VISITA PASTORALE NELL’ARCIDIOCESI DI GAETA
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, I SEMINARISTI
E I DIACONI PERMANENTI NELLA CATTEDRALE
Formia (Latina) - Domenica, 25 giugno 1989
Carissimi fratelli e sorelle.
1. Consentitemi di esprimere innanzitutto la mia gioia per questo incontro, che ci trova in piena sintonia di ideali, di speranze, di scelte, a motivo della vocazione che ci accomuna “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!” (Sal 133, 1). Le parole del Salmo si attuano in questa assemblea che oggi si stringe, sotto la guida del suo Arcivescovo, monsignor Vincenzo Farano, attorno al successore di Pietro, per crescere in quella comunione di fede e di amore in cui si manifesta la presenza di Cristo nel mondo.
Ringrazio, insieme al Pastore della diocesi, tutti voi presbìteri e persone consacrate, come anche voi seminaristi e candidati al diaconato permanente; un particolare pensiero sento di dover rivolgere a quanti sono ammalati, e per questo non hanno potuto essere presenti: nella sofferenza del corpo essi portano le stimmate del Signore ed offrono un inestimabile contributo al ministero attivo di quanti si spendono per illuminare e confortare il cammino dei fratelli.
2. La mia parola è innanzitutto per voi, presbìteri di questa Chiesa dalle gloriose tradizioni risalenti fino ai tempi apostolici. Vi invito a ringraziare la bontà divina per la chiamata al servizio sacerdotale, che vi rende testimoni qualificati della Passione, morte e Risurrezione di Gesù Cristo. Voi siete inviati sulle strade del mondo, a comunicare la vita divina della grazia, specialmente attraverso il culto eucaristico e la celebrazione dei sacramenti. Sentitevi chiamati ad essere nel mondo segno dell’amore salvifico di Cristo, perché deputati ufficialmente alla preghiera pubblica della Chiesa, con l’offerta continua di quel sacrificio di lode (Eb 13, 15), che interpreta l’anelito di tutta la creazione verso la libertà dei figli di Dio (Rm 8, 19): di questo anelito voi siete la voce che s’innalza verso il cielo.
Testimoniare il Vangelo: questo è il vostro compito essenziale, carissimi sacerdoti, questa la vostra più impegnativa partecipazione alla missione stessa da Cristo affidata alla Chiesa (cf. Mt 28, 18-20).
Ma che cosa significa testimoniare il Vangelo da sacerdoti? Significa, innanzitutto, santificare se stessi per servire gli altri nella carità pastorale, consacrandosi al “ministerium Verbi”, perché il Vangelo sia realmente annunciato ad ogni creatura (Mc 16, 15). Significa operare come canali della grazia mediante la celebrazione dei sacramenti, particolarmente del sacramento della Riconciliazione, nel quale si attua la misericordia di Dio nella storia degli uomini. Ciò comporta da parte vostra un’assoluta disponibilità all’ascolto di Dio - nella sua Parola e negli eventi disposti dalla sua Provvidenza - così che “Egli faccia di voi un sacrificio perenne a Lui gradito” (Prex Eucharistica, III).
Testimoniare il Vangelo significa, in particolare essere uomini di preghiera, consacrati a prestare la vostra voce allo stesso Cristo, che loda il Padre e intercede continuamente per i fratelli (cf. Eb 7, 25). Dovete vivere le ansie e le speranze degli uomini del vostro tempo, nelle situazioni storiche nelle quali siete chiamati ad operare; ma il cammino umano, che fate con loro, non deve farvi dimenticare che siete sempre “testimoni e dispensatori di una vita diversa da quella terrena” (Presbyterorum Ordinis, 3).
3. A voi, carissimi fratelli e sorelle, che, con la professione dei consigli evangelici, avete stretto una particolare alleanza con Cristo, l’esortazione a diventare fiaccole ardenti di quell’amore, che è lode perenne alla santissima Trinità e testimonianza viva per gli uomini. Voi siete gli “specialisti della preghiera”, soleva dire il mio venerato predecessore Paolo VI quando si rivolgeva ai religiosi; voi realizzate quella “vita abscondita cum Christo in Deo”, di cui parla l’apostolo Paolo (Col 3, 3), proponendo al mondo i valori della castità, della povertà, dell’obbedienza, che sono fonte di vera libertà interiore. La Chiesa vi ringrazia di questa testimonianza e conta su di voi, perché il mondo ha bisogno di queste scelte radicali: ha bisogno di vedere uomini e donne pieni di Dio, che pratichino con eroismo quotidiano le virtù cristiane, mossi dalla sola coscienza di amare e servire i fratelli.
La vostra testimonianza vivifichi il tessuto ecclesiale e sociale di queste terre, nelle quali siete stati chiamati ad operare: è il messaggio che consegno a tutti voi, nel ricordo di quelle grandi figure che furono Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi, della cui presenza e spiritualità è pieno ogni angolo di questa regione, e nella consapevolezza della multiformità dei carismi, espressi e vissuti da tanti istituti religiosi di più recente formazione.
Sulle orme di questi grandi santi, nel continuo ritorno ai valori più autentici delle vostre origini, rimanete fedeli alla Chiesa e a quella disponibilità missionaria, che esprime uno dei frutti più ricchi della vostra castità, cioè di quella libertà interiore, che vi permette di sperimentare la verità delle parole di Cristo: “Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11, 30).
4. Carissimi fratelli e sorelle, sono venuto per dire ad ognuno di voi: aprite il vostro cuore consacrato all’amore! Donatevi, offritevi con generosità all’uomo dei nostri tempi! Aprite le porte delle vostre chiede, delle vostre case religiose a chi, bussando, chiede di poter fare un’esperienza più diretta e viva della luce del Vangelo, di poter conoscere dalla vostra testimonianza la sapienza della vita nuova portata dal Risorto!
Siate sempre più coscienti di essere intermediari qualificati tra Dio misericordioso e l’uomo pellegrino di verità, di giustizia, di pace. Forti della consacrazione della vostra vita, sappiate affrontare con coraggio le inquietudini del mondo, l’egoismo che nega l’amore e viola la giustizia, l’errore che turba e confonde le anime.
Siete chiamati ad essere il volto di Cristo, perché l’offerta cosciente e libera di tutto ciò che voi possedete, anzi di tutto ciò che voi siete, ripete e scandisce nel tempo il miracolo quotidiano dell’amore del Figlio di Dio, venuto a salvare ogni uomo e a liberarlo dal male.
L’amore non può arrestarsi a metà strada, voi lo sapete bene. L’amore deve essere pronto ad offrirsi fino all’estremo della generosità. Gesù non esita ad esigere la perfezione in questo anelito: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste” (Mt 5, 48).
Non dimenticate mai di essere “dono di Dio agli altri”. Amate gli altri come Cristo ha amato voi. Amate secondo il criterio che Cristo stesso ha stabilito: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la legge e i profeti” (Mt 7, 12).
5. Ciò che dà la misura dell’amore è Cristo in persona. Perciò, la misura non è più semplicemente umana: essa diventa una misura divina. Amare come ha amato Cristo è amare alla maniera di colui che è Dio e s’è fatto uomo.
Come Cristo, in forza del nostro stato sacerdotale e in forza della nostra consacrazione, esercitiamoci ad essere pronti, generosamente disponibili, al sacrificio supremo: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (Gv 3, 16).
Carissimi, vivete senza tregua la piena fedeltà alla vostra consacrazione e sarete così pronti al sacrificio dell’amore.
Il Signore Gesù e Maria santissima, nostra madre, accompagnino sempre ciascuno di voi, carissimi sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e candidati al diaconato, e riempiano di entusiasmo la vostra azione a servizio del Regno di Dio.
Il Papa vi ama e vi benedice di cuore.
Al termine del discorso, prima di impartire la Benedizione Apostolica, Giovanni Paolo II si rivolge ai presenti con queste parole.
Prima di concludere, vorrei augurare alla vostra comunità diocesana, al vostro Arcivescovo, una maggiore messe di vocazioni, l’aumento delle vocazioni per tutte le categorie, sacerdoti, persone consacrate. Naturalmente questo ci porta verso i seminari, i noviziati, le famiglie, i diversi ambienti dell’apostolato dei laici. Voglio augurarvi tutto questo nel nome del Buon Pastore che guida noi tutti, Gesù Buon Pastore che ci guida con la sua Croce, con la sua Risurrezione, con il suo amore e con il suo Spirito Santo. Auguro questo a tutti voi, offrendo nello stesso tempo la benedizione conclusiva a tutti i presenti.
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