DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL 31° STORMO DELL’AERONAUTICA MILITARE ITALIANA
Domenica, 20 settembre 1992
Signor Comandante,
Signori Ufficiali e Sottufficiali del 31° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana,
Carissimi fratelli e sorelle!
1. È una circostanza sempre lieta questa che il Signore, ormai da vari anni, ci offre, di poterci incontrare, perché il Papa saluti i membri del 31 Stormo, che lo assistono nei suoi spostamenti aerei, e perché gli Avieri possano a loro volta essergli presentati in una forma più solenne, anche se pur sempre familiare. Ringrazio il Signor Comandante per le parole che mi ha rivolto a nome di tutti, esprimendo pensieri e sentimenti che ho apprezzato.
2. Carissimi, volgendo lo sguardo all’anno pastorale trascorso, provo un vivo sentimento di gratitudine verso il Signore per le numerose Visite apostoliche che mi ha concesso di compiere. Esse si sono svolte in modo ineccepibile grazie anche al contributo specifico del vostro servizio, adempiuto ogni volta con encomiabile impegno e scrupolosa precisione. Nel mese di luglio, però, il Signore ha permesso che il Papa, per così dire, “atterrasse” in un luogo imprevisto, per uno scalo un po’ speciale nel mondo della sofferenza. Ebbene, cari Avieri, voglio testimoniare a voi, esperti del volo, che il destino dell’uomo spesso s’innalza veramente verso il cielo grazie alla sofferenza. Non intendo la sofferenza in sé stessa, come mero disagio fisico, ma come pista, cammino, percorrendo il quale la persona può spiccare il volo verso l’alto. Allora le ali dell’uomo diventano quelle più vere: la preghiera, il sacrificio, l’offerta di sé. Così soffrì Gesù, nell’ora della sua passione, indicando a tutti con l’esempio il valore della sofferenza accettata in atteggiamento di amorosa donazione. Questo ho voluto confidarvi, perché so che anche per voi e per le vostre famiglie ci sono i momenti della prova. È allora importante, carissimi, imparare da Cristo la “rotta” giusta per attraversare con frutto e dignità queste situazioni.
3. Ed ora, secondo una gradita consuetudine, desidero approfittare di questo incontro per insignire alcuni di voi – a onore loro e di tutto lo Stormo – di particolari onorificenze: siano esse un segno della mia viva riconoscenza e della sincera stima che nutro per voi e per la vostra professione.
A tutti voi e alle vostre famiglie auguro copiosi doni di pace e di serenità, e in pegno di essi vi imparto di cuore la benedizione apostolica.
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