caso il Vescovo di Roma, deve essere pronto a rispondere a questa domanda sul camminare insieme con tutto il Popolo di Dio, come ha detto la vostra amica: perché noi camminiamo insieme a tutto il Popolo di Dio, a tutte le generazioni del Popolo di Dio.
Naturalmente, camminando così, insieme, nella dimensione umana - cristiana, certo, ma anche umana - camminiamo insieme con Cristo, camminiamo all’interno di quella realtà mistica che è poi quella principale. Noi siamo Chiesa grazie a lui. Noi abbiamo il futuro, si il futuro. Ma è grazie a voi che siete giovani, e soprattutto grazie a lui, che noi abbiamo un futuro definitivo: e lui ci porta a questo futuro.
Ecco il significato di questo incontro. Vi auguro tutto il bene, a voi giovani, alle vostre famiglie, alla vostra comunità, al vostro modo di vivere la vostra epoca. Perché, certo, nei tempi antichi non c’erano questi vostri moderni strumenti musicali, ma fate bene a suonare: la Chiesa deve essere fedele anche alla storia dell’uomo, alla sua cultura, a tutto quello con cui si esprime il suo genio, la sua umanità. Mancherebbe qualcosa se voi non foste qui. Vi ringrazio. Vi benedica Dio onnipotente.
Ai membri del Consiglio pastorale
Come in tutte le parrocchie del centro storico, a S. Lorenzo in Lucina la popolazione residente non è numerosa (4.500 persone, 1.200 famiglie). Ma lo sono le persone che quotidianamente, soprattutto per motivi di lavoro, gravitano su queste strade e vengono in contatto con la parrocchia. L’azione pastorale pertanto si deve sviluppare lungo due diverse direttrici anche se, naturalmente, un’attenzione privilegiata resta sempre rivolta alla popolazione residente il cui fulcro è costituito, come sempre, dal Consiglio pastorale. Ai suoi rappresentanti riuniti nella sacrestia insieme ad altri esponenti della parrocchia, Giovanni Paolo II così si rivolge.
Saluto la rappresentanza del Consiglio pastorale di san Lorenzo in Lucina, allargata ad altre rappresentanze parrocchiali. Voglio sottolineare l’aspetto fondamentale di ogni parrocchia, di ogni comunità cristiana, quell’aspetto costituito sempre dalle persone umane e dalle famiglie.
Voi carissimi fratelli e sorelle, con i vostri doni evocate la crescita di questa comunità, ma non solo, evocate la crescita di tutta Roma nelle diverse epoche, crescita umana, culturale e nello stesso tempo cristiana. Tutto questo e dovuto alle tradizioni delle persone e delle famiglie. Tradizioni delle generazioni che si sono succedute nei secoli.
Ecco, se io posso concludere con una parola, che mi sembra una parola chiave: voi siete quello che siete nella parrocchia di san Lorenzo, nella città di Roma, grazie a Cristo.
Cristo che vi ha fatto nei vostri antenati, e in voi stessi, vi ha fatto vivere la sua vita, irradiare questa vita, trasmetterla. È lui che ci ha dato questa dimensione nuova della nostra umanità, delle persone umane, della società, della storia. lui. Oggi, se guardiamo al passato e al futuro, e vediamo le nuove generazioni, i vostri figli, i giovani, allora guardiamo sempre con la stessa speranza che viene da Cristo. Perché, come ha detto il profeta, lui è Padre dei futuri secoli.
E lo è per la generazione del diacono Lorenzo, di san Lorenzo; per la generazione di quelli che nel VI secolo hanno partecipato alla fondazione della chiesa. E poi per sempre nuove generazioni. Era il padre del futuro secolo, portava verso il futuro, verso un futuro non solamente umano, non solo di questa terra, ma verso un futuro divino, il futuro della comunione, della Santissima Trinità, della partecipazione alla vita di tutti.
Questo costituisce il titolo più importante della vostra storia, della vostra storia personale e di quella delle vostre famiglie: famiglie molto note, prestigiose, nella storia di Roma.
E questo costituisce il titolo principale, il titolo trascendente, il titolo di Cristo, che vuol dire anche il titolo dei cristiani.
E qui noi ci incontriamo in un’altra dimensione, una dimensione divina, per cui siamo chiamati a vivere su questa terra per incontrare, per entrare in questo futuro secolo di cui Cristo è il Padre. Formulo auguri a tutti i presenti, a tutte le famiglie, a tutti i parrocchiani di san Lorenzo. Vi benedica Dio onnipotente.
A rappresentanti del laicato
Nel territorio della parrocchia hanno sede uffici enti, associazioni, organi di informazione. Con i rappresentanti di questa realtà Giovanni Paolo II si incontra nella Sala Capitolare. È presente una delegazione dell’Ordine ospedaliero dei Santi Maurizio e Lazzaro. Queste le parole che il Papa rivolge ai presenti.
Vi ringrazio per il vostro contributo alla vita comunitaria di questa parrocchia e per il vostro apostolato. Riallacciandoci a quello che abbiamo già detto all’omelia durante la Messa, vi sono diverse forme di apostolato. Oggi siamo già consapevoli di quello che è l’apostolato dei laici, lo specifico, indispensabile, utile apostolato dei laici. Vi ringrazio per l’apostolato che fate qui insieme al vostro parroco collaborando con lui, e collaborando col Vescovo di Roma. Vi auguro di camminare sempre, sulle strade della vostra vita insieme con quella verità e grazia di Dio che ci fa crescere e servire Cristo; crescere verso i nostri destini definitivi. Ciascuno di noi ha i suoi destini, Iddio stesso. Vi benedica Dio onnipotente.
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