DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN PELLEGRINAGGIO DELL’ARCIDIOCESI
DI CAMERINO-SAN SEVERINO MARCHE
Sabato, 14 marzo 1992
Carissimi fratelli e sorelle!
1. Circa un anno fa ho avuto la gioia di visitare l’Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche e mi resta viva nello spirito la memoria di quel breve soggiorno. Quanto grande e gradito è, infatti, il ricordo, che conservo in cuore, della vostra terra, del vostro popolo, generoso e accogliente! L’incontro odierno mi riporta a quei giorni e mi offre l’occasione di rinnovarvi l’espressione della mia cordiale gratitudine. Anche oggi, come allora, la vostra Chiesa diocesana si raccoglie tutta idealmente attorno al Successore di Pietro. Questa volta il nostro appuntamento ha luogo presso la tomba dell’Apostolo. Voi siete venuti qui, nel centro della cristianità, per ricambiare la mia visita; siete venuti soprattutto per testimoniare in maniera corale e sentita l’unica fede sulla quale si fonda la vita di ogni credente e dell’intero popolo cristiano. Vi saluto con affetto. Saluto, in particolare, il vostro Pastore, l’Arcivescovo Monsignor Francesco Gioia; i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i rappresentanti dell’Azione Cattolica e dei vari Movimenti; saluto le varie componenti dell’Arcidiocesi, che riunisce due Chiese locali - Camerino e San Severino Marche - ricche entrambe di una lunga tradizione spirituale. Il mio deferente pensiero si rivolge, poi, all’Onorevole Arnaldo Forlani, e ai rappresentanti delle Pubbliche Istituzioni, che hanno voluto essere presenti a questa speciale Udienza. Siate tutti benvenuti!
2. La vostra tradizione religiosa è segnata da numerose e incisive testimonianze di santità. Penso, ad esempio, ai Santi originari della vostra Regione, come San Venanzio, San Severino, Sant’Ansovino, San Nicola da Tolentino, San Pacifico e la Beata Battista Varano. Penso, ancora, ai Santi che hanno soggiornato nella vostra terra: San Francesco d’Assisi, San Giacomo della Marca, San Leonardo da Porto Maurizio, San Paolo della Croce, San Gaspare del Bufalo, San Gabriele dell’Addolorata e il Beato Rizzerio da Muccia. Essi costituiscono punti di saldo riferimento evangelico e dal loro amore a Cristo ognuno di voi può trarre incoraggiamento e sostegno per perseverare nell’adesione piena al Vangelo in questo nostro tempo, segnato da molteplici e radicali mutamenti sociali e culturali. Durante la suggestiva celebrazione eucaristica nella Cattedrale della vostra Arcidiocesi, in occasione della solennità di San Giuseppe dello scorso anno, ebbi a dirvi: “Ogni Chiesa particolare, ogni parrocchia, ogni famiglia è chiamata a dare un nome all’impegno del cristiano, affinché egli, fin dai primi anni della fanciullezza, approfondendo la conoscenza di Cristo, imparando ad amare e a seguire il Salvatore, interrogandosi con animo aperto e generoso sulla volontà di Dio, scopra la propria missione e la conduca a compimento con gioia e perseveranza”. Si tratta di un programma apostolico esigente, è vero, ma solo dalla sua messa in atto coraggiosa possono scaturire i frutti di santità e di rinnovamento che tutti auspicate.
3. Dare un nome all’impegno del cristiano significa prendere sul serio la propria vocazione di credente, “proclamare con coraggio e coerenza il nome di Gesù”. Questa è la consegna che vi ho lasciato durante il mio pellegrinaggio apostolico e questa è ancora l’esortazione che adesso vi rinnovo, rallegrandomi con voi per lo zelo con cui vi dedicate all’annuncio e alla testimonianza del Vangelo. Certo, non sono poche le difficoltà, non mancano gli ostacoli e le umane debolezze, ma vi sostenga in ogni circostanza la forza dello Spirito “che dà la vita” (Gv 6, 63). Non dimenticate mai, carissimi fratelli e sorelle, che il Signore “nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione in Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce” (1 Pt 1, 3-4). È in Cristo che si trova il principio sicuro della nostra esistenza: è Cristo la nostra fondamentale e definitiva speranza. Mediante il battesimo siamo stati inviati a proclamare il suo nome con coraggio e coerenza. Per tale ragione il nostro sforzo di conversione al suo Vangelo, messaggio concreto di salvezza per ogni essere umano, deve farsi costante. Nell’itinerario pastorale delle vostre comunità, date sempre la priorità alla preghiera, all’ascolto della Parola di Dio, alla contemplazione, e alla docile obbedienza alla voce dello Spirito Santo. Cresca tra di voi la comunione e la collaborazione, condizioni indispensabili perché il mandato apostolico ricevuto dal divin Redentore possa recare abbondanti frutti spirituali a vantaggio dell’intero popolo di Dio.
4. Sapendo, inoltre, quale rilevanza abbia nella vita e nella missione della Chiesa il problema vocazionale, vi esorto a promuovere con ardore una attenta pastorale giovanile, specialmente fra i numerosi studenti che frequentano l’Ateneo camerte, sede universitaria di grande valore storico. Le molteplici vocazioni particolari nella Chiesa sono doni del Signore. Vanno implorate con l’orazione incessante e fiduciosa, vanno favorite con la coerente testimonianza evangelica. Come ebbi a dirvi nel corso della mia visita dell’anno passato, “le vocazioni nascono e si sviluppano in comunità vive, fervorose e fedeli al Vangelo”. Il Signore renda viva, fervorosa e fedele al Vangelo ciascuna vostra parrocchia e comunità. È l’auspicio che formulo di cuore, implorando a tal fine la materna intercessione della Madre di Dio, venerata in Camerino con il titolo di “Santa Maria in via” e invocata con fede in ogni angolo dell’Arcidiocesi. Vi sia di sostegno anche la benedizione apostolica: benedico volentieri voi qui presenti, le persone che vi sono care, e ogni componente della Comunità diocesana, in modo particolare gli ammalati e quanti soffrono nel corpo e nello spirito.
Il Papa prega per voi. Pregate anche voi per me che vi ricordo e vi amo!
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