DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AD UN «COLLOQUIUM»
ORGANIZZATO DALL'ÉCOLE FRANÇAISE
Sabato, 20 aprile 1991
Signor Cardinale,
Signore, Signori,
1. Nel porgervi il benvenuto, sono felice di constatare che la scuola francese a Roma si trova, una volta di più, ad un appuntamento con la storia religiosa. Dopo i colloqui dedicati ai miei predecessori Paolo VI e Pio XI e al Concilio Vaticano II, avete organizzato questo nuovo Colloquio internazionale, insieme al Centro nazionale francese della Ricerca Scientifica, in occasione del centenario dell’Enciclica Rerum novarum di Leone XIII. Saluto cordialmente tutti voi ed in particolare il vostro direttore il signor Charles Pietri, che è anche membro del comitato internazionale del Pontificio Consiglio per la Cultura.
Desidero felicitarmi con voi per il ruolo che svolgete nell’avvenimento costituito da questo centenario. Mi rallegra vedere degli storici di fama consacrare il loro talento allo studio di una pagina significativa della vita della Chiesa, inscritta nel ricco patrimonio della cultura cristiana.
In quanto storici, avete, in modo del tutto naturale, dedicato i vostri sforzi al testo, al contenuto e alla diffusione dell’enciclica Rerum novarum. Il vostro colloquio occupa per questa ragione un posto singolare nell’insieme, ormai imponente, degli incontri che, nel corso di quest’anno del centenario, hanno celebrato la pubblicazione di questo importante documento, il primo di una serie che è già divenuta lunga e che spero io stesso di poter prolungare tra poco.
Il ritorno al testo dovrebbe essere la cura di tutti. Quanti infatti tessono le lodi o le critiche dei testi pontifici, senza leggerne attentamente il testo, né studiarne il contesto! Un’enciclica s’iscrive nella continuità di un insegnamento e rinnova la sua formulazione in funzione tanto del cambiamento delle problematiche della società, quanto delle nuove esigenze etiche che esse comportano per la fede.
2. Dalla vostra rilettura del testo, siete passati allo studio della sua diffusione. Infatti, non è sufficiente che un documento, per quanto importante, venga pubblicato, per essere compreso e, più ancora, messo in pratica. L’accoglimento dei testi del magistero e le reazioni che essi suscitano sono un elemento costante della tradizione cattolica. Pur se il vostro studio privilegia, per evidenti ragioni, la Francia e l’Italia, voi allargate la vostra indagine a numerosi paesi, le cui situazioni sociali sono molto differenti, quanto lo è, d’altronde, la presenza e l’azione della Chiesa. Un insieme di precise monografie vi consente di formulare dei giudizi sfumati, se non contrastanti.
Rendete in questo modo un servizio alla storia. E, posso aggiungere, rendete anche un servizio alla Chiesa. La pastorale ecclesiale ha bisogno di poggiare su dati fondati su analisi rigorose e comparazioni suggestive. Nulla è, a questo riguardo, più dannoso di affermazioni sommarie e perentorie. Questo documento, viene affermato senza mezzi termini, si scontra con un rigetto generalizzato, o suscita un’adesione senza riserve. Non accade così nella complessa storia delle società umane. Ed è importante avere un’idea più esatta del passato, per meglio comprendere il presente ed esercitare un’azione conforme al disegno d’amore di Dio sul mondo.
3. L’insegnamento sociale della Chiesa non ha altro scopo: tradurre il messaggio di Cristo in principi morali ed orientamenti pratici che pongano in essere, nel tessuto mutevole delle società umane, i valori permanenti di giustizia e di carità, di libertà e di solidarietà al servizio dell’uomo, di ogni uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Grazie a Leone XIII, quest’umanesimo cristiano ha trovato una formulazione sistematica all’epoca della prima industrializzazione che avrebbe sconvolto in maniera durevole le strutture della società e i valori morali. Quei tempi nuovi esigevano una nuova riflessione in materia sociale. L’analisi dei testi, la rivalutazione delle correnti di pensiero, lo studio delle grandi personalità e delle organizzazioni cattoliche, tutto questo dimostra la lenta e paziente maturazione del pensiero sociale della Chiesa, in particolare nell’insegnamento pontificio, in cui i principi evangelici permanenti ed universali traggono ispirazione dagli orientamenti pratici al servizio delle persone e delle comunità umane.
I vostri lavori contribuiscono, in questo modo, a porre in luce il carattere peculiare, essenzialmente religioso e morale, dell’insegnamento sociale della Chiesa, la sua finalità etica e spirituale e le sue modalità d’influenza specifica al più profondo livello della realtà umana, la coscienza. Perché Rerum novarum mobilita la coscienza cristiana in difesa dell’uomo.
Preparata da intense consultazioni, nutrita da lunghe inchieste, informata sulle riflessioni e sulle iniziative coraggiose dei cattolici sociali, l’enciclica Rerum novarum ha inaugurato un modo specifico d’insegnamento pontificio fondato al tempo stesso sulla teologia e sull’analisi sociale. “I proletari trovansi indegnamente ridotti ad assai misere condizioni... la cupidigia dei padroni e... una sfrenata concorrenza . . . un’usura divoratrice . . . il monopolio . . .” per cui “un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all’infinita moltitudine dei proletari un giogo poco men che servile”: questa drammatica situazione descritta in termini lapidari esige l’intervento della Chiesa, portatrice del messaggio di Cristo che trasforma le società con la sua azione sulle coscienze. L’originalità di Leone XIII è stata quella di reagire alla nuova situazione dei lavoratori, insistendo sull’importanza delle associazioni professionali per creare un ordine sociale più giusto ed orientare l’evoluzione sociale ed economica.
4. Dopo tanti anni, oggi constatiamo che questo testo conserva tutto il suo sapore evangelico e la sua profonda linfa umana.
Perché questa visione tanto saggia e generosa venne sepolta sotto la spinta di rovinose ideologie che, dopo aver promesso il paradiso terrestre, sono sprofondate nella loro menzogna? Ulteriori ricerche ci chiariranno forse di più questi sviluppi, sull’interazione fra correnti di pensiero e movimenti socio-politici. Ad un secolo dalla Rerum novarum, il fallimento del modello che le era stato direttamente opposto risveglia energie soffocate e richiede un rinnovamento del pensiero e dell’azione sociali. L’opera degli storici pone quest’esigenza in luce e ci esorta a pensare con coraggio e ad agire con determinazione perché questo retaggio centenario diventi portatore di avvenire e seminatore di speranza. La questione sociale è oggi mondiale.
La questione sociale, alle soglie del nuovo millennio, è ormai la questione dell’uomo. Possa il messaggio della Chiesa portare sempre più chiaramente all’umanità la luce evangelica!
Cari amici, vi ringrazio per la vostra approfondita opera e vi porgo i miei voti personali. Che il Signore vi benedica.
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