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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELLE
ANTILLE IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 29 gennaio 1994

 

Cari fratelli Vescovi,

1. Sono lieto di dare il benvenuto a voi, membri della Conferenza Episcopale delle Antille, a Roma in occasione della vostra visita “ad limina Apostolorum”.

Provenendo da 24 differenti territori - così diversi per storia, formazione culturale e composizione etnica e così frammentati geograficamente - la vostra Conferenza è essa stessa un chiaro segno dell’universalità della comunione Cattolica. Il mistero dell’unità nella Chiesa permette, attraverso il potere della divina carità, a uomini “di ogni tribù, lingua, popolo e nazione” (Ap 5, 9) di superare le proprie differenze senza distruggerle, poiché essi sono modellati dallo Spirito Santo in un solo corpo (cf. 1 Cor 10,17). Ringrazio il nostro Padre Celeste del fatto che il mistero cresce sempre di più in mezzo a voi.

Durante il mio pontificato, i miei viaggi pastorali mi hanno portato spesso nell’area caraibica per constatare personalmente la fede e l’amore del vostro popolo. Questi sono ricordi che conservo, e prego sempre affinché ai vostri sacerdoti, religiosi e laici “nessun dono di grazia più” manchi “mentre” aspettano “la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Cor 1, 7).

2. La mia visita dello scorso anno in Giamaica è stata per molti versi una continuazione della celebrazione del quinto centenario in cui la Chiesa ha commemorato non principalmente un evento di storia secolare, ma il primo e duraturo annuncio del Vangelo nell’emisfero occidentale. Infatti, è stato Cristo, il suo Signore, e le opere della sua grazia che la Chiesa ha celebrato e per questo l’intera Chiesa nel Nuovo Mondo è chiamata a conferire nuovo vigore per un rinnovato annuncio della Parola di Dio nelle Americhe.

Nella vostra lettera pastorale Evangelizzazione per rinnovare i Caraibi avete esortato i fedeli a donarsi generosamente alla Nuova Evangelizzazione, cosicché la società possa sbocciare in una civiltà d’amore (cf. Episcoporum Antillarum, Epistula Pastoralis «Evangelization for a New Caribbean», 10-12). Ciò è possibile poiché la Buona Novella “rinnova continuamente la vita e la cultura dell’uomo decaduto, combatte e rimuove gli errori e i mali, derivanti dalla sempre minacciosa seduzione del peccato . . . continuamente purifica ed eleva la moralità dei popoli . . . feconda come dall’interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità dello spirito e le doti di ciascun popolo” (Gaudium et spes, 58). Il contesto sociale in cui voi sostenete il popolo di Dio, così pieno di sfide e di enormi difficoltà, non deve mai portarvi a perdere fiducia nel potere del Vangelo di lenire e di ispirare giustizia e santità autentiche.

3. Il ruolo delle famiglie forti e unite nel generare una cultura di solidarietà è insostituibile. A Kingston, l’estate scorsa, non ho potuto fare a meno di parlare dell’importanza della famiglia. Ho sottolineato che in un contesto in cui forme sistematiche di sfruttamento, quali lo schiavismo, hanno contribuito a produrre comportamenti di irresponsabilità sessuale, le mogli e i mariti cristiani hanno il dovere pressante di dissipare l’oscurità del peccato e dell’egoismo attraverso la reciproca e duratura fedeltà e l’impegno verso i bambini nati dalla loro unione (cf. Giovanni Paolo II, Concelebrazione eucaristica nello stadio nazionale di Kingston in Giamaica, 10 agosto 1993: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVI, 2 (1993) 413 s.). In tal modo, essi testimoniano la verità secondo la quale è solo attraverso un sincero dono di sé che una persona può trovare se stessa (cf. Gaudium et spes, 24).

Nel matrimonio gli sposi fanno dono di sé secondo la natura della propria identità sessuale. Come moglie e madre, la donna manifesta e sviluppa la sua femminilità in una profonda comunione d’amore con il marito e allevando i figli che fin dal primo momento della propria esistenza assorbono le sue energie spirituali e fisiche (cf. Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, 18,29-30). Il marito realizza e perfeziona la sua mascolinità offrendo tutto ciò che è e tutto ciò che ha alla moglie e ai figli e adempiendo generosamente alla responsabilità di assicurare il loro benessere (cf. Eiusdem, Familiaris consortio, 25). Quando così tante voci conducono le persone a una errata interpretazione di quello che sono e in cosa consiste la loro felicità, è più che mai importante che noi Pastori predichiamo la verità: l’autentico criterio del successo di una coppia e la via per la sua piena realizzazione dipendono dalla misura in cui essi assicurano il benessere spirituale e materiale a se stessi e ai loro figli.

Il vostro impegno verso l’annuncio di queste e di altre verità che formano l’insegnamento della Chiesa circa la famiglia è una risposta indispensabile alla crisi che colpisce la vita familiare nelle Antille. Il numero di bambini nati al di fuori del matrimonio, la pratica sempre più diffusa dell’aborto e l’aumento dei divorzi sono segni preoccupanti delle difficoltà che bisogna affrontare. Questi gravi problemi vengono ancor più acuiti dalla disoccupazione, dal dilagare della tossicodipendenza e dalla diffusione di una morale basata sul materialismo e sull’egocentrismo. Facendo della catechesi e della formazione alla vita familiare una priorità di tutto il programma pastorale e un punto costante di riferimento nell’attività di tutte le parrocchie, voi e i vostri collaboratori rinvigorirete la cellula fondamentale della comunità cristiana e dell’intera società nei Caraibi. Confido nel fatto che riterrete il Catechismo della Chiesa Cattolica uno strumento provvidenziale per una evangelizzazione e un rinnovamento ecclesiale più profondi. Una solida educazione nella fede offrirà, allo stesso modo, ai fedeli quell’aiuto così necessario per affrontare l’urgente sfida lanciata dalla proliferazione delle sette e dei nuovi movimenti religiosi.

Il rinnovamento della famiglia porta necessariamente al rafforzamento di molti altri elementi di vita ecclesiale. Può esserci un autentico progresso nel ripristinare l’integrità del matrimonio cristiano, un mistero di amorevole comunione, se gli sposi e i figli non condividono il mistero della comunione trinitaria attraverso la Santa Eucaristia? Il fatto che a volte la partecipazione alla liturgia sia scarsa non è al tempo stesso causa ed effetto di un’instabile vita familiare? Se la “chiesa domestica” è in crisi, a molti membri della Chiesa locale non mancheranno forse quei requisiti che rendono la sacra liturgia in grado di “ottenere questa piena efficacia” (Sacrosanctum Concilium, 11)?

4. La formazione alla vita cristiana è necessaria a ogni stadio, ma la Chiesa rivolge un’attenzione particolare ai bambini e agli adolescenti, soprattutto nelle sue scuole. Le scuole cattoliche nei Caraibi sono tenute in grande considerazione e io incoraggio i vostri sforzi per sostenerle e migliorarle. Affinché queste scuole realizzino al massimo proprie potenzialità per il servizio ecclesiale, è importante che l’istruzione religiosa rivesta un ruolo di primo piano nel corso di studi. Il messaggio di Cristo è la chiave per la crescita dello studente in maturità e in virtù, che a sua volta è la condizione necessaria per il suo progresso nell’apprendimento. La luce del Vangelo offre ai vostri giovani la forza di impegnarsi al servizio del bene comune, e infonde in essi il coraggio di affrontare anche le fasi di crisi economica e sociale con serena speranza.

5. I vostri resoconti nella preparazione di questa visita parlano con caloroso apprezzamento dei numerosi e generosi sacerdoti che sono vostri collaboratori nel ministero volto a insegnare, santificare e governare quella porzione del Popolo di Dio affidato alla vostra cura pastorale (cf. CIC, can. 369). Mi unisco a voi nel ringraziare Gesù Cristo, l’Eterno Sommo Sacerdote, per questi degni “amministratori dei misteri di Dio” (1 Cor 4, 1). Qualsiasi cosa facciate per incoraggiarli, sostenerli e aiutarli nella loro fedeltà è una stupenda forma di carità verso di essi e verso la Chiesa. L’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, che è frutto della ricca eredità del Sinodo dei Vescovi del 1990, esorta i Vescovi a promuovere un programma ben organizzato di formazione permanente, essenziale se i sacerdoti devono mantenere e consolidare la loro efficacia e il loro zelo (cf. Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, nn. 78 e 79). Le opportunità per una formazione permanente sono particolarmente necessarie quando si scoprono delle lacune nell’educazione ricevuta nei seminari, sia nella pratica di un’autentica spiritualità sacerdotale sia in altri aspetti della vita sacerdotale. L’obiettivo di ogni sacerdote deve essere sempre di “ravvivare il dono di Dio che è in lui” (2 Tm 1, 6), in particolar modo rafforzando lo spirito di amorevole servizio, la semplicità di vita, la fedeltà al celibato e l’ubbidienza al Vescovo.

6. I vostri resoconti indicano anche che vi state adoperando per migliorare il Seminario Maggiore Regionale a Port-of-Spain, così come per riesaminare un gran numero di altre questioni relative alla formazione sacerdotale. Rimangono alcune difficili questioni, ma sono sicuro che la vostra cooperazione fraterna e il vostro senso di responsabilità condivisa vi porteranno ad anteporre il vero bene della Chiesa agli interessi particolari. Dato che i docenti di un seminario devono distinguersi non solo per il loro insegnamento ma anche per il loro esempio sacerdotale, richiamo la vostra attenzione sulle Direttive sulla Preparazione degli Educatori nei Seminari, pubblicate poco tempo fa dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica. Questo testo vi risulterà sicuramente utile. Il rinnovamento dell’educazione ricevuta in seminario, unitamente a un’adeguata formazione pre-seminariale e a un intenso programma di selezione in ogni diocesi, contribuirà ad assicurare che i fedeli abbiano “pastori secondo il mio (del Signore) cuore” (Ger 3, 15).

7. Vi chiedo in modo particolare di portare fino alle Antille i miei saluti ai religiosi e alle religiose in missione nella vigna del Signore. Il loro contributo alla vita della Chiesa nei Caraibi è una gloriosa pagina della storia. I Padri del Concilio Vaticano II ci ricordano che l’origine di innumerevoli opere buone compiute dai religiosi è la loro consacrazione a Cristo. Imitando la sua castità, la sua povertà e la sua ubbidienza, e “animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori, (i religiosi) sempre più vivano per Cristo e per il suo corpo che è la Chiesa” (Perfectae caritatis, 1). Il sostegno e i consigli che offrite ai membri delle vostre comunità ecclesiali, specialmente con la vostra vicinanza e mediante i contatti con la Conferenza regionale dei Superiori maggiori, sono fondamentali per aiutarli a restare fedeli a un’autentica visione del Concilio.

Cari fratelli, la vostra visita ad limina è un momento prezioso per esprimere e per approfondire la nostra comunione ecclesiale, in una salda unione di cuore e di anima (cf. At 4, 32). Prego affinché, grazie al vostro pellegrinaggio presso le tombe dei Santi Apostoli, la carità soprannaturale che vi unisce al Vescovo di Roma e che ci unisce a Pietro e agli altri Apostoli, divenga ancora più viva. In ogni cosa, un Vescovo è ministro della comunione, servitore della partecipazione del suo popolo alla vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Chiedo al Signore di unire ancora più saldamente nell’amore i vostri sacerdoti, i vostri religiosi e religiose così come i vostri fedeli laici grazie al vostro ministero e, in questi giorni vicini alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, prego affinché le vostre numerose iniziative ecumeniche portino abbondanti frutti. Affidando voi e tutti i membri delle Chiese locali nelle Antille alla tenera protezione della Madre di Dio, vi imparto di tutto cuore la mia benedizione apostolica.

 

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